Il vittimismo ipocrita dei giornali

di Tommaso Merlo

I giornali stanno cambiando strategia. Da carnefici a vittime. Un classico dei codardi che fanno gli sbruffoni arroganti, ma al momento buono piagnucolano clemenza.

Il momento buono è la riforma dell’editoria del Movimento 5 Stelle. Il culmine di una guerra latente che dura da anni. I giornali odiano il Movimento da quando è nato, da quando per primo ha denunciato i milioni di soldi pubblici che i giornali s’intascavano non per produrre informazione, ma per fare da palo alla vecchia politica.

Un vero e proprio scambio sulla pelle della povera gente, che veniva derubata due volte: la prima in soldi sonanti, la seconda in qualità dell’informazione, trasformata da diritto democratico a manipolazione a fini politici. Stesso rapporto malato che i giornali hanno costruito con le lobby, come emerso platealmente grazie alla tragedia del ponte genovese.

Le lobby delle autostrade pagano i giornali, che in cambio non ficcano il naso nei loro affari e tranquillizzano gli automobilisti sulla sicurezza e sulla convenienza della rete autostradale italiana. Il tutto a spese della gente che per anni si è svenata a pagare i pedaggi più cari d’Europa e in cambio è finita “sotto i ponti”.

Un vero e proprio sistema mafioso, che la casta giornalistica avrebbe denunciato per prima, se fosse stata onesta e in buona fede. Ed invece ne ha approfittato in silenzio per decenni, prostituendosi al migliore offerente. I boss sono entrati nelle proprietà dei giornali o hanno investito in pubblicità, per garantirsi giornalisti pronti a chiudere occhi ed orecchie sulle loro magagne e scagliarsi contro quelle del boss nemico.

Una mafia di cui il Movimento 5 Stelle è stato vittima per anni, perché invece di cedere a quel sistema criminale lo ha denunciato e si è sempre battuto per una vera libertà di stampa. Durante i primi anni, i giornali hanno infamato il Movimento 5 Stelle per impedire che crescesse nel paese. Quando poi il Movimento è giunto al potere nonostante tutto, i giornali al soldo del vecchio regime e delle lobby, hanno tentato un vile sabotaggio. Hanno bastonato duramente il governo gialloverde fin dal primo giorno, nella speranza che cadesse e litigasse.

Lo hanno fatto col loro stile, confezionando a tavolino una serie quotidiana di balle sempre più spudorate e squallide. Segno di disperazione. Di debolezza. Come per le caste politiche del vecchio regime, anche per quella dei giornali, del resto, la credibilità è tutto. Senza credibilità le loro parole sono vuote o addirittura controproducenti. Ed infatti il governo tiene, l’opinione pubblica è soddisfatta e l’unica cosa che cala sono le copie che riescono a vendere i giornalai e il loro peso nella società.

E se non bastasse, quel nemico giurato a 5 Stelle ha addirittura le deleghe all’editoria e sta portando in porto una riforma che rischia di far saltare in aria il meccanismo mafioso che lega giornali, politica e lobby che si credeva eterno. Il tempo passa, il governo corre ed ecco il cambio di strategia. Da carnefici a vittime. Mani dietro la schiena, testa bassa e giù a piagnucolare, accusando il governo di voler mettergli il bavaglio ed intaccare la libertà d’informazione, perché non accetta le critiche di una stampa che sta facendo onestamente il suo lavoro. Un’ipocrisia tale da sconfinare nel grottesco!

Articolo di Tommaso Merlo

Rivisto da Conoscenzealconfine.it

Fonte: https://infosannio.wordpress.com

LA REALTà MEDIATA
L'influenza dei mass media tra persuasione e costruzione sociale della realtà
di Enrico Cheli

La Realtà Mediata

L'influenza dei mass media tra persuasione e costruzione sociale della realtà

di Enrico Cheli

L'influenza sociale dei mass media è una delle questioni più rilevanti della nostra èra. Da anni studiosi di varia estrazione disciplinare si Confrontano su questo tema dai due classici versanti degli apocalittici e degli integrati. I primi vedono nei media soltanto manipolazione, persuasione occulta, distorsione della realtà; i secondi ci rassicurano che non c'è niente da temere e che viviamo nel migliore mondo possibile. Ma, al di là di questi estremi ormai demodé, come si presenta realisticamente la situazione?

Superato lo stadio iniziale degli effetti massicci e indifferenziati (anni '20-'30) e quello intermedio degli effetti selettivi e limitati (anni '40-'60) la communication science tende oggi ad assumere una prospettiva di lungo periodo e a considerare i media primariamente come agenti del processo di costruzione sociale della realtà.

Gran parte di ciò che sappiamo su quanto avviene nel mondo ci proviene dai media, come pure da essi traiamo le informazioni sul clima d'opinione riguardante eventi, personaggi, questioni della scena pubblica. Al contempo i media investono anche la sfera privata, influenzando le credenze, i valori, i modelli di comportamento che orientano la nostra vita quotidiana, in un processo di "coltivazione" che inizia fin da bambini.

La lettura di questo libro può aiutarci a saperne un po' di più su questi grandi diffusori di informazione, di opinione e di intrattenimento, a comprendere meglio il ruolo che svolgono nella società e il tipo di conseguenze, positive e negative, che possono produrre a livello individuale, culturale, sociale. Conoscere meglio i nostri interlocutori è il presupposto base per realizzare forme di comunicazione più positive e consapevoli - e a quale interlocutore dedichiamo così tanto tempo come ai media?
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