Elezioni Europee: boom di Farage nei sondaggi, panico a Londra e Bruxelles

I numeri dei sondaggi assumono i connotati del boom per il nuovo “Brexit Party” di Nigel Farage, in vista delle Europee del 23/26 maggio. E gettano nello sconforto i due maggiori partiti britannici – i laburisti di Jeremy Corbyn, ma soprattutto i conservatori della premier-anatra zoppa Theresa May – non senza destare qualche moto di panico a Bruxelles.

Venuto alla luce un paio di mesi fa, con la pretesa post-ideologica di aggirare la tradizionale divisione destra-sinistra, l’ultima creazione dell’euroscetticismo d’oltremanica, Brexit Party, viene indicata adesso – almeno a credere alla rilevazione aggiornata condotta dall’istituto Opinum per conto dell’Observer, il domenicale del progressista Guardianad uno strabiliante 34% di consensi: addirittura più di Labour e Tory messi insieme nel contesto del voto proporzionale e monotematico europeo.

Un voto cui, a rigor di logica, il Regno Unito non avrebbe nemmeno dovuto partecipare, a tre anni dal referendum che nel 2016 decretò l’uscita dall’Ue, ma che la mancata ratifica finora del divorzio a Westminster rende inevitabile. I laburisti scendono invece al 21%, tre punti in meno di 5 anni fa e sugli stessi livelli delle elezioni del 2009 per il rinnovo dei 73 seggi britannici di Strasburgo. Mentre a fare impressione è il tracollo all’11% del Partito Conservatore, più che dimezzato rispetto al 2014 e scavalcato persino dai Liberaldemocratici, gli europeisti più bellicosi in questa fase.

Uno tsunami che dovrebbe spingere Labour e governo ad accelerare verso quel problematico accordo di compromesso su una Brexit soft, in grado se non altro d’allontanare i contraccolpi di quello che il ministro dell’Istruzione, Damian Hinds, riconosce oggi come un “voto di protesta” potenzialmente catastrofico. Ma che incoraggia intanto i falchi Tory dissidenti a riproporre richieste ultimative di dimissioni alla May: chiamata a offrire sul piatto una data precisa.

Neppure per il frammentato fronte dei partiti pro-Remain ultrà, schierati per un secondo referendum senza le ambiguità attribuite al Labour, va del resto benissimo. Alle buone previsioni sui LibDem corrisponde infatti un discreto 8% dei Verdi, ma pure il deludente 3% accreditato al neonato Change Uk, sodalizio di fuoriusciti centristi ex conservatori ed ex laburisti beniamini dell’establishment liberal. Risultati che, anche a volerli sommare in un’ipotetica quanto spuria grande coalizione anti-Brexit, con quelli dei nazional-secessionisti scozzesi dell’Snp e gallesi di Plaid Cymru, restano una decina di punti al di sotto del solo Brexit Party. A cui peraltro andrebbe aggiunto il 4% residuo che Opinum lascia a destra della destra, al vecchio Ukip rimasto orfano di Farage.

Proprio al richiamo di una sorta di Santa Alleanza eurofila per fermare l’ondata brexiteer di ritorno, s’aggrappa comunque l’ex premier Tony Blair, invitando in un’intervista tutti gli elettori laburisti non in sintonia con gli “equilibrismi” di Corbyn sul referendum bis, a provare a trasformare nei fatti le forze Remain in un cartello. Appello dagli esiti incerti, d’altronde, tanto più che sondaggi paralleli riferiti a un eventuale voto politico nazionale (uninominale e maggioritario secco) non paiono offrire grandi chance a un tale rovesciamento dei giochi. Limitandosi a indebolire i due big, ma stavolta con il Labour primo attorno al 28% e i Tory testa a testa col Brexit Party a cavallo di quota 20. E con i LibDem a un 11% piuttosto sterile, seguiti da tutti gli altri dal 6 in giù.

Fonte: https://www.lastampa.it/2019/05/12/esteri/elezioni-europee-boom-di-farage-nei-sondaggi-panico-a-londra-e-bruxelles-0QIHERVjVvLj5H2e8J0LmL/pagina.html

IL MINOTAURO GLOBALE
America, Europa e il futuro dell'economia globale
di Yanis Varoufakis

Il Minotauro Globale

America, Europa e il futuro dell'economia globale

di Yanis Varoufakis

Chi meglio dell'ex ministro delle finanze del governo greco di Tsipras può mostrarci con grande schiettezza quanto il sistema capitalistico sia oggi assolutamente inadeguato e dannoso per l'economia mondiale?

Il Minotauro globale non è solo un saggio di economia, o di storia dell'economia. E un testo che offre una delle più lucide e chiare visioni dell'Europa, della sua struttura, e dello scenario economico internazionale ad essa inestricabilmente collegato.

Vi troviamo una delle critiche costruttive al capitalismo e all'istituzione europea per come li conosciamo, tra le più originali e limpide.

Se vogliamo capire perché l'Europa si trovi ora ad affrontare alcune delle più gravi crisi della sua storia recente, e se vogliamo farlo con lo sguardo rivolto non solo al passato ma anche al futuro, queste pagine di Varoufakis ce ne presentano l'occasione.

Attraverso la metafora del Minotauro, l'economista greco tiene in vista il filo che unisce l'Europa di oggi all'Europa del mito. Senza questo ricordo non solo difficilmente potremmo capire le crisi, ma nemmeno intravedere dove ci porteranno.

Ne Il Minotauro globale Yanis Varoufakis offre un quadro dello scenario economico globale. L'ex Ministro delle Finanze greco spiega perché il capitalismo debba mutare radicalmente per poter sopravvivere.

In questo saggio, Varoufakis smonta il credo dominante secondo il quale le crisi dell'Eurozona hanno le loro radici nella finanziarizzazione e nella deregolamentazione delle banche.

Egli sostiene invece che esse siano sintomi di una malattia ben più profonda, le cui cause sono riconducibili al grande crack del 1929 e che si è materializzata nel sistema dominato dagli Stati Uniti - quello che Varoufakis chiama appunto il Minotauro globale - rivelando poi come sia possibile reintrodurre un po' di razionalità in ciò che è diventato un ordine economico pernicioso e irrazionale che esige nuovi modi di pensare e politiche radicalmente diverse.

Lettura fondamentale, e al tempo stesso appassionante, per chi vuole capire i meccanismi economici e politici che ci hanno portati fin qua. Edizione aggiornata con nuova introduzione e due nuovi capitoli.

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