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Abbattere e Seppellire Alberi per Fermare il cosiddetto “Cambiamento Climatico”: l’Idea di una Startup sostenuta da Bill Gates

di Christopher Helman

Gli scienziati sostengono che seppellire alberi possa ridurre il riscaldamento globale.

In California, la startup, “Kodama Systems” di Merritt Jenkins sta testando e perfezionando la sua macchina per la raccolta del legname, che pesa 17 tonnellate ed è lunga sette metri e mezzo. I taglialegna usano macchine del genere, chiamate skidder, per prendere tonnellate di alberi tagliati e detriti, e trascinarle fuori dal bosco.

La versione di Kodama è progettata per svolgere questo compito anche di notte, con meno persone, grazie a connessioni satellitari e camere avanzate a lidar (light detection and raging, una tecnologia di telerilevamento che determina la distanza di un oggetto tramite un impulso laser), le stesse utilizzate sulle auto a guida autonoma, per monitorare il lavoro da remoto. Non è facile. “Gli alberi hanno molte texture diverse”, dice Jenkins, 35 anni. “Ogni tre metri il cammino è leggermente diverso”.

Ma tagliare legna nell’oscurità non è la parte più “intrigante” dei programmi di Kodama, che ha raccolto 6,6 milioni di dollari di finanziamenti dalla Breakthrough Energy di Bill Gates e da altri. Dopo avere tagliato gli alberi, Jenkins vuole seppellirli per contribuire a rallentare il cambiamento climatico e raccogliere compensazioni di carbonio che potrà poi vendere (e forse, un giorno, anche crediti d’imposta).

Che cosa fa Kodama Systems

Sì, l’idea convenzionale è quella di piantare alberi per assorbire l’anidride carbonica dall’aria e poi vendere i crediti alle aziende, ai proprietari di jet privati o a chiunque altro abbia bisogno o voglia compensare le sue emissioni. Gli scienziati, però, sostengono che anche seppellirli possa ridurre il riscaldamento globale. Soprattutto nel caso di alberi che finirebbero altrimenti per bruciare o decomporsi, disperdendo nell’aria il carbonio che hanno immagazzinato.

I giganteschi incendi divampati in California nel 2020 hanno evidenziato i rischi per l’aria, le proprietà e la vita posti dalle foreste troppo estese. “I cieli arancioni di San Francisco hanno rappresentato un punto di svolta”, afferma Jimmy Voorhis, head of biomass utilization and policy di Kodama. “Ora queste storie hanno un’eco diversa. L’allarme suona ancora più forte quest’anno, dopo che gli incendi in Canada hanno messo a rischio l’aria di New York, Washington e Chicago”.

Per affrontare il problema, lo Us Forest Service intende tagliare 70 milioni di acri delle foreste occidentali, soprattutto in California, nei prossimi dieci anni. In questo modo estrarrà più di un miliardo di tonnellate di biomassa secca. È consuetudine, dopo un disboscamento del genere, che i tronchi di dimensioni tali da essere di interesse commerciale finiscano alle segherie, mentre il resto viene in gran parte accatastato e bruciato in condizioni controllate. Kodama, invece, vuole seppellire gli avanzi in vasche di terra progettate per mantenere condizioni asciutte e anossiche (cioè senza ossigeno) e proteggere il legno dalla putrefazione o dalla combustione.

Oltre ai fondi raccolti da venture capital, Kodama ha già ricevuto sovvenzioni per 1,1 milioni di dollari dall’agenzia californiana che si occupa degli incendi boschivi e da altre istituzioni. Altri si sono già impegnati ad acquistare i crediti di carbonio legati alle prime 400 tonnellate di alberi seppellite. Sul mercato, quei crediti dovrebbero fruttare 200 dollari a tonnellata. Kodama conta di arrivare ad abbattere e seppellire più di cinquemila tonnellate di alberi all’anno.

Con ragionamenti distorti e pretesti ridicoli questi malati di mente si apprestano a distruggere il pianeta. Prendere coscienza di queste dinamiche e fermarli dovrebbe essere una priorità assoluta… e invece niente… tutti a pensare solo a sé stessi, a riempirsi di ogni vizio e a divertirsi... ma i tempi sono ormai maturi… e ognuno raccoglierà ciò che ha seminato! (nota di conoscenzealconfine).

Articolo di Christopher Helman

Fonte: https://forbes.it/2023/08/04/kodama-systems-startup-abbatte-alberi-salvare-clima/

L'ORTO SENZA FATICA
di Ruth Stout, Gian Carlo Cappello

L'Orto senza Fatica

di Ruth Stout, Gian Carlo Cappello

Questo libro non è solo un manuale di orticoltura, genere inviso alla Stout. È molto, molto di più.

Le domande più comuni di chi inizia a coltivare in maniera naturale trovano qui una risposta: la terra va lavorata e concimata ogni tanto? Quanto si deve irrigare? Che fare se arrivano le lumache? Si possono coltivare grandi appezzamenti con il "Metodo Stout"? Quali materiali si possono usare per una buona pacciamatura? La copertura di materiale vegetale non consuma l'azoto nel terreno? Quando e come va ripristinata la pacciamatura? Come si procede con le semine e le piantagioni in presenza di pacciamatura? Quanto materiale vegetale consuma ogni anno un orto pacciamato?

L'elenco dei quesiti che gli appassionati (e i critici) rivolgono alla Stout trova puntualmente risposte ineccepibili. E talvolta anche irridenti se gli interlocutori si mostrano arroganti.

"Le difficoltà derivano dal cercare di seguire le indicazioni di qualcun altro, obbedendo a delle regole invece di usare il proprio buon senso", chiosa la Stout.

Ruth è una persona simpatica e diventa subito familiare, questo rende più che piacevole lo scorrere delle pagine. È facile vedere in lei la vera precorritrice delle moderne metodologie di coltivazione biologica.

Ma un'altra ragione che mi ha motivato a diffondere in Italia questa pubblicazione è che essa può essere definita indispensabile per coloro che intendano intraprendere con le sole proprie forze il percorso verso una coltivazione veramente secondo Natura, magari per approdare alla Coltivazione Elementare.

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Un commento

  1. Ti prego Dio vieni a prenderti questi esseri senz’anima, infilzali e portali dove si meritano, un posto infernale dove possano ricevere tutto il male che hanno fatto……
    Fallo presto….
    Amen.

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