ZTL, “Città in 15 Minuti” e Riconoscimento Facciale: Prove Tecniche di Esclusione Sociale

Si respira aria di lotta, quasi da guerra civile, nelle periferie di Milano e Roma.

La gente meno accorsata economicamente non ci sta al piano d’esclusione sociale tristemente noto come “acquartieramento”, anche detto “città da quindici minuti”.

In Gran Bretagna la giunta municipale di Oxford ha già approvato la divisione in quattro quartieri della città, ai residenti comuni non è permesso sortire dal proprio rione per più di cento volte l’anno: pena una sanzione di oltre ottanta sterline e, nei casi di reiterazione, sospensione di patente e misure detentive, soprattutto per disoccupati e pensionati sprovvisti di un valido motivo per sortire dalla propria zona.

Il capitalismo fiscale di sorveglianza ha bisogno d’irreggimentare tutti gli umani, di controllarli continuamente: il compito di governi ed organizzazioni sovrannazionali, come vi abbiamo già spiegato, è introdurre l’obbligo alla tracciatura costante del cittadino. Chi eluderà gli obblighi, soprattutto non rispetterà i limiti a spostamenti e movimenti, o per diverse ore al giorno non risulterà tracciabile, assurgerà a criminale cibernetico, a nemico del sistema.

Ecco che governi locali e nazionali approcciano la nuova teoria urbanistica promossa a Davos circa quindici anni fa: acquartieramento o città da quindici minuti. Una teoria che influenza leggi e delibere, dominando buona parte dei progetti infrastrutturali riguardanti il modo in cui si potranno spostare i cittadini dell’Unione Europea: la “Città dei 15 minuti” ha origine in Francia ma subito trova applicazione in Gran Bretagna, ed oggi affascina i sindaci di Roma e Milano.

“Le persone e il loro benessere come primo obiettivo dell’organizzazione urbana”: sostiene ipocritamente Carlos Moreno (urbanista della Sorbona di Parigi che nel 2016 ha inventato la “Città dei 15 minuti” su spinta della giunta parigina). Il progetto in sostanza prevede che il cittadino debba raggiungere tutto l’essenziale a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici entro un quarto d’ora, soprattutto evitare di girovagare per altri quartieri della città.

Nel 2020 il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, complice la pandemia che aveva bloccato ogni spostamento cittadino, ha inserito la “Ville du quart d’heure” al centro della propria campagna di rielezione: promettendo l’acquartieramento ed il blocco dei cittadini nei rispettivi perimetri rionali, perché il movimento ed il lavoro umano sarebbero le prime cause d’inquinamento.

“Il concetto di ‘Città dei 15 minuti’ dovrebbe essere visto come una serie di principi guida – ha spiegato in un’intervista l’urbanista Zaheer Allam dell’Università di Deakin in Australia – che le città possono adattare ed applicare ai propri bisogni e sfide”.

Oltreoceano a Portland, in Oregon, è stato fissato l’obiettivo entro il 2030 di rendere ai residenti raggiungibili i punti necessari alle rispettive esigenze quotidiane, in modo che i cittadini abbiano tutto nel quartiere e vengano privati dei motivi per valicare i confini della propria zona.

Trasformare le città in luoghi in cui si può far tutto in meno di quindici minuti è per certi il modo per combattere l’inquinamento ed il consumo del Pianeta. Ma non tutti la pensano così… Dietro quest’obiettivo “ambientalista” si nasconde il progetto di ghettizzare le comunità escluse dalle scelte di politica finanziaria ed industriale: le classi basse e medie. Insomma isolare per sempre, e nei rispettivi quartieri, i cittadini esclusi dalle scelte politiche locali, nazionali e globali.

Al momento esiste già in Italia il progetto di “città dei 15 minuti”: a Roma nel 2021, il Sindaco Roberto Gualtieri l’aveva inserita nei propri piani di governo locale, e come lui altri sindaci del Partito democratico in accordo con esponenti del Centro-destra e dei 5 Stelle. A Milano e Torino la “città dei 15 minuti” potrebbe decollare prima che a Roma, ma questo richiede senza dubbio la collaborazione del Ministero dell’Interno, che scongiurerebbe che nella periferia possa sfogare l’ira da esclusione sociale.

A favore dell’acquartieramento dei cittadini c’è l’ “Osservatorio nazionale sulla Sharing Mobility”, che ha scritto nel suo report che sessantadue città italiane avrebbero già servizi di condivisione sufficienti a chiudere i cittadini nei rioni di residenza.

A conti fatti l’operazione acquartieramento è partita: le forze di polizia, grazie all’ausilio di telecamere per il riconoscimento facciale, dovrebbero ridurre i cittadini all’idea che sortire dal proprio rione costa caro, multe ed arresti.

Non è dato sapere chi possa spuntarla, ma già si parla di probabile guerriglia urbana, perché i primi a non poter sortire dalla propria zona dovrebbero essere i disoccupati e quelli in perenne ricerca di lavoro. Insomma, l’Europa ha imboccato la via della società “ecologica” ed “esclusiva”: se hai soldi ed incarichi ti puoi muovere, diversamente resti in gabbia.

Nuova ZTL di Roma: il Blocco della Delibera e il Dato Oggettivo che Non sono stati Rimossi i cartelli Stradali

Verso le 19,30 di Mercoledì 10 maggio 2023 alcuni consiglieri d’opposizione, tra cui il capogruppo della Lega al Comune di Roma, Fabrizio Santori, hanno dichiarato ai cittadini in protesta che “il provvedimento è stato bloccato, che si dovrà riscrivere la delibera sulle zone a traffico limitato”. Intanto però sono stati montati i cartelli stradali che delimitano la nuova ZTL di Roma, e collimano con tutte le zone d’accesso alla città, delimitando un perimetro grande quanto il Gra (grande raccordo anulare).

La Pekoranera ha effettuato un sondaggio sul campo, domandando a magistrati, avvocati ed agenti di polizia quanto valgano quei cartelli e se il cittadino possa continuare a circolare tranquillo, fidandosi delle parole di Fabrizio Santori. Ridacchiando un avvocato ha affermato: “allora se una pattuglia ti ferma sotto il cartello e ti eleva contravvenzione andrai da Santori a farti sollevare dal pagare?”.

Perentorio un giudice di pace:la sanzione per violazione della Ztl è edittale e vale da anni, ed a Roma le Zone a traffico limitato sono state deliberate più di vent’anni fa: quindi, se una pattuglia della polizia locale dovesse contravvenzionare un cittadino fermato in prossimità dei nuovi cartelli, farebbe il proprio dovere, ed all’automobilista non rimarrebbe che opporsi legalmente alla sanzione; io consiglio di pagare la multa e di non fidarsi delle parole dei consiglieri comunali, in alternativa evitare di circolare attendendo il giorno in cui il Comune di Roma ordinerà la rimozione dei cartelli”.

Uno storico maresciallo della municipale di Roma dimostra antica saggezza: “sono entrato nei Vigili urbani di Roma che c’erano ancora gli allievi del comandante Francesco Andreotti, fratello del politico Giulio, era ancora la Roma del ‘volemose bene’, delle giunte Nicola Signorello, Clelio Darida e Pietro Giubilo: mi hanno insegnato la tolleranza ed il dialogo. Detto questo siamo a Roma, il vigile può non accorgersi della categoria euro del veicolo, ma a telecamere e computer non sfugge nulla, poi questa è anche la città dei precisini alla Furio. Ergo, se l’automobilista dovesse essere fermato da una pattuglia sotto i nuovi cartelli Ztl, l’agente accertatore non bada alle parole dette da consiglieri ed associazioni di cittadini, quindi sanziona attenendosi al cartello di divieto. Al cittadino non rimane che tentare legalmente di opporsi. Finché il Comune non rimuove i cartelli la sanzione più essere elevata“.

Nel frattempo alcuni gruppi capitolini hanno chiesto un consiglio straordinario sul tema, visto che l’Assemblea non è stata coinvolta nella discussione di questi provvedimenti. Di fronte alla sollevazione popolare (che non ha certo valore legale) il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha aperto un tavolo tecnico di confronto che coinvolge i quindici presidenti di municipio.

“Stiamo lavorando h24 e ho scritto anche al presidente della Regione Lazio Rocca per rivedere la delibera. Non voglio anticipare i risultati di questa revisione”, ha detto il sindaco ai microfoni di Omnibus.

In parole povere, fintanto che i cartelli sono a presidiare le nuove ZTL nemmeno il Padre Eterno può garantire ai romani che non ci saranno sanzioni. Del resto l’Italia è il Paese delle infinite norme che dormono, non per questo si tratta di leggi, leggine e norme inattive: quando un pubblico funzionario le desta, hanno il loro peso e valore.

Rivisto da Conoscenzealconfine.it

Fonte: www.lapekoranera.it

Un commento

  1. Questi qui non hanno capito che con le telecamere che riconoscono facce e targhe nn ci sara’ piu’ nessuna possibilità ; i vigili e le “pattuglie ” non saranno piu’ necessarie e nuovamente con la scusa della co2 staranno a casa pure loro ….e sveglia…..

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