Trieste, Crocevia di Intrighi Internazionali

di Paolo Spiga

Come mai è totalmente calato il sipario sulle misteriose e, soprattutto, altamente rischiose attività del Biolaboratorio di Trieste?

La “Voce” puntò i riflettori su quelle ricerche avvolte nel più completo segreto esattamente due anni fa, ad agosto 2022. Si scatenò un dibattito cittadino, diverse associazioni pacifiste scesero sul piede di guerra, vennero organizzate alcune manifestazioni di protesta. Poi, man mano, il silenzio, una calma piatta che non rassicura affatto.

Pochi mesi dopo altre bagarre per un biolaboratorio simile a Pesaro, addirittura con l’ok del sindaco PD. I cittadini reclamano spiegazioni, protestano, ne chiedono la chiusura (così come era successo a Trieste) ma niente. Tutto prosegue nella più perfetta tranquillità, come se nulla fosse.

Nessuna notizia, una letterale cortina fumogena che oscura completamente “l’informazione”, quella poca rimasta ormai come merce rara, praticamente ‘introvabile’ in Italia. Paese dove pascolano liberamente e abbondantemente eserciti di bufale, gossip e colossali fake news.

Adesso Trieste torna alla ribalta, per via di un summit, altrettanto misterioso e coperto da una “scientifica” cortina di silenzio, sul bollente scenario geopolitico e le nuove strategie che Usa e NATO stanno mettendo in campo per dare una “sterzata vincente” al conflitto, soprattutto quello ucraino, ma certo non solo.

Inquietante il parterre di chi lo ha appena organizzato: non solo NATO (nelle cui ovattate stanze proprio in questi giorni è in atto il passaggio di consegne per la poltrona di Segretario generale tra il norvegese Jens Stoltenberg e l’ex premier olandese Mark Rutte), ma anche lo strategico “Atlantic Council”, alcuni vertici delle forze armate di casa nostra e perfino alcuni massoni, non si sa bene a quale titolo e con quale ruolo (osservatori o che?).

Il tema al centro del recentissimo dibattito triestino è, per la precisione, “La militarizzazione del porto di Trieste”. Da far venire i brividi lungo la schiena.

Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo da due anni fa. In un battibaleno, tra maggio e giugno 2022, ecco il blitz, all’insaputa di tutti e nella più totale riservatezza politico-militare.

Viene infatti raggiunto un accordo tra il nostro governo e un fantomatico “Centro internazionale per l’ingegneria genetica e le biotecnologie” (ICGEI) per attivare a Trieste un “Centro”, che va a far compagnia ad un’altra sessantina sparsi per il mondo, i più significativi e New Delhi e Città del Capo. I finanziamenti, per tali attività, vengono stanziati – guarda caso – dalla onnipresente “Bill & Melinda Gates Foundation”, da “The New England Biolab Inc.” e da “Genethon”.

Della prima, controllata dal fondatore di Microsoft, abbiamo scritto decine e decine di volte, per le sue acrobatiche performance in mezzo mondo: dai fondi serviti per il lancio, nel 2010, della allora piccola strat up “Moderna”, in un decennio diventata, con “Pfizer”, la regina del vaccino anti-Covid; alle ingentissime donazioni-finanziamenti a favore della sempre più strategica e invasiva Organizzazione Mondiale della Sanità, che hanno proiettato la Gates Foundation addirittura al secondo posto a livello internazionale, solo dietro gli Stati Uniti.

Torniamo al progetto ICGEI per il capoluogo giuliano. Quell’accordo è diventato subito legge, la numero 66 del 19 maggio 2022, che contiene una serie di norme davvero ai confini della realtà e, secondo non pochi, del tutto anticostituzionali.

Partiamo dall’articolo 7 che così sentenzia: Il Centro è inviolabile e i suoi beni godono di immunità di giurisdizione”. Un ottimo inizio. Al comma 3, viene inderogabilmente stabilito: “Nessun funzionario del governo o chiunque esercitante una funzione pubblica sul territorio della Repubblica italiana può entrare nella sede del Centro, senza il consenso del Direttore e alle condizioni approvate dalla Direzione”. Un inviolabile Moloch.

Il Mega Direttore generale, tanto per saperlo subito, è un britannico, Lawrence Banks, microbiologo di Leeds. Trapelano solo alcuni tra i temi-base delle ricerche effettuate nel Centro triestino: controllo dell’espressione genica; replicazione del DNA; elaborazione dell’RNA: studi su HIV, HPV, rotavirus; immunologia nucleare; terapia genica umana…”. Ma anche temi più terra terra come “biomedicina, biofarmaci, pesticidi,  biocarburanti“, tanto per gettare un po’ di fumo negli occhi.

In buona sostanza, ricerca più ricerca meno, tutto quello che veniva effettuato, fino a dicembre 2019 in totale “tranquillità”, nel famigerato laboratorio di Wuhan dal quale era “fuggito” il Coronavirus; e quelle ricerche dell’Istituto cinese di Virologia sono state finanziate dagli USA, per la precisione dall’altrettanto famigerato “National Institute for Allergy and Infectiouse Deseases” (NIAID) guidato ininterrottamente per 40 anni tondi (1982-2022) dal Super Virologo che ha affiancato ben 7 presidenti Usa, Anthony Fauci, oggi sotto inchiesta – per quella fuga “criminale” e per i fondi stanziati – a causa delle inchieste avviate da due procuratori a stelle e strisce (della Louisiana e del Missouri) e da una Commissione sul Covid istituita dal Congresso Usa.

Quindi, nella nostra Italia, dopo quel popò che è successo a Wuhan più di due anni prima, ci azzardiamo a piazzare un Centro del genere? Senza alcun controllo? Senza che alcuno possa ficcarvi il naso? Fuori da ogni giurisdizione, quindi al di sopra di ogni legge?

Ah, dimenticavamo l’ultima chicca. Lo conoscete un altro gentile cadeau che il nostro Governo – sempre nella “merda” sul fronte dell’evasione fiscale – ha pensato bene di elargire al Centro finanziato da quei colossi della finanza? Bene: non paga tasse, per legge è esentato da ogni obbligo fiscale. Incredibile ma vero.

Abbiamo cercato news, ultime notizie, novità in rete, se ci sono proteste, se qualcuno in Parlamento ha alzato un mignolo per dire qualcosa. Niente, zero assoluto. Tutti d’amore e d’accordo, maggioranza e opposizione, per occultare, nascondere, negare ai cittadini anche lo straccio di una notizia. Vergogna.

Per questo motivo non ci resta che invitarvi a rileggere il pezzo messo in rete dalla Voce esattamente due anni fa, il 26 agosto 2022, ed anche l’articolo pubblicato il 20 marzo 2023.

Eccoci, infinte, al fresco summit in perfetto stile militare per preparare Trieste al futuro scontro mondiale.

I protagonisti, a quanto pare, hanno affrontato, tra gli altri, un tema da non poco: vale a dire l’alternativa a quella terrificante “Via della Seta” che avrebbe favorito le mire degli odiati cinesi e dei paesi uniti nell’asse del “male”, vale a dire i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), in forte e molto pericolosa espansione, sia sotto il profilo numerico (le nuove adesioni) che della sua influenza politica, economica e commerciale.

Ecco invece una bella idea nuova di zecca: la “Via del Cotone”, che raccoglie già l’ok di Stati Uniti, of course, della sempre scodinzolante Unione Europea, guarda caso di Israele e ri-guarda caso anche di Arabia Saudita ed Emirati Arabi, i gendarmi del Golfo.

Il progetto prevede la creazione di due maxi infrastrutture, una ferroviaria e l’altra portuale. I colossali finanziamenti? No problem: ci sono a totale disposizione due veri pozzi di San Patrizio: il “Global Infrastructure and Investment” creato dal G7 nel 2002 e il “Global Gateway” griffato UE.

Per maggiori ragguagli, vi proponiamo la lettura di un dettagliato intervento firmato da Lorenzo Maria Pacini, professore associato in Filosofia politica e Geopolitica alla “Uni Dolomiti” di Belluno, esperto in Analisi strategica, Intelligence e Relazioni internazionali nonché collaboratore della autorevole “Strategic Culture Foundation”. Il pezzo è pubblicato sia sul sito della Fondazione che, il 22 agosto, “Come don Chisciotte”, ha titolato: Cosa diavolo sta succedendo a Trieste?

Articolo di Paolo Spiga

Fonte: https://www.lavocedellevoci.it/2024/08/25/trieste-crocevia-di-intrighi-internazionali/

FIORI DI BACH - TOPOGRAFIA DELLE ZONE CUTANEE SECONDO KRäMER

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Fiori di Bach - Topografia delle Zone Cutanee Secondo Krämer

Manualetto a colori per l'applicazione locale cutanea dei Fiori di Bach secondo Krämer.

A seconda della zona cutanea che presenta il problema si associa il fiore da usare per trattare la zona esternamente.

I colori ne facilitano l'utilizzo.

L'uso dell'applicazione locale delle essenze apportato da Krämer va considerato come un grandissimo contributo alla floriterapia di Bach.

Secondo uno studio, basato sull'osservazione intuitiva, contenuto nel secondo volume de "I fiori di Bach", scritto dal noto ricercatore tedesco, applicando uno specifico rimedio di Bach da lui sperimentato, si arriva a risolvere qualsiasi sintomo fisico - e non solo - sulla parte del corpo interessata.

Caratteristiche:

  • Formato A3 (A4 chiuso)
  • Carta 250gr. patinata plastificata
  • Design chiaro e intuitivo
  • Manualetto di 6 pagine rilegato con punto metallico

Le mappe contenute nel manualetto rappresentano uno strumento pratico per l'applicazione locale delle essenze floreali secondo il metodo proposto da Dietmar Krämer, noto ricercatore tedesco.

È pensata per guidare l'utilizzatore nella scelta del fiore di Bach più adatto in base alla zona cutanea interessata dal problema, favorendo un trattamento mirato ed efficace.

Attraverso l'utilizzo di una chiara suddivisione cromatica, la mappa facilita l'identificazione del fiore associato a specifiche aree del corpo, rendendo l'applicazione semplice e intuitiva anche per chi si avvicina per la prima volta alla floriterapia.

Krämer ha introdotto l'idea di un utilizzo locale delle essenze, ampliando le possibilità offerte dai Fiori di Bach e aprendo nuove prospettive nel loro impiego.

L'intuizione di Krämer rappresenta un contributo fondamentale alla pratica della floriterapia.

Il suo approccio, basato su studi dettagliati e una profonda conoscenza del legame tra corpo e mente, ha permesso di integrare l'applicazione locale delle essenze come supporto al trattamento tradizionale.

"Fiori di Bach - Topografia delle Zone Cutanee Secondo Krämer" è un valido supporto per chi desidera integrare la floriterapia di Bach nella propria pratica quotidiana, con l'ottica di migliorare la salute e il benessere generale.

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