Le reti social ci rendono stupidi

Vittorino Andreoli, psichiatra, scrittore, già Direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona, racconta di sé, del suo mestiere e della società, in una lunga intervista rilasciata a Il Giornale.
Reduce dall’uscita del suo ultimo romanzo “Il silenzio delle pietre” (Rizzoli), Andreoli racconta la scelta della trama distopica e della solitudine di cui l’uomo avrebbe bisogno.
“Siamo intossicati da rumori, parole, messaggi e tutto ciò che occupa la nostra mente nella fase percettiva. Il bisogno di solitudine è una condizione in cui poter pensare ancora. Oggi sono morte le ideologie, è morta la fantasia. Siamo solamente dei recettori. Ho proiettato il libro nel 2028, un giochetto per poter esagerare certe condizioni. Io immagino che ci sia un acuirsi della condizione di oggi, per cui noi siamo solo in balia di un empirismo pauroso, dove facciamo le cose subito, senza pensarci”

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