Alla ricerca di un immaginario positivo in un’Italia depressa

La storia ci insegna che il nostro Paese è sopravvissuto riadattando di epoca in epoca la propria estetica immaginativa. È giunto il momento per un immaginario collettivo positivo, che non irrigidisca paure, arroccamenti, chiusure.
Un Paese chiuso e rancoroso: è questa l’immagine dell’Italia che viene fuori dalle ricerche di Censis e Conad. Il risentimento, l’invidia nei confronti dell’altro si espande tra i social network e nei diversi anfratti della vita quotidiana. L’altro, spesso lo straniero, diventa oggetto di odio ingiustificato: ci si sfoga prendendosela con chi è più in basso di noi nella scala sociale.
E ciò accade perché il problema principale del nostro Paese è l’ascensore sociale bloccato. Se nasci povero muori povero. La percezione dei cittadini è che l’aiuto politico, la conoscenza, provenire da una famiglia ricca, aiuti molto di più nella vita che rimboccarsi le maniche e studiare. Dallo stereotipo, alla realtà…

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Esiste una forza invisibile che collega le anime simili

di Sergio T. – HTM
Stiamo vivendo tempi veramente difficili, siamo continuamente “bombardati” da brutte notizie. Basta accendere la TV o leggere qualche quotidiano per rendersene conto.
Basta guardarsi in giro, anche quando incrociamo le persone mentre passeggiamo, travolte dai loro problemi, gli sguardi cupi senza sorriso, le paure di ogni genere, da quella economica a quella per la sicurezza, per l’incertezza del futuro ecc…
La maggior parte delle persone, di cui comunque faccio parte anch’io, vive una situazione di sfiducia e paura, così facendo se potessimo vedere l’energia che si produce, la potrei paragonare ad una nuvola scura che tutto avvolge…

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