Sabino Cassese stronca il Governo: “Decreto Rilancio? Chi lo ha scritto non conosce il diritto”

Un’estrema sintesi del “Decreto Rilancio” varato dal governo? Mille commi, 111 mila parole, 620 rimandi ad altre leggi e 103 rimandi ad altri provvedimenti attuativi. E nella sostanza? Praticamente nulla…

Non siamo noi a dirlo, ci mancherebbe altro, ma il giudice emerito della Corte di Cassazione, Sabino Cassese, il quale esprime un giudizio per niente morbido nei confronti dell’ultimo parto del governo Conte: “Chi lo ha scritto – dice al Sole 24 Orenon conosceva il diritto, la logica e il buon senso”. Nei 1051 commi del Decretone Rilancio si può trovare di tutto: numeri da record, che fanno impallidire anche la Finanziaria del 2007, che si era fermata a 217 articoli.

Questo “corpaccione” ha già fatto sobbalzare più di un giurista e numerosi esperti delle tecniche…

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Sabino Cassese: “La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo non sono legittimi”

Intervista di Paolo Armaroli a Sabino Cassese
Intervista al giudice emerito della Corte Costituzionale: “Da palazzo Chigi continuano ad arrivare norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme”.
Colloquio con piacere con il professor Sabino Cassese. Ma più che una intervista è un dialogo su tematiche molto delicate che l’emergenza Coronavirus ha evidenziato.
Caro Sabino, se siamo in guerra, sia pure anomala, allora vale quanto meno per analogia l’articolo 78 della Costituzione: le Camere conferiscono al governo i poteri necessari. E non, si badi, i pieni poteri. È così?
“Nell’interpretazione della Costituzione non si può giocare con le parole. Una pandemia non è una guerra. Non si può quindi ricorrere all’articolo 78. La Costituzione è chiara. La profilassi internazionale spetta esclusivamente allo Stato ( art. 117, II comma, lettera q).
Lo Stato agisce con leggi, che possono delegare al governo compiti e definirne i poteri. La Corte costituzionale, con un’abbondante giurisprudenza, ha definito i modi di esercizio del potere di ordinanza “contingibile e urgente”, cioè per eventi non prevedibili e che richiedono interventi immediati. Le definizioni della Corte sono state rispettate a metà.
Il primo Decreto legge era ‘fuori legge’. Poi è stato corretto il tiro, con il secondo Decreto legge, che smentiva il primo, abrogandolo quasi interamente. Questa non è responsabilità della politica, ma di chi è incaricato degli affari giuridici e legislativi. C’è chi ha persino dubitato che abbiano fatto studi di giurisprudenza”

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