Pensavo al Passato

di Mauro Vanzini
Pensavo al passato. Anzi, pensavo al pensare al passato.
C’è chi dice, e forse anche lo pensa, che non bisogna pensare troppo al passato, non dobbiamo ristagnare nei ricordi, ma invece proiettarci verso il futuro.
Io però vedo che i più, al passato ci pensano eccome, rimuginano, tornano indietro con la mente, ritoccano di continuo le scene, nell’assurda speranza di sistemare le cose: non avessi detto quella frase, quel giorno, non avessi comprato questa casa, non avessi sprecato tanto tempo in quegli anni… o ne avessi “sprecato” di più!
Lo ammetto, i miei pensieri, e la mia vita attuale, sono impregnati del mio vissuto, perché non ho altro. La mia esperienza è l’unica lezione che posso seguire, il resto sono solo parole, lette magari in un libro, o a loro volta esperienze di qualcun altro, ma comunque giunte a me solamente sotto forma di parole. Possono aiutarmi, possono incrociare per un tratto la mia vita, ma nel profondo sono io l’unico creatore della mia realtà e l’unico fruitore delle mie percezioni…

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Pensi troppo? Chiediti se ti è utile

di Monja Da Riva
Magari anche a te capita di tornare più e più volte su un medesimo pensiero.
“Tanzan and Ekido stavano viaggiando insieme lungo una strada fangosa, sotto la pioggia. Girato un angolo, videro una bella ragazza vestita con un kimono di seta, che non riusciva ad attraversare la strada diventata un’enorme pozzanghera. “Forza, ragazza”, disse Tanzan senza battere ciglio. La prese tra le braccia e le fece oltrepassare la pozzanghera. Ekido non disse niente, finché quella sera non raggiunsero un tempio. A quel punto non si potè più trattenere. “Noi monaci non ci avviciniamo alle donne”, disse a Tanzan, “specialmente non a quelle giovani e belle. È pericoloso. Perché l’hai fatto?” “Io quella ragazza l’ho lasciata lì”, disse Tanzan “Tu te la stai ancora portando dietro?”

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