Tornare a riveder le Stelle…

di Alberto Melotto
È questa l’informazione che davvero vogliamo? Ogni giorno, siamo presi da un estenuante lavoro di analisi e di indagine, di verifica e di accertamento, per evitare di cadere nelle trappole tese dagli organi di informazione.
Pochi giorni fa, il 28 aprile, abbiamo pubblicato una nota redazionale tesa a smentire, dati alla mano, la notizia fatta circolare impunemente da Repubblica, Corriere della Sera e Messaggero, che affermava essere in atto una ripresa del contagio da Covid-19 in Germania. Niente di più falso. Ed infatti, a stretto giro di posta, sono seguiti distinguo, smentite, imbarazzate scuse, da parte dei quotidiani sopra citati.
È soltanto un esempio come tanti. Lo stesso Giuseppe Conte ha rincarato la dose, paventando 151.000 persone in terapia intensiva, in caso di riapertura prematura, cifre che presupporrebbero milioni e milioni di contagiati, e lasciamo all’intelligenza dei nostri lettori commentare la veridicità di tali ipotesi…

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Grande Marcia in Iraq per chiedere la fine dell’occupazione Usa: in Italia censurata, nel resto del mondo sminuita

Alla grande marcia in Iraq per chiedere la fine dell’occupazione statunitense, ha partecipato almeno un milione di persone, ma i media italiani l’hanno quasi ignorata, mentre nel resto del mondo è stata sminuita o, ancora peggio, le è stato attribuito un carattere settario.
Il 24 gennaio a Baghdad almeno un milione di persone ha partecipato ad una grande marcia per chiedere la fine dell’occupazione statunitense nel paese arabo, in seguito all’uccisione del generale Soleimani. In Italia, i nostri media gli hanno dedicato pochissimo spazio, mentre nel resto del mondo hanno presentato immagini volte a sminuire la grande partecipazione alla manifestazione. In alcuni casi si è voluto sottolineare il carattere settario della marcia, presentandola come un raduno degli sciiti.
L’agenzia britannica Reuters sul suo account Twitter ha pubblicato un tweet con questo messaggio: “No, No all’America: MIGLIAIA di iracheni marciano contro la presenza militare americana”. La pubblicazione è stata pubblicata accompagnata da una foto che mostra un piccolo gruppo di iracheni arrabbiati…

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Altro cavallo di battaglia dell’AGW (Antropic Global Warming) smentito: gli orsi polari svaniscono dai media… mentre la loro popolazione esplode

di Leslie Eastman
Le storie di orsi polari che morivano di fame erano presenti regolarmente nelle “relazioni” ambientali e scientifiche degli anni passati. I pallidi musi tristi degli orsi smagriti erano le icone preferite per la crociata contro il Riscaldamento globale. Tuttavia, oggi sono ormai assenti dalle recenti discussioni sul “cambiamento climatico”. Come mai?
Ciò potrebbe essere dovuto al rapido aumento del numero di orsi polari, un fatto che neutralizza tutte le asserzioni di doom-and-gloom fatte da supposti esperti. La popolazione di Ursus maritimus si sta rapidamente espandendo. Le stime demografiche del 2016 sono comprese tra 22.633 e 32.257 orsi, in aumento netto dal 2015 quando erano tra 22.000 e 31.000.  Alla fine degli anni ’60 si contavano tra gli 8.000 e i 10.000 orsi.
Un nuovo libro “La catastrofe dell’orso polare che non è mai accaduto” dalla Dr.ssa Susan Crockford usa gli ultimi dati e rivede i valori discutibili usati nelle stime ufficiali. La Crockford conclude che la popolazione degli orsi polari è in realtà fiorente. Anthony Watts di “Watts Up with That” scrive: “La catastrofe dell’orso polare non è mai accaduta, il catastrofico declino del numero di orsi polari che ci era stato promesso nel 2007 non si è mai, per fortuna, concretizzto. E ciò spiega l’ascesa e poi la caduta dell’orso polare come icona del movimento del riscaldamento globale”

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Governi, spread e crescita? Così la Guerra Economica ha spostato l’interesse degli Stati sul Controllo delle Informazioni

di Fiorina Capozzi
Nel suo libro sullo stato dell’arte della “Guerra economica, cognitiva, dell’informazione” (edizioni goWare), Giuseppe Gagliano, presidente del “Centro Studi Strategici Carlo de Cristoforis” (Cestudec), analizza attraverso una serie di saggi, il ruolo dell’intelligence economica e dell’informazione come strumento strategico, non solo per le aziende ma anche per lo Stato.
E se la manipolazione delle informazioni fosse diventato nuovo terreno di scontro fra nazioni? Se la narrazione dei fatti fosse pilotata ad arte per far vacillare governi, far muovere lo spread e tenere sotto scacco uno Stato o incidere in maniera sostanziale sul sistema delle imprese, condizionando crescita e occupazione?…

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