Perché la Classe media ha smesso di pensare

di Pietro Di Martino
Trent’anni fa, il ceto medio del nostro Paese rappresentava non soltanto il motore dell’italia da un punto di vista economico ma anche da quello culturale.
A dispetto, infatti, dei vari intellettuali, più o meno borghesi, c’era una famiglia pensante. Ora, non so cosa sia successo negli ultimi trent’anni ma, di quella famiglia, non vi è più traccia. Forse la tv di Costanzo e Fazio, forse la scuola o forse il consumismo sfrenato, fatto sta che per trovare persone con le quali poter ragionare senza stereotipi, tocca spulciare tra la classe 40/70. L’attuale ceto medio o quel che ne resta, non è invece più in grado di prendere decisioni, di ragionare e confrontarsi in maniera civile.
Ho sempre pensato che quando si è veramente ricchi, non ci si pone domande su problemi esistenziali o sulla vita degli altri, e infatti, rari sono i casi di persone “facoltose” che si adoperano per il prossimo. Non parlo soltanto da un punto di vista economico ma anche culturale, politico e sociale. Quando si è ricchi, nella maggior parte dei casi non esistono “fratelli”, non esiste un futuro per il mondo ma soltanto il proprio futuro. Ho come l’impressione che buona parte del ceto medio stia andando verso quella direzione…

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Yemen. Il segretario dell’ong Intersos, Kostas Moschochoritis: “Qui si spara pure sui bambini”

Il segretario Moschochoritis: l’Europa smetta di armare la guerra.
“I belligeranti non rispettano il diritto internazionale: si bombardano ospedali, scuole, centri per il trattamento del colera, bus con bambini, si usano bambini soldato. C’è il blocco dei porti, che sono l’unico punto d’entrata per gli aiuti e le merci. Tutto questo deve finire”.
A lanciare l’appello, in un’intervista telefonica con l’agenzia ‘Dire’ da Aden, porto in riva al Mar Rosso, teatro di alcuni dei combattimenti più intensi in Yemen, è il segretario generale dell’ong Intersos, Kostas Moschochoritis. “I Paesi europei, Italia inclusa, forniscono armi ai Paesi in guerra, ed è una guerra devastante, che ha creato una catastrofe umanitaria” – denuncia…

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Gli egoisti…

di Selvaggia
Nascono con i rami secchi nel cuore e giardini spogli di colori, sono terreni aridi di amore per gli altri, soli congelati nei freezer dell’anima, e stelle spente di notti profonde.
Camminano nelle strade della propria esistenza senza avvedersi dell’umanità che li circonda, del mendico che elemosina calore e sorrisi, dei fulmini che stanno colpendo l’amico, il vicino, il fratello. Sono figli unici, senza madri né padri, per loro deliberata scelta, così da non sentirsi mai costretti ad occuparsi di qualcuno se mai dovesse far capolino nei loro cuori un briciolo di coscienza.
Dinanzi all’Universo che tracolla sono sordi e distanti e mentre attorno si scatena l’inferno, portano lo sguardo altrove, spostano l’attenzione, cambiando direzione ai pensieri; si assentano, svaniscono,”escono fuori dalle stanze” in cui sta per compiersi la tragedia e permettono che quel che era evitabile invece si compia, così che mentre le fiamme divorano i cieli ed incendiano gli oceani, loro si sono parati il culo salvandosi la pelle…

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Quei giovani selvaggi. Lo spassoso dibattito sul bullismo tra ipocrisia e “politicamente corretto”.

di Carlo Formenti
Trovo letteralmente spassoso il “dibattito” sui recenti episodi di bullismo nei confronti di alcuni docenti di scuola media superiore.
Giornali e televisioni hanno convocato opinionisti, psicologi, pedagoghi, tuttologi, politici, studenti, professori, genitori e chi più ne ha più ne metta, ma da questo diluvio di chiacchiere non è emerso granché.
Da un lato si è preso atto di alcuni dati di fatto: siamo di fronte a una generazione caratterizzata da un’elevata percentuale di ragazzi narcisisti, privi di freni inibitori, incapaci di distinguere fra realtà e videogiochi, inconsapevoli degli effetti del proprio esibizionismo online (che molti vivono come l’unico strumento in grado di certificarne l’esistenza), incapaci di concentrarsi per più di un minuto su qualcosa che non sia pura immagine, privi di empatia… ma le riflessioni sulle cause del fenomeno sono patetiche…

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Solitudine di coppia: quando chi ci sta accanto non ci soddisfa a livello emotivo

Dobbiamo capire che sentirsi soli nonostante la presenza degli altri, non fa altro che consumarci e distruggerci poco alla volta. Avere il coraggio di ammetterlo e allontanarci da questo contesto, è il modo migliore per iniziare a vivere una vita più appagante ed emotivamente sana.
C’è una frase che a detta di tutti rivela una grande verità, anche se in pochi ci hanno davvero riflettuto e l’hanno messa in pratica, “meglio soli che male accompagnati”. È un chiaro riferimento alla solitudine di coppia, forse la più terribile di tutte.
Se l’idea di non avere nessuno accanto ci fa paura e ci spaventa, immaginiamo come dev’essere sentirsi soli anche in compagnia del partner. Purtroppo, però, si tratta di una situazione più comune di quanto pensiamo. E i problemi iniziano quando, pur sapendolo, non si fa nulla al riguardo…

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