Sentenza Cassazione sul caso Rackete, Ammiraglio De Felice: “offesa per le Forze Armate”

La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla procura di Agrigento contro la revoca degli arresti domiciliari. Invece, secondo i giudici della Corte, la decisione fu corretta perché mancavano i requisiti necessari a giustificare la misura.
Il ricorso in Cassazione è stato promosso dai procuratori Luigi Patronaggio e Salvatore Vella, contro la revoca ordinata dal gip Alessandra Vella, che lo scorso 2 luglio decise di non convalidare gli arresti domiciliari, nonostante il decreto sicurezza bis di Salvini.
La decisione della Cassazione è stata commentata dall’ammiraglio di divisione – riserva Marina Militare – Nicola De Felice:La sentenza della Corte di Cassazione di Palermo sul caso Rackete mi lascia esterrefatto, per il mancato rispetto di precedenti sentenze emesse, dalla stessa Corte, per analoghi casi riferiti al mancato rispetto di navi da guerra della GDF. Le navi da guerra, precisa l’ammiraglio, sono responsabili dell’ordine pubblico nelle acque territoriali italiane, la decisione della Cassazione offende tutte le Forze Armate che quotidianamente mettono a rischio la vita dei propri uomini e donne in difesa degli interessi nazionali di un popolo, quello italiano, che si era dotato di un governo democraticamente eletto. Se uno Stato ad ordinamento giuridico democratico non riesce a tutelare i propri interessi nazionali, non è capace alla lunga di conservare la libertà dei suoi cittadini“…

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Sergio Mattarella: Testimone Chiave

di Daniele De Luca
Quirra, Sardegna: per un decennio è stato teatro di ogni tipo di esplosione, il più grande poligono militare d’Europa. Un territorio unico e incontaminato che è stato avvelenato e distrutto. Ora, il processo a carico dei militari è a rischio prescrizione… Solo Mattarella potrebbe salvarlo.
12.000 ettari, il poligono militare più grande d’Europa. Ufficialmente doveva essere un campo di addestramento reclute. Nella realtà, una “terra di nessuno” dove per almeno dieci anni l’esercito italiano e la NATO hanno testato e fatto brillare migliaia di ordigni, rilasciando in aria, nel terreno e nel mare tonnellate e tonnellate di inquinanti. 
Una storia molto italiana, perché sarebbe potuta passare sotto silenzio per sempre, se non fosse stato per l’impegno della Procura di Lanusei che, con estrema fatica, da otto anni cerca di dare giustizia a un territorio martoriato. E alle vittime, tra i civili come tra i soldati…

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