Prima della Scala: il Pubblico Accoglie con un “buu” la Soprano Russa Anna Netrebko

di Diego Fusaro
Una vicenda vergognosa, che molto dice sul lavaggio dei cervelli avvenuto in questi anni.
Nei giorni scorsi, alla prima della Scala di Milano è accaduto un fatto vergognoso, che tuttavia, come prevedibile, non ha destato un’ondata di indignazione che in quel caso sarebbe stata più che legittima: il pubblico ha accolto con un ignobile “buu” Anna Netrebko, la soprano russa che si è esibita sul palco. La colpa di questa donna di cultura sarebbe dunque quella di essere russa.
Ben poco vi è davvero da dire sul livello di propaganda e sul lavaggio del cervello a cui sono stati sottoposti in questi anni i nostri connazionali: a tal punto che adesso si accaniscono contro una donna di cultura giudicata colpevole di essere russa. Poco di che stupirsi, invero, se si considera che lo stesso Dostoevskij era stato bandito da qualche università italiana tempo addietro…

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Gli antenati vivono in noi…

“Là sotto è la fanciulla bellissima dei Velcha, che vive ancora nella ‘Tomba dell’Orco’ “.
Così esordisce il Cardarelli, infiammato dal ritratto millenario della nobile Velia Spurinna (nobildonna etrusca, nipote di Velthur il Grande, che aveva sconfitto i Greci durante l’assedio di Siracusa e di Ravnthu Thefrinai. Sorella di Avle, l’eroe Tarquiniese che affrontò e vinse Roma. “Tomba dell’Orco”, Necropoli etrusca di Monterozzi); e noi ci uniamo a lui, consci che una parte di lei vive ancora in noi. Tutto ciò è sopito nelle nostre vene, nei nostri gesti più inconsapevoli, nei modi di fare, nei moti dell’anima quando vediamo paesaggi aviti, che ci risuonano familiari.
Il mistero e la sacralità della famiglia risiede proprio in questo: un filo rosso che permette a ciò che è mortale di essere parzialmente immortale. Così i nipoti saranno inconsapevoli specchi di trisavoli mai conosciuti, forse ignorati del tutto, nelle sembianze, nei modi di fare, nel carattere più intimo…

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Il collasso della civiltà umana

Il collasso della civiltà umana

di Christian Giordano
Una riflessione sulle “invenzioni” culturali e quanto investiamo su di esse, emotivamente e cognitivamente, spesso senza neppure esserne consapevoli.
La nostra civiltà scomparirà. Come l’impero egiziano, con le sue monumentali piramidi, i suoi faraoni, il suo commercio, la sua cultura, la sua religione millenaria. Come l’impero babilonese con le sue imponenti Ziqqurat, i suoi re, le sue tradizioni, le sue biblioteche e il suo commercio. Come l’impero fenicio, le sue invenzioni, la sua arte raffinata, le sue filosofie.
Insomma, anche la nostra civiltà scomparirà. Anzi sta già scomparendo. Perché le civiltà sono come gli organismi: nascono, si sviluppano, decadono e muoiono. E poi perché le nazioni, le civiltà, le culture sono in realtà delle invenzioni. Invenzioni per cui la gente uccide, sogna, si dispera, combatte, ma pur sempre invenzioni…

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