L’ingiustizia degli “Algoritmi”

Intervista di Alessandro Longo a Virginia Eubanks
È possibile essere discriminati da un Software?
Gli algoritmi stanno facendo il loro ingresso nei servizi di welfare negli Stati Uniti e in numerosi altri paesi. Decidono a chi erogare i sussidi per la disoccupazione o addirittura quali bambini togliere ai genitori (in caso di maltrattamenti o di trascuratezza). In questo modo, ci siamo esposti al rischio di “automatizzare la diseguaglianza” e di usare la tecnologia per disempatizzare i nostri sentimenti nei confronti dei più poveri e deboli.
Parole di Virginia Eubanks, professore associato all’università di Albany (New York), che con il suo “Automating Inequality” ha toccato il nervo scoperto di una nazione. E non di una soltanto, come dimostra il suo tour di presentazione del libro in molti paesi: dalla Scandinavia all’India, fino in Australia. La particolarità del saggio (acclamato anche dal New York Times e dal Guardian) è l’aver raccolto “centinaia di testimonianze, da parte di persone che sono state soggette al trattamento algoritmico da parte del sistema pubblico: tutte riferiscono di essersi sentite disumanizzate da questo processo”, racconta a Le Macchine Volanti

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