Solo i servi e gli ignoranti sono europeisti

di Gabriele Sannino

Sentirsi europeisti oggi implica o coraggio o incoscienza. Più semplicemente, serve tanta, tantissima ignoranza, sia dei processi che dei fenomeni.

Se per l’uomo della strada – che è ignorante per forza di cose data la quotidianità, il lavoro, i mass media che disinformano e via discorrendo – l’Europa è bella perché ti permette di viaggiare senza passaporto, non devi cambiare la moneta, o perché ti permette l’Erasmus, per molti altri cittadini – più informati e consapevoli – quest’Europa dei banchieri, ormai, sta diventando un vero e proprio incubo.

Infatti, è proprio da qui che bisogna partire per ragionare: l’Europa dei popoli non esiste più, forse non è mai esistita, esiste solo l’Europa della finanza, della tecnocrazia e dei banchieri. L’uomo della strada o magari il giovanotto di belle speranze costretto ad emigrare a Londra o a Dublino per fare il lavapiatti o il cameriere ignora, per esempio, che è proprio questa Europa coi suoi meccanismi monetari a indurlo a tale necessità.

Se solo intuisse che la scarsa quantità di moneta che la BCE presta (anche) alla nostra nazione, determina la crisi economica che lo costringe a partire, forse inizierebbe a guardare il tutto con molto più sospetto. E se capisse anche che ciò avviene in tutto il mondo o quasi, dato che i banchieri centrali, controllando i rubinetti del denaro – aprendoli e chiudendoli – determinano “crisi” o “espansioni” a loro piacimento, be’ i giovani e non solo, a questo punto, sarebbero sulla via maestra per un’auspicabile presa di coscienza.

Ma torniamo all’Europa, anzi alla “metastasi europea”. Questo centellinamento dell’Euro è stato imposto alle nazioni col Trattato di Maastricht del 1992 che prevedeva appunto, tra le varie cose, un limite di emissione del 3% della moneta rispetto al PIL (che si sapeva sarebbe decresciuto in Italia in virtù di una moneta praticamente doppia rispetto alla precedente, nonché “prestata” a debito).

Non contenti i banchieri, tramite i loro camerieri ovvero le “nostre forze politiche”, sono arrivati negli ultimi anni a farci inserire in Costituzione, all’art.81 per l’esattezza, il pareggio di bilancio, vale a dire la riduzione di tale percentuale di emissione allo 0,5%, e ciò per nessuna ragione economica particolare, se non il “pretesto” di essere più responsabili e di non creare debito pubblico.

Già, ma come nasce questo debito, come si forma questo debito nazionale in cui siamo sprofondati? Il denaro, in realtà, nasce già alla fonte come debito, viene prestato alla nostra nazione in questo modo, anche quando si tratta di mere cifre virtuali. Il punto è che questo denaro viene creato dalla BCE dal nulla, ex nihilo, ed è su questo “nulla” che lo stato emette titoli di debito che poi verranno comprati dalle banche d’affari o dalla stessa banca centrale europea (leggasi quantitative easing), che così potranno ricattarci con lo spread – il tasso di interesse sugli stessi – non appena il paese non fa le leggi restrittive che loro ci impongono.

Parliamo di leggi – pardon “riforme” – che prevedono privatizzazione di beni pubblici, salvataggi di istituti bancari sulla pelle dei cittadini, svalutazione del lavoro, della pensione, della sanità e via discorrendo, in quanto bisogna “dimagrire” per far ingrassare i loro profitti. L’Euro dunque – in sostanza – è una truffa, un metodo di governo occulto, così come lo è il debito pubblico, che è sic et simpliciter la quantità di denaro in circolazione in una determinata nazione (quantità che dovrebbe appartenere ai cittadini e non costituire un debito).

Tagliare una porzione di debito – quella detenuta per esempio dalla banca centrale – come proposto proprio dalla bozza del programma di governo Lega-5 Stelle (si parlava di 250 miliardi circa) in realtà sarebbe sacrosanto, ossia il minimo quando sai come nasce il denaro: tuttavia i giornaloni (anzi i giornalini) e i mass media – che non sanno nulla di economia e straparlano a caso – hanno subito azzannato i due partiti. La loro complicità è frutto di ignoranza ma soprattutto di malafede.

Il bello – anzi l’incredibile – in tutto questo è che l’Italia, nonostante questo scellerato sistema di gestione del denaro a monte, avrebbe ancora un avanzo primario, vale a dire un attivo di gestione (in pratica le entrate sono superiori alle uscite) solo che questi interessi sul debito… ci portano ad uno scoperto! Ecco perché chi oggi difende l’Euro difende tutto questo marciume, consapevolmente o meno.

Ecco perché se tutto in realtà viene pagato dai banchieri (compresi i nostri stipendi) e se lo spread sale appena facciamo i cattivi, forse il presidente vero della nostra “Repubblica” non è Sergio Mattarella, ma quello della BCE, ovvero Mario Draghi.

Ridiscutere i trattati – come qualche forza politica suggerisce – è impossibile, ci vuole tempo, soprattutto occorre un’Europa unita, cosa che non esiste, dato che i banchieri hanno pensato bene di creare due poli opposti, un blocco di paesi creditori (per i quali il denaro è sempre debito, ma, avendo adottato una moneta più debole rispetto alla precedente o comunque affine, hanno accumulato un surplus di bilancio attraverso le esportazioni) e un blocco di paesi debitori (che si sono ritrovati invece con una moneta praticamente raddoppiata, cosa che ha determinato un crollo dell’export, un’ondata crescente di importazioni nonché la desertificazione industriale).

Anche chi vi parla di Eurobond, mente sapendo di mentire. Questi sarebbero titoli europei che dovrebbero mettere insieme tutti i debiti di tutti i paesi dell’Eurozona: secondo voi i paesi creditori lo faranno? Voi ce la vedete la Germania accollarsi il debito pubblico italiano?

Ma veniamo a un altro cancro dell’Europa: le istituzioni. A Bruxelles abbiamo un parlamento che ratifica leggi emesse da una Commissione Europea… non eletta dai cittadini. In che modo i governi – ormai in mano alla finanza – scelgono i commissari? Non ci è dato sapere. L’intero processo legislativo è inquinato da lobby di ogni sorta, che promettono soldi e lavoro agli “eletti” in cambio di leggi favorevoli.

Le lobby più attive sono quelle finanziarie e farmaceutiche: le banche internazionali spendono qualcosa come 120 milioni di euro l’anno per il lobbismo, ecco perche’ non ci sono leggi che dividono le banche commerciali da quelle speculative, ed ecco perché i salvataggi delle stesse devono effettuarli i cittadini e non gli istituti.

Per quanto riguarda le lobby dei farmaci, Big Pharma spende qualcosa come 40 milioni l’anno, seguita da altre multinazionali minori come Glaxo, Novartis e Bayer con rispettivi 2,5 milioni: è per questo che i vaccini – al pari di tanti altri farmaci – non possono mai essere messi in discussione, pur provocando chiaramente in molti bambini (e non solo) diversi effetti collaterali… in alcuni casi permanenti.

Si calcola che intorno ai palazzi della Commissione e del Parlamento ci siano qualcosa come 2600 società di lobby: ciascuna – in media – spende 2,5 milioni di euro ogni anno. C’è di tutto, da Google ad Apple fino a Walt Disney e perfino l’industria del porno!

Ecco perché le politiche europee, dall’agricoltura alla pesca fino ai vari settori industriali, sono tutte a favore delle multinazionali, mentre le piccole e medie imprese soffrono gravemente. L’obiettivo – anzi il pretesto – è che il protezionismo è superato, mentre la concorrenza – il neoliberismo – è la regola.

Il CETA, per esempio, è stato uno dei negoziati meno trasparenti in assoluto. Esso comporta una competizione sfrenata tra aziende, favorendo le aziende più grandi, almeno 20 volte la dimensione delle nostre aziende agricole medie, le quali già beneficiano di economie di scala totalmente differenti e hanno normative molto meno stringenti delle nostre. Che cosa andremo a raccontare al piccolo imprenditore quando nei prossimi anni si vedrà erodere le sue quote di mercato in Europa, visto che la maggior parte di loro non ha la forza di approcciare il mercato americano, canadese o asiatico? Questi trattati ultraliberisti, ormai, sono dei veri e propri crimini economici, proprio come lo è il mercato finanziario già trattato.

Anche i piccoli pescatori stanno soffrendo: mentre le grandi società di pesca possono permettersi dei veri propri imbrattacarte con tutta la burocrazia che la commissione impone al settore, i piccoli sono costretti ad arrangiarsi o a pagare per poter lavorare e compilare i numerosi moduli previsti. Pensate che, tra le tante scartoffie, occorre compilare una scheda nella quale il dentice si chiama “dec”, il cappone “gun”, la seppia “ctc”, il polpo “occ” e così via. Dicono che serva per la tracciabilità del pescato e dunque per la qualità, ma così rendono la vita impossibile ai piccoli pescherecci.

E che dire dell’industria? In Europa la tassazione tra nazioni è profondamente diversa, il che comporta una vera e propria fuga verso chi ti fa pagare meno tasse (cosa che, unita alla questione “Euro” di cui parlavamo prima, per noi diventa un cocktail micidiale).

Insomma, essere contro questa Europa, ormai, è un dovere civico e morale. Significa essere veri cittadini, informati e consapevoli. Il giorno in cui scenderemo tutti in piazza, senza inutili e superflue divisioni, per chiedere di uscire da questa gabbia e riprenderci la sovranità monetaria (è da lì, a cascata, che nascono tutti gli altri problemi) sarà sul serio il giorno della sconfitta del “sistema”, nonché di questa piccola elite che continua a governarci in modo subdolo.

Articolo di Gabriele Sannino

Fonte: http://www.gabrielesannino.com/stampa2.asp?st=608

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