Risonanza morfica e coscienza collettiva

di Luca Bertolotti

Risonanza MorficaI campi morfici di ogni sistema esercitano la loro influenza su sistemi successivi mediante un processo chiamato risonanza morfica.

La risonanza morfica individua l’idea secondo cui ogni individuo facente parte di una specie, attinge alla memoria collettiva della specie – o campo morfico della specie – e si sintonizza con i suoi membri passati, a sua volta contribuendo all’ulteriore sviluppo della specie stessa.

Le implicazioni di questa teoria sono di portata immensa, per esempio, in campo sociale, artistico, scientifico, ecc. Sheldrake ci offre nuovi aspetti degli istinti e dei comportamenti, ci dà nuove prospettive delle strutture sociali, in termini di campi morfici, delle forme culturali e delle idee.

Infatti, secondo la sua ipotesi, i campi morfici si estendono oltre il cervello, fin nell’ambiente circostante, legandoci agli oggetti che cadono sotto la nostra percezione e rendendoci capaci di agire su di essi attraverso le intenzioni e l’attenzione [Sheldrake R., 1999].

In campo psicologico questa ipotesi offre un substrato scientifico al fenomeno della profezia che si auto-adempie, secondo cui le aspettative di un individuo influiscono sulla condotta comportamentale di altri individui.

In campo psicoanalitico permette inoltre una lettura fisica-biologica della teoria dell’inconscio collettivo di Carl Gustav Jung, del “tele” che emerge nelle dinamiche di gruppo secondo Moreno (Moreno usa il termine tele per indicare “l’unità sociogenica che serve a facilitare la trasmissione della nostra eredità sociale.” Esso costituisce la struttura primaria della comunicazione interpersonale, il cemento che tiene unito ogni gruppo, l’espressione della naturale tendenza dell’essere umano a porsi in relazione emozionale con altri esseri), e del concetto di “peste emozionale” introdotto da Wilhelm Reich (ossia di quei contagi psicologici di massa che si manifestano in gigantesche esplosioni di sadismo e criminalità).

In termini di gruppi sociali infatti, il campo morfico sottende all’idea che ogni gruppo di persone è organizzato da un campo, e che questo campo non è solo una struttura organizzatrice nel presente, ma contiene anche una memoria di quello che era quel gruppo sociale nel passato, attraverso cui ogni individuo è collegato con la risonanza morfica.

Questo processo si determina per tutti i sistemi riscontrabili in natura e corrisponde a ciò che Sheldrake ha chiamato causalità formativa, ossia il meccanismo grazie al quale le cose assumono la loro forma, o la loro organizzazione.

Fonte: http://www.spaziomente.com/articoli/Le_informazioni_invisibili_i_campi_morfici.pdf

Libri sull'argomento
 di Olga Chiaia
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DI TROPPA (O POCA) FAMIGLIA
Radici e zavorre: una mappa per raggiungere la libertà
di Ameya Gabriella Canovi

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Famiglia” sembra una parola semplice, condivisa.

Tutti noi ne impariamo il significato da piccoli, e tutti ci diremmo in grado di darne una definizione. Ma è davvero così?

In questo secondo libro, la psicologa Ameya Canovi torna per parlarci del concetto di “famiglia” in tutte le sue diverse sfaccettature. Famiglia come il luogo o, a volte, il non luogo in cui, che ci piaccia o no, dove accade tutto. Anche nella sua assenza.

La famiglia che può essere talmente ingombrante da allagare, con il suo presunto affetto, tutti i suoi membri. Le famiglie a trama stretta, che non permettono ai componenti di allontanarsi. O, di contro, quelle a trame larghe e disconnesse, quando troppa poca presenza fa sì che venga a mancare il senso della coesione, e la famiglia diventa assenza, fisica o emotiva, di chi la costituisce.

La famiglia come luogo in cui si custodiscono i segreti, e in cui ogni membro, pur di farne parte, sottoscrive un patto di lealtà silente. E, ancora, famiglie tradizionali e nuove famiglie, le cosiddette famiglie “arcobaleno”, di cui si sa ancora così poco.

Conoscere e ricostruire la propria storia familiare

Per scoprire le proprie eredità emotive e la presenza di traumi transgenerazionali, il modo in cui ci relazioniamo al nostro corpo, che deriva da come siamo stati accompagnati a conoscerlo, così come il nostro rapporto col cibo, il denaro, la religione, le persone.

Senza dimenticare che, qualunque siano la nostra storia e le nostre radici, è sempre possibile fare un bilancio delle ferite e trasformarle in risorse.

Nel volume si alterneranno parti teoriche, testimonianze e “fotografie”, cioè flash e cenni di svelamento della stessa storia familiare dell’autrice. Inoltre, alle parti teoriche verranno alternati casi clinici di storie familiari; ad alcuni capitoli seguiranno domande guida alla riflessione, per invitare i lettori a una breve autoindagine.

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