Il Fascismo non è un’ideologia: è un metodo!
Un tempo, i guerrafondai indossavano l’elmetto, alzavano il braccio destro teso e gridavano “Dio, Patria e Famiglia”. Oggi portano la spilletta arcobaleno, abitano nei quartieri ricchi, fanno podcast con l’audio in alta definizione e gridano “pace” mentre spingono per mandare missili a est.
Siamo felici di annunciare che il Ministero della Verità ha raggiunto un traguardo epocale nella Grande Operazione di Inversione Semantica: abbiamo trasformato la sinistra nella destra.
Oggi la sinistra difende la NATO, le armi, la censura, insulta i pacifisti, chiama “putiniano” chiunque non saluti la bandiera a stelle e strisce, celebra Draghi, Mattarella, la BCE, e sogna un’Europa tecnocratica, disumana e “resiliente”.
Una volta c’era il fascismo. Di conseguenza arrivò l’antifascismo. Ora regna il fascismo di una certa rumorosa, arrogante fetta di antifascisti di maniera (quelli che piacciono alla gente che piace).
Lo aveva già capito Pasolini, che parlava di “antifascisti che odiano i fascisti più di quanto amino la libertà”. Aveva previsto tutto: la mutazione genetica, il travaso d’orgoglio repressivo, la nuova forma di dominio. Aveva capito che il fascismo non è un’ideologia: è un metodo.
E oggi quel metodo lo impugna la sinistra semicolta, col culo pulito, che predica inclusione mentre esclude chiunque non reciti la liturgia del Pensiero Corretto.
Missione compiuta.
Lo scontro elettorale non è più tra destra e sinistra. È tra destra classica e destra progressista. Le due ali dello stesso rapace.
E noi della Psicopolizia, in silenzio, con la penna nella fondina e la risata nel cuore, brindiamo al capolavoro.
Abbiamo cambiato i nomi, confuso i simboli, spostato i confini. Oggi la guerra è pace, la censura è libertà e la sinistra è destra.
Che vinca il migliore (cioè noi… a prescindere dal colore politico che deciderete di abbracciare nel segreto dell’urna elettorale).
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