di Alice Battaglia
E così anche il ritratto dell’ex-Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è pronto per aggiungersi alla collezione ufficiale della Smithsonian’s National Portrait Gallery di Washington DC, accanto a quelli di tutti gli altri ex Presidenti a stelle e strisce.
La Smithsonian possiede la sola collezione completa di ritratti ufficiali di tutti gli ex Capi di Stato Usa oltre alla Casa Bianca, ed è proprio nella sede della Galleria che lo scorso 12 Febbraio, alla presenza di Obama, accompagnato dall’immancabile Michelle e dall’artista da lui stesso selezionato nell’ottobre 2017 per dipingere l’opera, che il ritratto è stato mostrato al pubblico prima di essere esposto.
L’artista che lo ha realizzato è Kehinde Wiley, pittore afroamericano classe 1977, gay per dichiarazione, provocatorio per vocazione, noto per le sue opere dai tratti estremamente realistici, forti della tecnica tipica della pittura classica, che ritraggono persone di colore in pose iconiche ed eroiche (emblematico il suo “Napoleone a comando dell’esercito sulle Alpi” del 2005).
Tra i suoi dipinti, anche due opere (molto) “liberamente ispirate” alla storia di Giuditta ed Oloferne, dove troviamo due donne afroamericane che mostrano con fierezza le teste decapitate di due donne bianche. Chissà come sarebbe andata se un altro ex Presidente, prendiamo, ad esempio, George W. Bush, avesse assunto come proprio ritrattista ufficiale un artista conosciuto per aver dipinto fanciulle bianche che espongono con orgoglio i capi decollati di altrettante fanciulle nere? Non facciamo fatica ad immaginare lo sciame di polemiche e indignazione globale che avrebbe fatto seguito all’esposizione.
Ma torniamo all’effigie di Obama ed a come, aldilà della contestabile scelta dell’artista selezionato, sia essa stessa ad essere fondamentalmente una grande pernacchia a tutto il retaggio americano: il gigantesco quadro (alto 2,13 m) si differenzia da tutte le precedenti opere presenti nella Galleria, sia per la posa inusuale e informale dell’ex Capo di Stato, sia per lo stile ed i colori utilizzati, che risultano chiassosi e diametralmente opposti ai canoni di sobrietà ed autorevolezza presenti negli altri dipinti.
Insomma, Barack Obama continua a cavalcare l’onda anche più di un anno dopo aver lasciato la Casa Bianca, forte dello stuolo dei propri orfani, pronti ad acclamarlo e rievocarlo come una divinità anche a fronte delle prese in giro che non ha mai risparmiato e tutt’ora non risparmia al proprio Paese.
Articolo di Alice Battaglia
Fonte: http://www.ilprimatonazionale.it