No “uomo/donna”, sì “persona”: in Francia l’ultima trovata “inclusiva”

Le trovate “inclusive” che rasentano il ridicolo ormai si moltiplicano a vista d’occhio.

Una “scrittura inclusiva” che riforma la grammatica con la presunta motivazione di combattere ogni discriminazione. La trovata linguistica che arriva dalla Francia e che fa accapponare la pelle all’Accademia Francese, è solo l’ultima di una lunga serie purtroppo.

Francia, arriva la “Scrittura inclusiva”

Cosa prevede questa “scrittura inclusiva”? Ogni parola dovrà poter essere declinabile in tre generi: maschile, femminile e neutro. Alla radice della parola sarà dunque aggiunto il suffisso maschile, un punto e il suffisso femminile. Per il plurale si aggiungerà un ulteriore punto e la “s” finale.

Ma, se non fosse già abbastanza, c’è di più. Le regole del linguaggio esortano a non utilizzare termini che ormai sembrano esser divenuti fonte di scandalo e disagio. Quali? “Uomo”, “donna”, ma anche quelli declinati ad un genere specifico, come “attrice” o “attore”. Meglio un generico “persona” o “artista”, non sia mai che qualcuno si offenda. Se sono, poi, disponibili termini neutri che hanno la stessa forma per i due generi, meglio ancora. Le regole della “scrittura inclusiva” esortano a prediligerli – ovviamente. Ad hoc per riferirsi sia agli uomini che alle donne è stato, inoltre, creato il pronome “iel” o “ille”.

Accademia Francese: “Una confusione che rasenta l’illeggibilità”

Insomma, le basi per una “neolingua” sono ormai gettate. Poco importa il monito dell’Accademia Francese: “La moltiplicazione dei segni ortografici e sintattici che induce si traduce in un linguaggio disunito, disparato nella sua espressione, creando una confusione che rasenta l’illeggibilità. È difficile capire qual è l’obiettivo e come potrebbe superare gli ostacoli pratici della scrittura, della lettura – visiva o ad alta voce – e della pronuncia. Ciò aumenterebbe il compito degli educatori. Ciò complicherebbe ulteriormente quello dei lettori”.

Il buon senso è ormai andato a farsi benedire, in una cieca corsa che sembra aver sbagliato la sua direzione e che ci investe tutti, senza distinzioni, in nome dell’inclusività.

Fonte: https://vocecontrocorrente.it/2021/03/08/no-uomo-donna-si-persona-in-francia-l-ultima-trovata-inclusiva/

DIVERSAMENTE SANI
Manuale per meglio sopravvivere ai medici e alle malattie
di Massimo Citro

Diversamente Sani

Manuale per meglio sopravvivere ai medici e alle malattie

di Massimo Citro

La prima regola fisiologica è: nel nostro corpo tutto è connesso e tutti i mali insorgono da dentro. Sempre. Da dentro, non da fuori.

Da fuori può arrivare il fattore scatenante che accende la miccia, ma che non è mai la causa. Le cause vere, quelle determinanti, sono sempre dentro di noi.

Le malattie prendono origine da noi stessi

Batteri, virus, pollini o altri allergeni, il caldo, il freddo, l’umido e tutto quello che da fuori può intervenire a minare la salute, sono solo cause scatenanti, non rappresentano la causa. Dobbiamo rivedere certi concetti, divenuti ormai luoghi comuni.

Ci sono precise correlazioni fra sintomi e organi interni, ma non sono quasi mai spiegate ai pazienti, che anzi sono spesso deliberatamente tenuti all’oscuro su quel che, in fondo, riguarda loro stessi.

Il libro aiuta a decodificare i segnali che il corpo ci invia e a farsi – finché possibile – delle piccole diagnosi da sé. Con una medicina alla deriva, è essenziale essere un po’ medici di se stessi. Il dottor Massimo Citro Della Riva riporta insegnamenti antichi di quando la Medicina era saggia e non asservita a interessi industriali o di altro genere, per aiutarci a vivere meglio e non diventare dei diversamente sani.

Il libro è indirizzato a chiunque sia attento alla propria salute, a chi è malato o soffre di sintomi che non hanno trovato una diagnosi, a chi si prende cura di sé e cerca di diventare longevo in modo sano, ai colleghi medici che abbiano voglia di esplorare un po’ più in là.

Non si parla di suggestioni o mode, ma di casi clinici che dovrebbero far riflettere e far inserire le intolleranze alimentari in un piano globale di prevenzione, oltre che di cura, di molte malattie.

Sempre che le istituzioni abbiano interesse alla prevenzione. Sempre che qualcuno, magari per produrre maggior reddito, non ci voglia tutti un po’ malati, non troppo, ma nemmeno sani.

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