Le nuove droghe virtuali

L’impatto sulla salute delle droghe virtuali o cibernetiche è devastante: esse interessano oltre 2 miliardi di persone nel mondo.

Secondo un rapporto Unodoc 2017 (World Drug Report), nel mondo circa 247 milioni di persone nel 2016 hanno fatto uso di droga, di cui solamente gli oppiacei interessano ben 16 milioni. Per non parlare del gravissimo problema dell’alcol.

Un quadro inquietante che evidenzia una triste realtà, ma nonostante questo, i social fanno impallidire anche i più spietati narcotrafficanti colombiani. Le nuove droghe virtuali infatti interessano oltre 2 miliardi di persone nel mondo, di tutte le età, bambini inclusi, purtroppo. Tutti si preoccupano delle droghe fisiche ma pochi si interessano alle droghe cibernetiche, eppure l’impatto sulla salute è altrettanto devastante.

Sean Parker, il creatore di Napster e primo presidente di Facebook, ha recentemente utilizzato parole durissime verso tutti i social network. Il miliardario Parker, classe 1979, dopo aver partecipato alla rivoluzione digitale è il nuovo pentito.

Le piattaforme social sono state costruite con criteri ben definiti, che puntano a sfruttare le debolezze della mente umana, trasformandole in tempo speso e perso alla ricerca di conferme personali sulle pagine o applicazioni dedicate a questi servizi.

“Quando è stato lanciato Facebook le persone venivano da me e mi dicevano che non erano tipi da social media. Io rispondevo: ‘lo diventerete’. Loro replicavano: ‘assolutamente no’. E io li avvisavo: ‘Alla fine vi prenderemo’”. E’ andata proprio così. Un network fatto da miliardi di persone che sono state letteralmente accalappiate.

L’esempio perfetto è il perverso meccanismo dei like, si tratta di una vera e propria droga, una sorta di loop mentale continuo, alla ricerca di conferme su ciò che siamo o mostriamo di essere. Una dose continua e giornaliera di dopamina, in grado di creare dipendenza.

E’ un loop di validazione sociale spiega Parker – esattamente ciò che farebbe un hacker come me, ma in questo caso si sta sfruttando una vulnerabilità della psicologia umana. Gli inventori, i creatori (io, Mark Zuckerberg, Kevin Systrom su Istagram) lo comprendevano bene, ne eravamo coscienti. E lo abbiamo fatto lo stesso“.

Quindi, i creatori lo sapevano benissimo e se ne sono fregati degli aspetti moraliA spiegarne i meccanismi mentali è il dottor Adam Alter, professore alla New York University, già consulente di mostri quali Google e Microsoft, nel suo ultimo libro: “Irresistibile. Come dire no alla schiavitù della tecnologia”. Secondo il professore, i potenti delle corporation dell’intrattenimento “riconoscono che gli strumenti da loro promossi – pensati per essere irresistibili – finiranno per intrappolare indiscriminatamente i loro utenti”.

Secondo Greg Hochmuth, ingegnere che ha contribuito alla creazione di Instagram “c’è sempre un altro hashtag su cui cliccare e ad un certo punto il sistema assume vita propria, come se fosse un organismo, e diventa un’ossessione per le persona“.

Stessa cosa per Facebook che offre sempre qualche post da vedere. Lo scopo è quello di indebolire l’autocontrollo individuale e tenere incollate le persone davanti allo schermo tv, al computer, allo smartphone, al tablet, ecc.

Queste nuove dipendenze non implicano l’introduzione diretta di sostanze chimiche nell’organismo, ma producono gli stessi effetti anche biochimici di dipendenza e di assuefazione.

Lo conferma sempre il dottor Alter: “le dipendenze associate a sostanze e a comportamenti sono piuttosto simili. Attivano le stesse regioni del cervello e vengono alimentate da alcuni dei medesimi bisogni umani fondamentali”.

Ecco il vero motivo dei supporti tecnologici, dei social network, ecc.: distraggono, fanno perdere tempo alla vita, isolano le persone e danneggiano la salute umana.

Il paradosso è che la maggior parte delle persone pensa erroneamente che i social e i network siano uno strumento conoscitivo e informativo. Purtroppo non è così. Accedere a un’infinità di notizie non solo non significa nulla, ma anzi, tale aumento di informazioni fa crescere il degrado psicologico, rafforzando l’incapacità di risposta e l’inerzia mentale.

Il controllo mentale da parte del Sistema si basa anche sull’eccesso d’informazione! Bombardare di stimoli il cervello, provoca una catena di avvenimenti che finiscono con la mancanza di risposta, cioè con l’apatia. Non a caso siamo sottoposti ogni giorno a centinaia di migliaia di stimoli (linguistici, visivi, uditivi) che devono essere elaborati dal cervello.

Il punto non è se il nostro cervello ha la capacità o meno di elaborare tali volumi di byte, ma come esso valuta, giudica e analizza le implicazioni che le informazioni possono comportare. Il marasma di informazioni non lascia il tempo materiale per una valutazione, e questo è funzionale!

Prima che la mente sia in grado di giudicare l’informazione ricevuta si viene bombardati da una nuova ondata di stimoli che distraggono e inondano la mente con altri dati. E via così all’infinito. Questo impedisce una corretta valutazione delle notizie, indipendentemente da quanto importanti siano le implicazioni che queste comportano.

Tutto quello che viene percepito con i sensi, viene rapidamente digerito e dimenticato, trascinato via da un torrente incessante di altre informazioni. Tale bombardamento continuo impedisce di giudicare adeguatamente il valore dei fatti, rendendo le persone schiave non in grado di agire e/o reagire alle circostanze. In una parola: apatia.

Questo spiega perché la gente oramai non reagisce più alla degenerazione di tutti gli aspetti della vita: economico, politico, religioso, sanitario, ecc. La nuova droga cibernetica sta lavorando in maniera ottimale…

“Nessuno è più schiavo
di colui che è prigioniero
senza saperlo”
Johann Wolfgang von Goethe

Tratto da: https://www.facebook.com/marcellopamio/

Fonte: http://cerchionelgrano.blogspot.com/2017/11/le-nuove-droghe-virtuali.html

DEMENZA DIGITALE
Come la nuova tecnologia ci rende stupidi
di Manfred Spitzer

Demenza Digitale

Come la nuova tecnologia ci rende stupidi

di Manfred Spitzer

L'uso sempre più intensivo del computer scoraggia lo studio e l'apprendimento e, viceversa, incoraggia i nostri ragazzi a restare per ore davanti ai giochi elettronici. Per non parlare dei social che regalano surrogati tossici di amicizie vere, indebolendo la capacità di socializzare nella realtà e favorendo l'insorgere di forme depressive. Manfred Spitzer mette politici, intellettuali, genitori, cittadini di fronte a questo scenario: è veramente quello che vogliamo per noi e per i nostri figli?

Senza computer, smartphone e Internet oggi ci sentiamo perduti. Questo vuol dire che l'uso massiccio delle tecnologie di consumo sta mandando il nostro cervello all'ammasso. E intanto la lobby delle società di software promuove e pubblicizza gli esiti straordinari delle ultime ricerche in base alle quali, grazie all'uso della tecnologia, i nostri figli saranno destinati a un radioso futuro ricco di successi.

Ma se questo nuovo mondo non fosse poi il migliore dei mondi possibili? Se gli interessi economici in gioco tendessero a sminuire, se non a occultare, i risultati di altre ricerche che vanno in direzione diametralmente opposta?

Sulla base di tali studi, che l'autore analizza in questo libro, è lecito lanciare un allarme generale: i media digitali in realtà rischiano di indebolire corpo e mente nostri e dei nostri figli. Se ci limitiamo a chattare, twittare, postare, navigare su Google... finiamo per parcheggiare il nostro cervello, ormai incapace di riflettere e concentrarsi.

...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *