di Roberto Vivaldelli
In un’elezione presidenziale al cardiopalma, il candidato nazionalista Karol Nawrocki ha sconfitto di misura il centrista Rafał Trzaskowski, ottenendo il 50,89% dei voti contro il 49,11%, secondo i dati della commissione elettorale polacca.
Sostenuto dal partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS) e dall’amministrazione del presidente statunitense di Donald Trump, Nawrocki rappresenta una svolta populista a Varsavia, ennesimo segnale di una polarizzazione crescente tra gli Stati dell’est europeo e una battuta d’arresto per il premier Donald Tusk e per tutto l’establishment europeo-atlantista. Inoltre, rappresenta una brutta notizia anche per il leader ucraino Volodymyr Zelensky, con il quale Nawrocki ha avuto da ridire nei mesi scorsi.
Ora Tusk è un’Anatra Zoppa
La vittoria di Nawrocki rappresenta innanzitutto un duro colpo per il governo guidato da Tusk. Già durante la presidenza di Andrzej Duda, alleato di PiS, molte iniziative legislative della coalizione di centrosinistra e filo-Ue sono state bloccate. Con Nawrocki alla presidenza, questa dinamica è destinata a proseguire. “La presidenza di Nawrocki significa un conflitto di alto livello tra il presidente e Tusk” ha dichiarato a Politico Joanna Sawicka, analista politica di Polityka Insight, un think tank con sede a Varsavia. “Sarà difficile per il governo implementare riforme chiave, poiché il presidente può porre il veto sulla maggior parte di esse”.
La Polonia, infatti, è una repubblica parlamentare, con il governo che detiene il controllo della politica estera: tuttavia, il capo di stato ha il potere di veto sulle leggi o di inviarle alla revisione giudiziaria. La coalizione di Tusk non dispone dei voti in parlamento per superare tali veti, rendendo la governance estremamente complessa sotto un presidente ostile come Nawrocki. Nel suo discorso post-elettorale, quando l’esito era ancora incerto, Nawrocki ha dichiarato: “Salveremo la Polonia, non permetteremo che il potere di Donald Tusk sia completo”.
Tensioni con l’Ucraina di Zelensky
A differenza di altri leader euroscettici dell’Europa centrale, come il primo ministro slovacco Robert Fico o l’ungherese Viktor Orban, Nawrocki sostiene l’invio di aiuti militari all’Ucraina in funzione anti-russa. Tuttavia, a differenza dei “volenterosi”, la sua posizione è fortemente condizionale per via delle tensioni storiche mai sopite tra Polonia e Ucraina. Durante una conferenza stampa a Turek, nel centro della Polonia, Nawrocki ha dichiarato che “finché le nostre questioni, inclusa l’esumazione delle vittime del genocidio di Volinia, non saranno risolte”, non vede un futuro per l’Ucraina nell’Unione Europea o nella Nato.
Il riferimento è ai massacri dei polacchi in Volinia e Galizia orientale, serie di stragi compiute dal 1943 al 1945, nella Polonia occupata, a opera di tedeschi e dall’Esercito Insurrezionale Ucraino (Upa, braccio militare dell’Oun di Stepan Bandera e diretto dal suo braccio destro Roman Shukhevych, nelle quali persero la vita 100 mila polacchi.
Nawrocki, che è anche direttore dell’Istituto della Memoria Nazionale (Ipn), analizza gli eventi politici attuali anche attraverso una lente storica. In qualità di storico, ha evidenziato che l’Ucraina, prima di aderire all’Unione Europea, dovrebbe confrontarsi con il proprio (controverso) passato. Tuttavia, la posizione di Kiev è diversa: sebbene abbia iniziato a consentire alle esumazioni, non riconosce affatto il genocidio e considera le vittime polacche parte di un conflitto più ampio tra le due nazioni, in cui anche migliaia di cittadini ucraini persero la vita. Riconoscere tali stragi significherebbe, per Zelensky, macchiare la memoria dell’eroe nazionale Bandera, figura chiave del nazionalismo ucraino.
Lo Scontro con Zelensky
Durante la sua visita ufficiale in Polonia il 15 gennaio scorso, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha duramente attaccato Nawrocki: “Se l’Ucraina non è nella Ue e nella Nato, significa che l’Ucraina non avrà garanzie di sicurezza. Senza garanzie di sicurezza, l’Ucraina rimane sola contro la Federazione Russa”. Ha poi aggiunto un monito diretto: “Se i nostri alleati, e la Polonia è nostro alleato e partner, non ci vedono in un’alleanza di sicurezza, allora il signor Nawrocki dovrebbe iniziare a prepararsi, perché potrebbe dover prendere le armi per difendere il suo Paese insieme ai suoi concittadini. Se l’Ucraina non è parte dell’equazione, c’è un alto rischio che la Russia, dopo aver preso l’Ucraina, si trovi al confine con la Polonia“.
Segnale che la vittoria di Nawrocki potrebbe inasprire le tensioni tra i due Paesi: l’animosità storica verso Mosca potrebbe non essere più un collante sufficiente.
Articolo di Roberto Vivaldelli