La moderna “Inquisizione svedese”

Quella che segue è la descrizione di una vicenda assurda, che solo pochi anni fa avremmo ritenuto impossibile potesse accadere in Europa. Eppure… Ancora una volta si parla della Svezia, di questo straordinario laboratorio a cielo aperto di ingegneria sociale, sempre più strisciante verso il totalitarismo. Quella forma particolarmente subdola che si esprime nel “politicamente corretto”.

Due pericolosi sovversivi

Due pericolosi sovversivi

Ce la racconta oggi sul suo blog “The Truth Barrier” Celia Farber, giornalista svedese-americana. Riassumo brevemente la storia, che avrebbe sicuramente entusiasmato Franz Kafka, e quindi vi propongo la traduzione in italiano dell’articolo, perché offre una visione straordinariamente vivida della catastrofe socialdemocratica, attraverso gli occhi e il racconto di due suoi diretti protagonisti.

Una coppia di cantanti, Claes Mård e Nayana Gulstad, il 3 marzo di quest’anno, si è trovata per caso a filmare con uno smartphone dei disordini scoppiati tra gang rivali di immigrati e la polizia, nelle strade della città svedese di Hallsberg. I facinorosi stavano lanciando pietre, brandendo spranghe e attaccando auto della polizia. Il figlio diciassettenne di Mård era barricato all’interno del suo liceo insieme ad altri studenti, e i due musicisti hanno continuato a girare in macchina attorno alla zona, in attesa di poter recuperare il ragazzo. Nel mentre, hanno messo in diretta streaming il filmato su un social, per avvertire le persone della zona della situazione di pericolo. Questo gesto, ormai divenuto conquetudine nell’era della tecnologia portatile, da allora ha tuttavia completamente cambiato le loro vite. 

Subito dopo la pubblicazione del video sono stati contattati dai loro capi (lavorano per una specie di ARCI locale) ed è stato detto loro che potevano attendersi per esso il licenziamento. I loro strumenti ed attrezzature sono stati sequestrati ed è stato chiesto loro di scrivere una lettera di autocritica, nella quale avrebbero dovuto scusarsi, per il fatto di aver girato il filmato e di avere usato nello stesso parole negative. 

La cosa ancora più scioccante è stata la richiesta delle autorità di attribuire il loro gesto ad una loro presunta “infermità mentale”, per il fatto che Mård, ha l’ADHD e una lieve forma di autismo e l’altra, Gulstad, soffre di Sindrome di Asperger. (Si tratta di malattie postmoderne inventate dai “cuochi” dell’infame DSM-V, molto spesso utilizzate come etichette per persone scomode).

Le autorità svedesi hanno quindi chiesto ai due cantanti di mettere per iscritto che i loro handicap mentali li avevano indotti a farsi manipolare dai media “di estrema destra” e che nel momento in cui avevano commesso il “crimine” non erano in pieno possesso delle loro facoltà mentali. Cosa che hanno rifiutato di fare. È incredibile cosa è stato costruito, sul nulla, dal politicamente corretto!

Celia Farber li ha intervistati per telefono dagli Stati Uniti il 21 marzo. Ecco la traduzione (editata) dell’intervista a Claes e Nayana. (CM, sta per Claes Mård, NG, sta per Nayana Gulstad, e CF, per Celia Farber.)

Nayana Gulstad e Claes Mård

Nayana Gulstad e Claes Mård

Celia Farber: Parlatemi di voi.

NG: Lavoriamo per un’associazione culturale statale chiamata ABF per la quale ci esibiamo ogni settimana come “Sound of Scandinavia”nelle case di riposo per anziani e malati di Örebro, suonando per loro ogni tipo di musica. [Nota: Per pura coincidenza,Örebro è la città dove Celia è cresciuta e dove lavora il poliziotto Peter Springare, che nei giorni scorsi ha denunciato, sempre su Facebook, le censure delle autorità svedesi riguardo ai crimini commessi dagli immigrati.]

CF: Che cosa è esattamente l’ABF?

NG: ABF significa Associazione Educativa dei Lavoratori … il che comprende anche l’informare le persone di quali sono i loro diritti sindacali.

CF: È un’associazione socialdemocratica?

NG: Secondo alcuni dei suoi capi, si, non si può appartenervi senza essere iscritti al partito socialdemocratico, mentre per il suo massimo dirigente si tratta di un ente politicamente neutrale.

CF: Quando sono iniziati i vostri problemi?

NG: Quindici giorni fa, il 3 marzo, c’è capitato di registrare un evento in cui dei criminali hanno lanciato pietre e causato tumulti presso la scuola superiore locale di Hallsberg. Io filmavo mentre Claes guidava. Stavamo parlando durante le riprese e, sai com’è, ci sarà scappata una parola un po’ forte. Ma non volevamo offendere nessuno, nessuno di origine straniera. Non volevamo farlo. [Seconda nota della psicologa tradizionalista. Tant’è, non possono fare a meno comunque di scusarsi, di sentirsi in colpa per ciò che hanno pensato.]

CM: Ho vissuto nella Repubblica Dominicana per quasi 20 anni. Ho un bambino della Repubblica Dominicana e mia moglie è araba. Anch’io sono stato considerato “terrone”. Però questa parola non si può usare in Svezia, pubblicamente. Non si può dire “straniero” in Svezia: si può solo dire “immigrato”.

CF: Non mi direte che non si può fare per legge!

NG: Non vi è una legge, ma si suppone di essere abbastanza civili da non dirlo. Per esempio, non si dice più “Negro Ball” ma “palla di cioccolato”. [Questo è un riferimento ad un celebre prodotto svedese degli anni ’60 dal nome disastroso che fu poi cambiato negli anni ’90.]

CF: Possiamo parlare dell’evento che avete ripreso? Siete in grado di discuterne?

NG: Certamente. Abbiamo girato il filmato e lo abbiamo postato su FaceTime in diretta, e così la gente ha reagito con molta forza. In Svezia il problema non sono tanto gli immigrati, ma i problemi di integrazione. È facile colpevolizzzare gli immigrati, ma non è colpa loro. È dei politici che non si assumono le proprie responsabilità.

Ciò che abbiamo ripreso era qualcosa che normalmente si vede solo nei film. O che accade in città come Stoccolma, Goteborg, Malmo. Era totalmente surreale che accadesse nella nostra cittadina, ad Hallsberg.

Gettavano sassi contro la polizia e hanno anche colpito un’auto di pattuglia, prima che gli agenti riuscissero ad averne ragione. Mio figlio era bloccato a scuola perché avevano chiuso le porte. Giravamo attorno nel quartiere in attesa di poterlo portare via.

CF: Quante persone hanno visto il vostro filmato?

NG: Circa mezzo milione. È stato pubblicato anche sulla pagina Facebook di Peter Springare e su altri social media.

CF: Vi era stato chiesto di raggiungere la scuola?

NG: No, vi siamo capitati per caso.

CF: Come lo sapevate che vi erano dei problemi?

NG: Abbiamo semplicemente visto cosa stava accadendo passando di lì.

CF: Quanti anni ha tuo figlio?

CM: 17.

CF: Eri preoccupato per la sua sicurezza?

CM: Sono abituato alle rivolte fin dagli anni in cui abbiamo vissuto a Santo Domingo, dove vi erano spesso disordini. Temevo che potesse accadere qualcosa … Tipo una sparatoria nella scuola o qualcosa del genere …

CF: Che cosa è successo dopo la pubblicazione del video?

NG: La gente ha avuto una reazione molto forte. Poi ABF ci ha chiamati e ha detto che il video avrebbe potuto costarci il posto di lavoro.

CF: Ve lo hanno detto per telefono?

NG: Sì, ci hanno informati che dei politici avevano contattato ABF chiedendo loro come fosse possibile che lavorassimo per l’associazione.

CM: Il 99% di coloro che, tra la gente comune, ci hanno contattato però stava dalla nostra parte. Anche questo è stato come uno shock, l’inizio di un cambiamento… Ora la gente sta finalmente provando a dire la verità su ciò che sta accadendo qui. Gli occhi sono stati tenuti chiusi per troppo tempo. Noi che abbiamo utilizzato i nostri nomi apertamente, siamo stati però anche minacciati e la mia auto è stata vandalizzata, completamente distrutta.

NG: Quelli di ABF ci hanno detto che avremmo dovuto scrivere una lettera contenente la nostra autodenuncia. Ci è stato detto che avremmo dovuto chiedere scusa per questo cattivo comportamento, che non era la prima volta che ci capitava, che siamo disabili mentali e per questo non capiamo le cose molto bene, e che eravamo stati ingannati dai media. Ci è stato chiesto anche di dichiarare pubblicamente le nostre idee politiche.

CF: Che cosa intendi dire, con “disabili mentali”?

NG: Io ho la Sindrome di Asperger e Claes ha l’ADHD e soffre di una leggera forma di autismo. Non avevamo mai avuto lamentele circa il nostro lavoro. Tutti dicono che siamo i migliori. È solo la politica che pensa che questo film è così … a loro non è piaciuto il film.

CF: Quanto tempo è intercorso tra il momento in cui hai girato il video e quella telefonata?

NG: Circa due ore.

CM: La notizia si era diffusa rapidamente in tutta la Svezia.

CF: Ma è scioccante. Sembra una cosa da DDR!

NG: Domani abbiamo il secondo incontro.

CF: Spero che lo registrerete. Insistete sul poter registrare l’incontro. Sul serio.

NG: Ci hanno già ci ha detto cosa scrivere nella lettera e domani la pretenderanno, punto.

CF: Ma siete persone libere in una democrazia!

NG: Non lo siamo, in Svezia, non proprio.

CM: Non in Svezia. Ti posso dire questo: ho vissuto 20 anni nella Repubblica Dominicana, a Miami, in Colombia, ho lavorato professionalmente nel mondo della musica e così ha fatto Nayana. Non siamo degli idioti. Siamo laureati, qualificati, ma ci vogliono far uscire allo scoperto e dire che siamo portatori di handicap mentali e per questo siamo stati cattivi e abbiamo girato quel video…

CF: Questo è molto scioccante per me, come americana. Voglio dire il fatto che abbiano il coraggio di dire che siete disabili mentali…

NG: Ho l’Asperger ma non me ne vergogno. Ci siamo sentiti molto umiliati. Sai cos’hanno fatto la settimana scorsa? Avevamo tenuto dei concerti extra per raccogliere fondi per la nostra attrezzatura musicale. Ebbene, sono venuti a requisirla in modo che non potessimo lavorare.

CF: Così hanno rubato i vostri strumenti.

NG: Sì.

CF: Avete un avvocato?

NG: Per essere onesti, non possiamo permettercelo in questo momento.

CF: Avete bisogno di un avvocato. Hanno confiscato la vostra attrezzatura e stanno cercando di impedire il vostro sostentamento. Ne parlo per esperienza. Non lasciate che questo accada. Questa è una versione moderna della tirannia comunista.

CM: Questo è esattamente quello che è. Non vorrei esagerare, ma credo che stiamo arrivando al punto in cui alcuni svedesi dovranno lasciare questo paese. Allo stesso modo in cui gli svedesi emigrarono negli Stati Uniti per sfuggire dalle persecuzioni della Chiesa.

NG: Ora sono i politici a perseguitarci. E noi siamo lavoratori della cultura, non siamo tenuti a essere tranquilli e buoni. Siamo tenuti a criticare la società. Siamo tenuti a essere un ponte tra le persone comuni e coloro che prendono le decisioni. Se i lavoratori della cultura non possono più esprimersi qui … poi cosa succederà?

CF: Il “Nerikes Allehanda” [giornale regionale] ha scritto sulla vostra vicenda?

NG: L’unica cosa che ha scritto è stata sull’atteggiamento avuto dalla Chiesa contro di noi, al fatto che i fedeli non avrebbero dovuto rivolgerci la parola in chiesa. Mi sono sentito una strega da bruciare e io credo in Dio.Voglio dire, però, che invece la nostra polizia locale, in occasione dei disordini che abbiamo documentato, ha fatto un lavoro fantastico. Hanno chiuso le scuole, hanno protetto i ragazzi.

CF: Questo scoppio di violenza ha a che fare con lo spaccio di droga e le lotte tra bande rivali?

NG: Sì. Narcotici, armi, faide tra diverse fazioni.

CF: Perchè secondo voi è così importante per lo stato e i media svedesi nascondere reprimere questa storia? Che cosa c’è sotto?

CM: Penso che abbia a che fare con la nostra industria principale in Svezia, che è quella delle armi che vendiamo agli altri paesi. Ed inoltre al fatto che quando arrivano profughi ci guadagnamo. Non noi svedesi comuni, s’intende, ma i nostri politici.

CF: Come fanno a guadagnare denaro sui migranti, se questa è la parola giusta? O piuttosto immigrati.Come fa la Svezia a guadagnare tanto su di loro?

CM: La Svezia ottiene i soldi dalla UE e dagli altri paesi per accogliere i rifugiati. Io lo chiamo un commercio di esseri umani. Si guadagnano soldi, ma in un modo molto miope.

CF: La UE vuole che i rifugiati vadano in Svezia. Ma perché proprio in Svezia?

NG: Per la verità, queste persone hanno davvero bisogno di aiuto, come quando scoppiò la guerra in Siria… Ci sono così tante persone in difficoltà che vogliono venire in Svezia. Siamo un buon paese. Ma siamo anche un esperimento sociale, dal 1970. Vogliamo essere in grado di dire che siamo meglio degli altri, che abbiamo un’alta moralità e che aiutiamo le persone. Ma noi non abbiamo proprio la possibilità di farlo, davvero.

CF: Torniamo all’incidente a cui avete assistito. Ditemi di più su quello che è successo.

NG: Questi giovani armati hanno gettato pietre contro la polizia, c’è stato un vero e proprio momento di panico, di caos.

CF: Nayana, quando dici armati che cosa intendi dire?

NG: Avevano delle spranghe. Ma non abbiamo ripreso il volto di nessuno. Siamo stati attenti a non filmare i loro volti. [La loro impressione era che si trattasse di bande rivali di immigrati dall’Etiopia.]

CF: Qual è stata la cosa peggiore che hai detto? Questa parola,“Blatte” [NDR. Meridionale nel senso di terrone. O marocchino nell’eccezione che il termine ha in Emilia Romagna, ovvero individuo proveniente da qualunque luogo al di sotto di Ancona]. Quella parola che non si dovrebbe dire…

NG: In Svezia si dice “fy fy fy,” (vergogna, vergogna, vergogna) a quelle parole. Se sei un buon svedese non si devono utilizzare parole come queste.

CM: Ma non è una parola così terribile, dai.

NG: E ‘una parola che non si dice. Non pubblicamente. Si può dire in casa, nella propria cucina, ma non in pubblico.

CF: Non vi hanno chiesto di rimuovere il video?

NG: E ‘stato cliccato così tante volte che era troppo tardi.

Abbiamo dei media orribili qui in Svezia. Esigono che ogni persona la pensi in un certo modo e nello stesso modo… Sono orribili. Semplicemente orribili. I media qui ad esempio stanno ora attaccando sistematicamente Trump. Costantemente. Non lo so. I media svedesi sono come la Chiesa del 1600.

CF: Affascinante. E ho notato, quando ho vissuto lì tempo fa, che in pratica non avete media alternativi, eccetto “News Voice” e pochi altri. Vorrei suggerirvi di leggere Torbjorn Sassersson di News Voice, se non lo fate già. OK. Così, di questo incontro con i dirigenti, hai scritto una lettera, parlamene.

NG: Ho scritto una lettera di autodifesa ma non l’hanno accettata. Dicevo che mi scusavo di aver parlato in modo dispregiativo: che noi non crediamo che i problemi che abbiamo qui in Svezia siano da attribuire agli immigrati ma che si tratti di un problema di integrazione, di un problema politico. Ho spiegato che siamo progressisti. Che crediamo nella democrazia, nell’uguaglianza … ma che si deve parlarne quando qualcosa non va.

CF: Potrei avere una copia di questa lettera?

NG: Sì, certo, te la manderò.

CF: Grazie. Perché non l’hanno accettata?

NG: Vogliono che siamo più precisi nell’auto-definirci “progressisti”; che cosa significa. Credo nella libertà, credo che ognuno dovrebbe essere libero di essere ciò che è, ma per loro non è abbastanza. E poi, come ho già detto, vogliono farci invocare l’infermità mentale, ammettere che non abbiamo capito quello che stavamo facendo, e che siamo stati strumentalizzati dai media di estrema destra a scopi politici. Sai, abbiamo le elezioni, presto, in Svezia. Io sono un liberale. Con questo voglio dire che credo nell’esporre i fatti e la verità delle cose.

CF: Claes, anche tu hai dovuto scrivere l’autodafè oppure la lettera era per tutti e due?

NG: Si, l’ho scritta per tutti e due.

CM: Il mio punto di vista è che abbiamo girato alcuni video, perché c’è capitato di essere lì nel momento in cui quegli eventi stavano accadendo. Non abbiamo abusato della nostra posizione e in realtà non abbiamo nulla di cui scusarci, in effetti. A parte il mio uso di quella parola riferita agli immigrati.

NG: In Svezia non ti è permesso di chiamarli in altro modo che “immigrati”.

CF: Si può dire “immigrati” ma non “stranieri”. Il mio orecchio svedese-americano, non sente una gran differenza, ma OK… Hai scritto una seconda lettera quando hanno respinto la prima?

NG: No, abbiamo questo secondo incontro domani. Stanno formulando una lettera che dovremo firmare senza necessariamente averla approvata.

CF: Il fatto è accaduto il 3 marzo? Quando vi hanno requisito l’attrezzatura?

NG: Lo scorso Giovedi, alle 9 del mattino. Hanno preso tutti i nostri strumenti.

CF: Incredibile. Avete paura di non poter più essere in grado di sostenere voi stessi?

CM: Si. Domani siamo a rischio di venire licenziati.

CF: Per favore, registrate l’incontro.

NG: Ho intenzione di sfruttare il fatto che, come hanno detto, abbiamo un handicap mentale, e quindi abbiamo bisogno di riascoltare ciò che abbiamo detto.

CF: Questo è importante. In caso contrario, potranno fare ciò che vogliono, potranno rovinare la vostra reputazione, togliervi i mezzi di sussistenza. Si potrebbe anche registrarli mentre dicono che non è possibile registrare. In tal caso, si trattrerebbe di una società definitivamente fascista.

CM: Questo è vero. Ho vissuto in Sud America. In paesi sotto un regime fascista. Questo è peggio.

CF: In che modo è peggio? Sono d’accordo.

CM: Quando vivevo nella Repubblica Dominicana, per esempio, non sono mai stato controllato dalle autorità. Le mie opinioni … nessuno stava controllando questo genere di cose. Qui vogliono sapere tutto!

CF: Ciò che ho notato, quando sono stata in Svezia recentemente, è che la gente è davvero cambiata. Nessuno può parlare, nessuno vuole discutere, è molto strano. I miei amici mi hanno attaccato su FB come una criminale per aver portato alla luce queste cose. Io sono americana. Dopo tutto posso sempre andarmene. Ma per gli svedesi dev’essere terribile sentirsi traditi in questo modo: sapere che i sentimenti degli Svedesi non significano nulla, e quelli degli immigrati significano tutto.

NG: Siamo un esperimento sociale. Dobbiamo essere allevati, plasmati, progettati. È così per la nostra istruzione e per i media.

CM: Non abbiamo bisogno di carceri e cose del genere, perché qui si possono controllare le persone in ogni caso. Possono licenziarmi domani. Essi possono eliminare gli assegni sociali o altro. L’intera società è costruita su questo sistema che fa sì che quei cittadini che non fanno ciò che i politici vogliono, saranno in qualche modo puniti.

CF: Qual è stata la reazione dei vostri amici?

NG: Molti pensano che abbiamo fatto una buona cosa, ma non avrebbero mai osato farlo loro stessi. Pensano che siamo coraggiosi. Ci chiamano informatori, come Peter Springare, ma siamo davvero solo semplici lavoratori della cultura, che vanno in giro cercando di suonare della buona musica per i nostri anziani. Non stiamo cercando di fare politica.

CF: Preparatevi al fatto che la vostra storia possa diventare conosciuta a livello internazionale. La Svezia non si rende conto di quanto la danneggi questa cattiva pubblicità. Nella comunità internazionale le persone sono sgomente e si chiedono: “Ma che sta succedendo lassù?” Le autorità sprecano un sacco di tempo e risorse per dare la caccia agli svedesi che pronunciano le parole sbagliate quando avrebbero gravi problemi da affrontare. È come una psicosi.

NG: Penso sia proprio così. Siamo vicini alle elezioni e i politici svedesi sono preoccupati perché l’SD [il partito di “estrema destra” che spinge per la riforma dell’immigrazione] è attualmente al 20% e si sta alleando con il partito moderato. Il prossimo anno non sappiamo come sarà la Svezia.

CF: Qual è la verità sulle donne, sulle ragazze, sulle molestie sessuali e gli stupri? Quanto è grave il fenomeno?

NG: Abbiamo sempre avuto bagni pubblici in Svezia. Ora vogliono separare le donne dagli uomini, per impedire a questi uomini di molestare sessualmente le donne.

CM: Quello che hanno fatto qui in Svezia è che hanno ceduto a questi gruppi estremisti che vogliono cambiare la società.

NG: La cosa peggiore è che per 100 anni le donne hanno lottato per la parità dei diritti. Stesso stipendio, stesse opportunità. Ora è tutto spazzato via, non è più una cosa importante.

CF: Nessuno si preoccupa dei diritti delle donne?

NG: Quando un uomo svedese commette un crimine sessuale contro una donna i giornali scrivono: “uno svedese” ha fatto questo o quello. Quando si tratta di un immigrato dicono semplicemente “un uomo …”

CM: Le statistiche sui casi di violenza sono saliti alle stelle. Le donne non osano uscire da sole.

NG: Non si può più nemmeno mandare tranquillamente le nostre ragazze ai concerti, perché vengono molestate e rischiano di essere violentate. Gruppi di ragazzi agiscono in massa e molestano e stuprano le ragazze.

NG: Le azioni delle autorità in tema di immigrazione non sono coordinate. Non hanno una politica di integrazione. La Svezia ha bisogno di famiglie con bambini. Non capisco perché dobbiamo ricevere tutti questi uomini. Dovremmo andare alle zone di guerra come abbiamo fatto nella Seconda Guerra Mondiale con i “bus rosa” della Croce Rossa e raccogliere donne e bambini. Perché tutti questi uomini? Durante la guerra il re è andato a raccogliere i bambini ebrei, perché non possono andare in Siria e raccogliere questi poveri bambini, e le loro madri? Perché non possono farlo?

CF: Ci manca un pezzo. Qualcosa che noi non sappiamo. Hanno in mente qualcosa, i globalisti. Ultima domanda, per ora: Mi chiedevo, come ci si sente dentro, dopo questo attacco?

CM: Sono devastato. Questo paese è andato indietro. Sono profondamente preoccupato per il futuro qui. Dobbiamo avere la libertà di dire ciò che pensiamo. Non è necessario essere d’accordo con tutti. Ma dobbiamo consentire ad ogni persona il diritto di esprimersi.

CF: La Svezia non è quasi più una democrazia. È come un sistema totalitario morbido.

CM: Domani potrei restare senza lavoro perché ho girato il video di una rivolta. Non ho espresso una posizione politica, mi è capitato di essere lì quando questa rivolta è accaduta.

CF: È un classico del totalitarismo. Punire tutti i testimoni.

CM: Il mio pensiero è questo: se perdo il lavoro domani a causa di questo, voglio che il mondo intero lo sappia.

NG: Posso essere coraggiosa, ma sono anche preoccupata. Questo non significa però che mi fermerò. Possono uccidermi, se vogliono. Credo che la voce di ogni persona dovrebbe essere ascoltata.

CF: “Sono stati licenziati”. “Decapitati”, secondo le loro parole. E non potranno riavere la loro attrezzatura.

Traduzione di Barbara Tampieri (Titolo originale: “Non ci saremmo mai aspettati una sorta di Inquisizione svedese”)

Fonte originale: “Swedish Singing Duo With Aspergers, ADHD, Threatened by State For Filming Riot: Told To Call Themselves Mentally Impaired, As Instruments Seized And They Face Firing.”

Fonte: http://ilblogdilameduck.blogspot.it/2017/03/non-ci-saremmo-mai-aspettati-una-sorta.html

Un commento

  1. cose da pazzi! L’Urss si è trasferito nella U.e, in particolare in Svezia, come diceva il libro di quel’ex appartenente al KGB

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