La guerra contro l’Amazzonia

di Paolo Manzo

L’Amazzonia è un paradiso che non cessa di sorprendere e l’ultima notizia arriva proprio dal Rio delle Amazzoni, il fiume simbolo di questa porzione di mondo che, da sola, contiene le riserve acquee più grandi del pianeta.

AmazzoniaLaddove il fiume incontra l’Oceano Atlantico, un’équipe di biologi dell’Università di San Paolo del Brasile, ha infatti scoperto una vera e propria barriera corallina, fatto assolutamente rivoluzionario nelle conoscenze biologiche attuali. Perché questa barriera di coralli – oltre a racchiudere un ecosistema perfetto a causa delle sue caratteristiche e dimensioni – è apparsa subito come un “bioma”, cioè una vera e propria porzione di biosfera con un’estensione notevole, dal Brasile fino alla Guyana. E così, dentro i sette milioni di chilometri quadrati che costituiscono le dimensioni della foresta amazzonica, la scienza ha fatto un altro passo avanti.

“Finora il mondo scientifico sapeva che le barriere coralline hanno bisogno di molta luce, poco sedimento, acqua salata, insomma di questi presupposti – spiega il geologo Michel Mahiques della USP, l’Università di San Paolo – e, invece, per la prima volta ci siamo trovati di fronte ad un bioma, una struttura che contraddice tutto questo. Realmente si rompe un paradigma della scienza”.

Un evento rivoluzionario, insomma, che però ha subito attirato l’attenzione anche delle multinazionali del petrolio con in testa la Total, che sono pronte ad esplorare e trivellare. Tanto da destare l’allerta di Greenpeace che, organizzerà una spedizione sul posto per denunciare al mondo l’assurdità dell’iniziativa. Ma le trivellazioni in prossimità della prima barriera corallina al mondo di tipo fluviale non sono che la punta di un iceberg.

Nonostante l’importanza riconosciuta a parole in tutto il mondo dell’Amazzonia, poco si fa infatti per preservarla e molto, invece, per distruggerla. Come dimostra la riforma del Codice forestale – votata e sostenuta a piene mani dal governo di Dilma Vana Rousseff nel 2012 – ma strutturata in modo da favorire proprio le lobby che bisognerebbe invece limitare, ovvero quelle dell’agroindustria e dell’allevamento, le quali il più delle volte hanno fatto del disboscamento illegale il loro mantra. Con una punta di assurdità che ha visto quel governo amnistiare tutti i reati di questo tipo perpetrati fino al 2008.

I dati dal canto loro fotografano una realtà sempre più allarmante, nonostante tutti gli sforzi di marketing politico dei verde-oro. Tra il 2015 e il 2016, solo in Amazzonia, si sono persi ottomila chilometri quadrati e si è registrato un aumento del disboscamento illegale del 30% rispetto all’anno precedente. Una cifra enorme se si considera la brevità di tempo in cui si è verificato tale disboscamento, anche se non deve stupire considerando che, proprio in quel periodo, ministro dell’Agricoltura di Dilma era stata Kátia Abreu, già vincitrice del premio “motosega d’oro” assegnatole da Greanpeace nel 2009, quando la sopramenzionata era “solo” una latifondista senatrice del Tocantins.

Per non parlare poi dell’aumento di progetti di costruzione di impianti idroelettrici, contro i quali sono scesi in campo star internazionali, come il musicista Sting. E se la centrale di Belo Monte ha catalizzato per anni l’attenzione dei media di mezzo mondo, adesso la stessa è rivolta a São Luiz do Tapajos – sempre nel Pará, immenso stato amazzonico grande oltre quattro volte l’Italia. Più precisamente dove, secondo gli ambientalisti, l’impatto di un’altra mega-idroelettrica sarebbe devastante, tanto che gli indios del posto, spaventatissimi, si dicono pronti a tutto pur di impedirne la costruzione. “Quello che il governo sta facendo è molto chiaro. Significa che vuole la guerra – ha dichiarato il capo del villaggio Juarez Munduruku – non siamo noi che la vogliamo, è il governo che vuole la guerra contro di noi”.

Una protesta, quella contro l’idroelettrica di São Luiz do Tapajos, che si sta spostando adesso sugli scranni del potere in quel di Brasilia e nelle strade di San Paolo, per amplificare il grido di dolore degli indios. Ma a rimetterci nell’insieme, se si continua di questo passo, non saranno solo i locali bensì tutto il pianeta, che all’Amazzonia deve la sorgente della sua vita e la promessa di un futuro.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/la-guerra-lamazzonia/

COWSPIRACY: IL SEGRETO DELLA SOSTENIBILITà
Il vero volto dell'industria più distruttiva di tutti i tempi
di Kip Andersen, Keegan Kuhn

Cowspiracy: il Segreto della Sostenibilità

Il vero volto dell'industria più distruttiva di tutti i tempi

di Kip Andersen, Keegan Kuhn

Il lungometraggio Cowspiracy, prodotto da Leonardo DiCaprio, ha vinto numerosi premi, tra cui l'Audience Choice Award al 2015 South African Eco Film Festival e il Best Foreign Film Award alla 12° edizione del Festival de films de Portneuf sur l'environnement. Sta scuotendo le coscienze degli spettatori di tutto il mondo, mostrando la connessione tra allevamenti intensivi, deforestazione, produzione di gas serra, distruzione della foresta pluviale con la conseguente estinzione delle specie indigene e del loro habitat, erosione del manto terrestre e inquinamento idrico.

Il segreto della sostenibilità è il saggio scritto dai registi del lungometraggio, di cui riprende i temi arricchendoli di nuovi contenuti, con 

  • Le testimonianze complete dei personaggi intervistati (Will Anderson di GreenPeace, Lisa Agabian di Sea Shepherd, gli scrittori Michael Pollan e Will Tuttle...).
  • Statistiche e informazioni aggiornate. 
  • Un'analisi degli interessi economici dietro al business dell'allevamento animale e delle ragioni per cui le principali organizzazioni ambientaliste mondiali hanno paura di parlarne.
  • Consigli per adottare uno stile di vita vegan, a partire dall'alimentazione.
  • Strategie per ridurre la propria impronta ecologica sul pianeta.

Dalla quarta di copertina

Dai creatori di Cowspiracy, il docufilm che ha sconvolto l'America, tutta la verità sull'allevamento intensivo animale.

Cowspiracy è considerato l'erede spirituale di film come Fast Food Nation e Food, Inc., che hanno puntato i riflettori sul business delle industrie della carne, delle uova e dei latticini. Vincitore di numerosi premi, è diventato fonte di ispirazione per un vasto pubblico su cui ha lasciato il segno.

Kip Andersen e Keegan Khun partono da una domanda molto semplice: se ogni anno la zootecnia produce più emissioni di gas serra di tutti i trasporti messi insieme, inquinando o distruggendo gli habitat, per non parlare della crudeltà che infligge a 70 miliardi di esseri senzienti, perché le principali associazioni ambientaliste di tutto il mondo (da Greenpeace a Oceana) non ne parlano? 

In questo libro, i due registi hanno raccolto tutto ciò che non sono riusciti a catturare con le videocamere o tralasciato dal montaggio finale: le testimonianze complete dei personaggi intervistati (Lisa Agabian, di Sea Shepherd; gli scrittori Michael Pollan e Will Tuttle); dati aggiornati; tutto ciò che si nasconde dietro al business dell'allevamento animale e dell'industria della carne e di quella casearia; consigli per adottare uno stile di vita realmente sostenibile e per ridurre la propria impronta ecologica sul pianeta.

La Terra ci mette a disposizione i suoi frutti da moltissimo tempo. 
È venuto il momento di restituirle tutto, con gli interessi.

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