di Andrea Ippolito
Mentre sentiamo spesso che i “blocchi” all’economia sono stati guidati da modelli scientifici e che esiste una relazione esatta tra il livello di attività economica e la diffusione del virus, questo non è supportato dai dati.
I blocchi della pandemia, che abbiamo chiamato tutti lockdown, hanno “distrutto milioni di mezzi di sussistenza”, afferma JP Morgan nel suo studio. Marko Kolanovic, ha affermato che i governi sono stati spaventati da “report scientifici pieni di errori”, e che hanno infine imposto dei lockdown che sono risultati “inefficienti” o, che addirittura “sono stati applicati troppo tardi”, risultando appunto poco efficienti, queste le spiegazioni dello strategist e fisico di JP Morgan.
“A differenza dei rigorosi test sui nuovi farmaci, i lockdown sono stati amministrati con scarsa considerazione del fatto che potevano non solo causare devastazioni economiche, ma potenzialmente provocare più morti rispetto allo stesso Covid-19”, ha affermato il fisico.
Il virus “probabilmente ha le sue dinamiche”, le quali non sono “correlate a misure di blocco spesso incoerenti”. La Danimarca è tra i paesi che hanno visto il suo tasso di ‘R’ diminuire dopo la riapertura di scuole e centri commerciali, mentre in Germania il tasso è rimasto per lo più al di sotto di 1,0 anche dopo che il blocco è stato allentato.
La Danimarca ha liberato la sua economia senza che ci fosse una nuova ondata di casi, tutto è stato riaperto ed i bambini sono tornati a scuola. Va ricordato che il tasso ‘R’ mostra quante persone può infettare ogni paziente che ha contratto il virus. Un tasso ‘R’ inferiore a 1,0 viene considerato dagli stati come un indicatore chiave che l’epidemia si sia ritirata.
Il rapporto del colosso finanziario inoltre mostra che una volta revocati i lockdown in USA, stati come l’Alabama, il Wisconsin ed il Colorado hanno avuto tassi di ‘R’ più bassi.
Il professore Carl Heneghan, direttore del Centre for Evidence-Based Medicine dell’università di Oxford, ha comunicato che questo periodo epidemico ha visto il calo (in Gran Bretagna) ben prima che venisse ordinato il lockdown il 23 marzo. Il professore aveva detto che il picco dei nuovi casi si era avuto l’8 aprile (ed aveva suggerito un picco di infezione 3 settimane prima 18 marzo).
Il rapporto di JP Morgan include grafici che mostrano che “la stragrande maggioranza dei paesi ha ridotto i tassi di infezione dopo l’abolizione dei blocchi”, infatti i tassi di infezione hanno continuato a diminuire anche quando è stato preso in considerazione un periodo di ritardo per la comparsa di nuove infezioni.
L’analisi dice che la decisione di imporre lockdown è stata sostenuta da “documenti scientifici imperfetti” predittivi di milioni di morti nel mondo Occidentale. Uno sguardo sulla Cina infatti mostra diverse migliaia di morti, ma “un tasso di mortalità al di fuori di Wuhan molto basso.
“Mentre sentiamo spesso che i blocchi sono guidati da modelli scientifici e che esiste una relazione esatta tra il livello di attività economica e la diffusione del virus questo non è supportato dai dati“, infatti i tassi di infezione sono diminuiti anche dopo che si è avuto un notevole ritardo di misurazione, tali dinamiche possono essere influenzate da un aumento del lavaggio delle mani e persino da modelli meteorologici.
“Il fatto che la riapertura non abbia cambiato il corso della pandemia, è coerente con gli studi che dimostrano che l’avvio di lockdown non ha modificato il corso della pandemia“, afferma ancora il rapporto.
Lo studio della JP Morgan affronta anche la parte riguardante la ripresa dell’economia, confermando che i lockdown rimanevano in essere anche quando c’era stata un’evoluzione della conoscenza delle cure di contrasto al virus, distruggendo di fatto “milioni di mezzi di sostentamento” e costringendo milioni di persone alla disoccupazione. Infine, per quanto riguarda alcuni paesi europei, le misure “non hanno prodotto alcun cambiamento nei parametri pandemici” come appunto il tasso ‘R’.
Articolo di Andrea Ippolito