Il Senso della Vita

di Gian Pietro “Jumpi” Miscione

A quasi nessuno oggi verrebbe in mente di mollare tutto per andare a rischiare la vita in difesa di un qualche ideale. Qual è il senso della vita che oggi ci sembra appropriato?

Un giorno di qualche anno fa, mia moglie ricevette un messaggio da un professore dell’università statunitense dove ella aveva studiato. Le diceva che sarebbe arrivato presto a Barcellona (Regno di Spagna), dove all’epoca vivevamo, e la invitava ad un caffè. Il motivo della visita del professore era un incontro di familiari dei soldati delle Brigate Internazionali, che avevano partecipato alla guerra civile spagnola. Il padre di quel professore, infatti, una settantina di anni prima, aveva scelto di lasciare la propria casa negli Stati Uniti per andare a combattere dall’altra parte del mondo, in difesa degli ideali di libertà e democrazia in cui credeva.

Tanti altri giovani di molte nazionalità decisero di giocarsi le proprie vite in quella guerra, per difendere il legittimo governo democraticamente eletto contro i fascisti di Franco. Si trattò di un conflitto che annunciò quali sarebbero stati gli schieramenti nella Seconda Guerra Mondiale ed in cui era chiaro dove stesse la ragione. I fascisti vinsero e Camus ebbe a dichiarare: Fu in Spagna dove la mia generazione imparò che uno può avere ragione ed essere sconfitto, che la forza può distruggere l’anima e che, a volte, il coraggio non riceve ricompensa”.

Quella scelta così forte ci appare oggi lontanissima. A quasi nessuno oggi verrebbe in mente di mollare tutto per andare a rischiare la vita in difesa di un qualche ideale, a migliaia di km di distanza, in un paese che non è il nostro. Non a caso, fece la stessa impressione di “assurdità” Lorenzo Orsetti che, nel 2017, di fronte alla minaccia dell’ISIS (unanimemente considerato “il male assoluto”), invece di indignarsi su Twitter, andò a combattere in Siria, dove poi morì in combattimento nel marzo 2019, Così come il padre del professore statunitense, Orsetti decise di dare un senso ben definito alla propria vita, un senso che alla maggior parte di noi, oggi, nel mondo occidentale, sembra una follia.

Ma allora abbiamo chiara un’alternativa a queste scelte che sentiamo così dissennate? Qual è il senso della vita che oggi ci sembra appropriato? La risposta è ovviamente difficile, ma mi sento di poter affermare che sono in pochi quelli che non solo possono rispondere, ma anche quelli che se lo domandano. Eppure – nei limiti del possibile – dovremmo spendere i pochi anni che ci sono concessi su questo mondo per provare a dare un senso alle nostre vite ed a perseguire quel senso.

Guardandosi intorno, sembra che le nostre azioni siano volte a lavorare per guadagnare o accumulare denaro per “obbedire all’ordine non pronunciato” di consumare (per dirla con Pasolini) o conquistare, anche solo per qualche momento, la notorietà. Che altro? Anche l’obiettivo biologicamente fondamentale di riprodursi per perpetuare l’ordine con cui alcuni pezzi molecolari sono disposti nel nostro DNA non è più sentito come in passato. Ne sono la prova – almeno nel mondo occidentale – i tassi di natalità sempre più bassi.

In altri tempi, il senso della vita, oltre ad andare a combattere per la libertà, è stato tante cose: conquistarsi il Paradiso dopo la morte, andare a liberare il Santo Sepolcro, difendere ed elevare il prestigio del nome della nostra famiglia o comunque, genericamente, perseguire un’ideale forte, fosse esso religioso o politico.

Il vento dei nostri tempi ci porta invece il sapore di un’apatia generalizzata nella quale scelte come quelle dei brigatisti internazionali in Spagna o, provocatoriamente, anche quelle di un “kamikaze” passato o presente, ci sembrano assurde, perché lontanissime dai canoni della società attuale. Viviamo in un’epoca in cui – almeno nel mondo occidentale – le condizioni di vita sono le migliori di sempre, da decenni non ci sono guerre paragonabili a quelle del passato, abbiamo garanzie e protezioni inimmaginabili fino a poco tempo fa, eppure fatichiamo a dare un senso chiaro alla nostra vita, un senso che la qualificherebbe, la renderebbe più piena, come se qualcosa o qualcuno sopra di noi disapprovasse scelte troppo forti.

Probabilmente la libertà di cui godiamo oggi, in una società che ci induce continuamente a lavorare per guadagnare per comprare, ecc. e che ci spinge a concentrarci sull’ “io esteriore”, sui nostri individuali, consumistici benefici, ci rende difficile concentrarci su qual è il senso della nostra vita, sulla necessità e sul dovere di prendere in mano il timone e dirigerlo verso dove meglio ci sembra, accada quel che accada.

A pensarci bene, forse, un senso pieno della vita è molto in relazione al dedicare la vita non solo e non tanto a noi stessi, quanto soprattutto agli altri. Una bella frase di Alcide Cervi, il padre dei sette fratelli fucilati dai fascisti nel 1943, dice: “Il sole non nasce per una persona sola. La notte non viene per uno solo. Questa è la legge e chi la capisce si toglie la fatica di pensare alla sua persona”. E probabilmente è proprio così.

Rimane, al termine di queste brevi considerazioni, il riverbero della scelta “folle” di quel giovane statunitense ottant’anni fa, un riverbero ed una testimonianza più vivi che mai, anche oggi, nelle celebrazioni che spinsero il figlio a recarsi a Barcellona, nell’incontro con mia moglie e nel messaggio che è giunto fino a me… e fino a chi mi sta leggendo…

Articolo di Gian Pietro “Jumpi” Miscione

Fonte: http://www.lundici.it/2019/11/il-senso-della-vita/

EDUCARE CON GIOIA
Come aiutare i ragazzi di oggi a scoprire i veri valori della vita
di Michael Nitai Deranja

Educare con Gioia

Come aiutare i ragazzi di oggi a scoprire i veri valori della vita

di Michael Nitai Deranja

A cosa dare nutrimento nei bambini?
Da chi e da che cosa stanno attualmente assorbendo comportamenti e valori?
Come è cambiato il contesto culturale?
Quali sono gli ostacoli e quali le chiavi di accesso alla trasmissione dei veri valori della vita?

Sono domande che ci poniamo tutti i giorni e a cui Nitai Deranja offre risposte pratiche, mostrando come sia possibile passare dal vecchio stile educativo fondato sull'indottrinamento ad un nuovo approccio basato sulla scoperta dei valori tramite l'esperienza diretta.

La società è diventata interculturale e multietnica, i valori che vengono dalla tradizione sono messi in discussione e spesso gli adulti si impongono sui bambini oppure non fanno scelte; è necessario riconsiderare i valori dati per acquisiti e conferire nuova vitalità all'educazione. D'altra parte i bambini, in mancanza di adulti credibili ed efficaci, stanno assorbendo nuove norme comportamentali da televisione, film, videogiochi e musica. Proviamo a cambiare l'approccio all'insegnamento dei valori: anziché riceverli, in forme predefinite, dagli insegnamenti delle diverse tradizioni e religioni, mostriamo come alcuni valori indiscutibili, come la gentilezza, l'allegria, il coraggio, la buona volontà e l'autocontrollo, siano trasversali alle culture e unificanti.

Nitai Deranja offre un ampio ventaglio di attività, storie ed episodi di vita scolastica vissuta, immediatamente utilizzabili in classe o anche in famiglia, per educare i bambini e i ragazzi attraverso l'esperienza vissuta. Si passa attraverso il gioco e le storie perché questi strumenti didattici riescono meglio di qualunque discorso a trasmettere la leggerezza implicita della "materia" di cui sono fatti i valori.

Deranja descrive anche tante storie toccanti di progetti di servizio con i quali ha potuto toccare il cuore dei suoi alunni adolescenti, vincendo la loro irrequietezza, la noia e le rivalità, sempre pronte a manifestarsi in questa età. L'insegnamento è individuale e l'autore descrive in questo libro due strumenti metodologici per osservare e programmare efficaci azioni educative. Lo "sviluppo progressivo" mette l'accento sulla necessità di accompagnare ciascun bambino da un gradino al successivo nella sua crescita in consapevolezza e umanità; gli "strumenti della maturità" offrono una visione delle fasi di sviluppo e come operare in ognuna di esse.

I veri valori della vita sono già scritti nei cuori dei bambini ma l'irrequietezza mentale ed emozionale agita le acque e impedisce agli stessi bambini di prenderne consapevolezza; e questo fenomeno è tanto più forte durante l'adolescenza. Equilibrio, rilassamento e calma sono i risultati, testimoniati dagli stessi alunni dell'autore, dell'efficacia dell'inserimento dello Yoga nella didattica.

L'ultimo capitolo del libro offre le chiavi necessarie affinché gli adulti che stanno dedicando le loro energie al sacro compito di accompagnare i bambini verso la maturità, possano stabilire con loro una relazione fondata sul rispetto reciproco. La chiave di volta per tale rapporto è: una disciplina ferma e amorevole.

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