Il ruolo del Pentagono nel film “Captain Marvel”

di Tom Secker

In un solo weekend a marzo scorso, Captain Marvel ha incassato al botteghino la stratosferica cifra di 153 milioni di dollari in America e oltre 450 milioni su scala globale.

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La star, Brie Larson, lo ha definito il “più grande film femminista di tutti i tempi”, ma dietro questa parvenza progressista si nasconde un legame inquietante. La Marvel è usata per le pubbliche relazioni militari, per la propaganda di reclutamento e Captain Marvel non è altro che l’ultima incarnazione di un rapporto che va avanti da decenni.

I Fumetti della guerra

Durante la Seconda guerra mondiale, il governo statunitense creò “fumetti informativi” pensati per un pubblico statunitense e per gli alleati, mentre la Marvel e la DC diedero vita a fumetti rivolti, in modo specifico, alle forze armate. La prima edizione in assoluto di Captain America fu pubblicata nel  marzo del 1941, alcuni mesi prima dell’entrata in guerra degli Stati Uniti. La copertina ritraeva il Cap in azione che sferrava un colpo a Hitler, colpendogli la mandibola. Non è un caso che la leggenda della Marvel, Stan Lee, abbia prestato servizio nell’intelligence militare statunitense durante la guerra, contribuendo a fare propaganda. Nel frattempo, Jack Kirby e Joe Simon (i creatori di Captain America) furono membri della Writers War Board, un’organizzazione di propaganda finanziata dal governo, fedele all’ideale statunitense della guerra.

Dal 1986 al 1993 la Marvel Comics produsse e vendette The Nam, un fumetto curato da un veterano vietnamita che ebbe l’idea di creare la serie. Ogni mese, il fumetto raccontava una versione liberamente romanzata di eventi reali accaduti vent’anni prima e contribuiva a riscrivere la percezione pubblica della guerra del Vietnam.

In anni più recenti, dal 2005 al 2010, la Marvel ha inoltre avviato una coproduzione con l’esercito e con l’Air Force Exchange Service producendo il primo volume di The New Avengers. La serie di fumetti era disponibile solo al personale militare in Iraq e Afghanistan e aveva l’obiettivo di tenere alto il morale delle truppe. Le prime due edizioni sono state scritte da Brian Bendiss, che nel 2016, in occasione della visita al quartier generale della Cia, ha affermato di avere “idee e storie a sufficienza per i successivi dieci anni”.

L’esercito e l’universo cinematografico Marvel

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Considerando queste premesse, non c’è da stupirsi che il Pentagono sia stato strettamente coinvolto nell’adattare i fumetti Marvel a film. Per Hulk (2003) ha fornito accesso alle basi militari per le riprese e ha prestato alla produzione diversi carri armati, elicotteri e altri veicoli. In cambio, però, ha chiesto di apportare numerose modifiche alla sceneggiatura.

In effetti, senza il supporto del Pentagono, è probabile che l’universo Marvel non sarebbe mai diventato il maggior franchise di film a livello mondiale. I primi due film di Iron Man hanno beneficiato della massiccia assistenza alla produzione della Us Air Force: l’accesso alla base aerea Edwards, aerei per un valore di un miliardo di dollari, oltre all’equipaggiamento, come materiale di scena. Il supporto militare è stato quindi fondamentale per realizzare alcune delle scene più rappresentative nei film.

Il sostegno si è rivelato costoso: il Pentagono ha richiesto una piena approvazione della sceneggiatura e questo ha portato a una discussione sul set tra il direttore Jon Favreau e Phil Strub, al tempo contatto tra Hollywood e il Ministero della Difesa, a causa di una battuta presente nel copione e non gradita ai militari.

Il Production Assistance Agreement firmato dai Marvel Studios e dal Pentagono per Iron Man dimostra che l’Air Force ha considerato il film una grande opportunità per incentivare il reclutamento. Tra le clausole del contratto ne figura una in cui la Marvel acconsente a partecipare a “iniziative di marketing reciprocamente vantaggiose” tra cui “promuovere il coinvolgimento dei reclutatori.” Il rapporto è rimasto stretto anche per il sequel. Una banca dati del ministero della Difesa sul sostegno fornito all’industria dell’intrattenimento sottolinea come in Iron Man 2 l’Air Force abbia persino contribuito a valutare l’armatura di War Machine.

L’esercito statunitense ha anche partecipato al film Captain America (2011), permettendo alle riprese di accedere al Camp Edwards, perché secondo loro “Captain America è un ex-soldato che possiede i valori del soldato americano di oggi” e il film “promuove lo sviluppo delle capacità di resilienza.” Perfino i produttori di Thor (2011) si sono avvalsi di un ex membro dei Navy Seal per avere consigli sul set.

Tuttavia, il rapporto si rompe durante le riprese di The Avengers (2012), sebbene i produttori abbiano riscritto alcune parti del film per soddisfare le richieste del Pentagono, “tra cui rafforzare la trasmissione dei valori tipici dell’esercito ai soldati di oggi”. Le forze armate hanno fornito l’accesso al White Sands Missile Range e a “una compagnia di soldati per la scena della guerra climatica”, ma c’era un problema.

Nel film The Avengers, lo Shield decide di distruggere la città di New York con armi nucleari per respingere un’invasione aliena, senza tuttavia consultare le forze armate. Questo fatto ha provocato una rottura tra i Marvel Studios e il Pentagono, portando l’esercito a ritirarsi dal film durante la produzione. Come spiegato da Strub, “Non potevamo riconciliare l’irrealtà di questa organizzazione internazionale e la nostra posizione. A chi rispondeva lo Shield? Abbiamo lavorato per lo Shield? Ci siamo trovati davanti a un ostacolo e abbiamo deciso che non potevamo fare niente.”

Captain Marvel: la rinascita del rapporto esercito-Marvel

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Oltre al supporto in forma minore della National Guard al film The Winter Soldier (2014), il Pentagono non ha lavorato a molti film della Marvel dopo la rottura dei rapporti. I produttori di Age of Ultron (2015) si sono scontrati con la marina militare degli Usa sul fatto di aver “mostrato armi di nuova generazione del Dipartimento della Difesa” ma di non aver mai fornito la sceneggiatura al Pentagono per un controllo, quindi, l’esercito non ha avuto alcun coinvolgimento nel film.

Captain Marvel rappresenta la rinascita di questo rapporto di lunga data e il tentativo di riavviare non solo l’universo Marvel, ma anche il legame con il Pentagono. Così come è avvenuto per i film Iron Man, l’Aviazione americana ha garantito pieno sostegno a Captain Marvel.

Il gelido rapporto tra i Marvel Studios e il Pentagono si è sciolto durante l’ultimo tour dell’industria leader dell’intrattenimento alla Air Force. Nel 2016 circa 40 personalità di Hollywood, tra cui Jeffrey Bell, produttore esecutivo della Agents of Shield della Marvel, si sono recate in una base della Air Force in Alaska. Nel 2017 il tour alla Air Force della leader dell’intrattenimento ha fatto tappa al Comando spaziale e questa volta i pezzi grossi di Hollywood erano i co-direttori di Captain Marvel, Anna Boden e Ryan Fleck, e il produttore Mary Livanos. Anche Jonathan Schwartz, produttore dei Marvel Studios, ha partecipato al tour del Comando spaziale che, secondo i documenti della Air Force, aveva l’obiettivo di “mostrare e proteggere l’immagine della Air Force statunitense all’interno del settore mondiale dell’intrattenimento”.

Nei primi mesi del 2018 Boden, Fleck e la star del film, Brie Larson, hanno visitato la Nellis Afb per incontrare piloti, fare ricerca, osservare gli F-15 e Larson ha persino avuto la possibilità di volare su un F-16. L’Air Force ha iniziato a pubblicizzare Captain Marvel ancora prima dell’inizio delle riprese, e ha postato sui social media immagini della Larson con l’ex comandante della 57esima ala, Brig. Gen. Jeannie Leavitt. Questo ha comportato la piena assistenza alla produzione, tra cui l’accesso alla Edwards AFB per le riprese di aprile 2018, la possibilità di dialogare con storici militari e la disponibilità di aerei militari e decine di piloti come comparse.

Il supporto promozionale della Air Force è continuato dopo la fine delle riprese, nonostante diversi post sui social media e due parate aeree nel giorno della premiere, una a Disneyland, e l’altra alla premiere stessa. Durante l’evento sono stati inoltre intervistati veri piloti e pilotesse sul red carpet come parte della preparazione per la distribuzione del film.

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È evidente che il personaggio Captain Marvel, donna supereroina che si arruola nella Air Force, viene visto come uno strumento a sostegno del reclutamento. Oltre ad aver contribuito alla distribuzione del film, la Air Force ha lanciato una nuova campagna di reclutamento con il motto “Ogni eroe ha una storia”. Oltre 3600 cinema hanno mostrato gli spot pubblicitari di questa campagna, con il chiaro obiettivo di promuovere il reclutamento tra le donne. Come osservato dal sito militare Task and Purpose, a livello visivo i trailer di Captain Marvel e gli altri materiali promozionali assomigliano alle pubblicità di reclutamento militare, e l’impressione è quella di voler fare intenzionalmente una propaganda combinata.

Questo ha fatto da eco a Top Gun, film classico sponsorizzato dall’esercito, noto all’opinione pubblica per aver incrementato il reclutamento militare e ripulito la reputazione del Pentagono. Il database di supporto del ministero della Difesa alle produzioni di Hollywood riporta che Top Gun “ha recuperato interamente l’immagine dell’esercito, che è stata devastata dalla Guerra del Vietnam.” Probabilmente il Pentagono spera che Captain Marvel possa fare lo stesso sulla scia delle interminabili guerre combattute in Siria, Iraq e Afghanistan.

Nonostante gli sforzi del Pentagono, il contraccolpo è già in atto, e alcuni commentatori sostengono che il femminismo di Captain Marvel funga da cavallo di Troia per fomentare il militarismo. Questo non solo occulta le guerre reali, ma contribuisce anche a coprire molestie e violenze sessuali, problemi sistematici all’intero del mondo militare: infatti nell’esercito più di 1 donna su 25 denuncia di essere stata vittima di violenze (non contando coloro che non denunciano il fatto). La strategia del Pentagono di utilizzare Hollywood per promuovere il reclutamento femminile e per raffigurare la vita militare come un’esperienza emozionante, così bella da assomigliare a un film, viene considerata tremendamente cinica da alcuni osservatori.

Articolo di Tom Secker

Rivisto da Conoscenzealconfine.it

Fonte: https://it.insideover.com/politica/il-ruolo-del-pentagono-nel-film-captain-marvel.html

CUCINA VEGETALE CHE SPACCA
Sapori e profumi dall'Italia e dal mondo
di Annalisa Chessa

Cucina Vegetale che Spacca

Sapori e profumi dall'Italia e dal mondo

di Annalisa Chessa

Un libro incentrato sulla tradizione italiana, o meglio, sulla riscoperta della tradizione italiana.

Il cibo, attraverso le ricette, ci può portare in paesi lontani, mai visitati, oppure ricondurci nei nostri luoghi del cuore, restituendoci profumi, sapori e colori che credevamo persi,

Questo libro parla proprio di questo, di quei piatti che segnano la nostra vita, lasciando un marchio incancellabile nella memoria.

Qui ogni ricetta, ogni "Grande classico" italiano o internazionale, è anche un manifesto, il portavoce di una cucina vegetale cruelty free che ci dice che possiamo ritornare ai piatti delle nostre terre, dei nostri viaggi, della nostra memoria in un modo più etico, senza perdere sapori e profumi indimenticabili.

Una rivisitazione che ad alcuni sembrerà un atto sovversivo. E invece è solo cucina vegetale che spacca.

Dalla prefazione di Cristina Cotorobai

"Se mia figlia fosse nata in una famiglia che include carne e derivati nel proprio regime alimentare avrebbe interiorizzato l'usanza di masticare petto di pollo mentre accarezza e gioca con il cane.

Se fosse nata in una famiglia asiatica probabilmente avrebbe masticato anche il cane. È cultura.

È cultura (specista) pensare che un animale meriti la nostra compagnia e un altro di riempire il nostro piatto. Cultura considerare la carne suina come impura e quella ovina esente da peccati.

È cultura la convinzione che la "Vacca sacra" doni spontaneamente a tutti noi, non solo ai vitelli, il proprio latte. La cultura è fatta di credenze, di usanze, di convinzioni, di abitudini tramandate, e pressoché mai si basa su dati scientifici.

Per questo, è proprio la dieta onnivora essere "ideologica" e quanto di più lontano ci sia da una scelta attiva. Al contrario, quella vegana è animata da valutazioni obiettive che prima di tutto mettono in dubbio i retaggi culturali, e con dati alla mano scelgono di cosa, o meglio di chi non nutrirsi."

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Un commento

  1. Tutto questo mi fa venire in mente il fantomatico sbarco sulla luna di Sstanley Kubrick chissà perché.

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