Il Partner che attrai… è ciò che sei!

di Valeria Pisano

Secondo T. Dethlefsen, uno dei padri della medicina naturale ci innamoriamo della nostra ombra, cioè della nostra parte inconscia, che non conosciamo.

Da più parti ci viene detto che la persona che attraiamo non è mai un caso; se così tanti ci lasciano indifferenti e proprio quell’uomo o quella donna ci fanno “sbarellare” gli ormoni, c’è un perché!

Ho scritto molto al riguardo, soprattutto in relazione al fatto che, nelle relazioni sentimentali, di solito riviviamo le ferite che abbiamo subito nell’infanzia, è chiaro, quindi, che la persona da cui veniamo attratti, ha delle caratteristiche simili a quelle di nostro padre o di nostra madre, o di chi ne ha fatto le veci. Logicamente la cosa non è per niente evidente, e lo diventa solo dopo molto tempo, e solo per chi è davvero disposto a tuffarsi in profondità e vedere certe cose di sé.

La maggioranza, non serve dirlo, continua imperterrita a inveire contro colui o colei che lo ha fatto sentire rifiutato, abbandonato, tradito, umiliato o trattato ingiustamente. Il colpevole e responsabile è l’altro, e con questo sembra che tutto sia risolto. Peccato che, alla storia successiva, le cose si ripetano.

I più intelligenti, dopo diversi tentativi, iniziano a dire, tra sé e sé: “Ma allora sono io! Dipende da me!”. Ecco, questi sono quelli che meritano una standing-ovation, soprattutto se, poi, si prendono anche la briga di volerne sapere di più e cercano il modo di capire le loro responsabilità. Quello che mi interessa dire oggi, però, è qualcosa in più, e l’ho indicato nel titolo: la persona di cui mi innamoro rappresenta la parte di me che non conosco.

Per farmi capire è meglio che faccia qualche esempio… La donna che si lamenta di avere attratto marito e compagni che, a lungo andare, si rivelano simili – cioè sfruttano il suo lavorare senza sosta, si fanno mantenere, intrattengono altre relazioni, lasciandole tutti i gravami di situazioni intricate e pesanti – anziché continuare ad esprimere la sua energia maschile dovrebbe imparare a conoscere, integrare ed amare la sua parte femminile. Avrebbe bisogno di sentirsi tranquilla e serena, avendo accanto qualcuno che provveda ai bisogni economici della famiglia; ha bisogno di riconoscere ed integrare la parte di sé più debole e disponibile ad affidarsi agli altri, a chiedere aiuto, a lasciarsi andare.

La donna che dice di aver incontrato un uomo narcisista e manipolatore, probabilmente ha bisogno di riconoscere la parte di sé che cerca attenzioni mostrandosi brava, efficiente, calorosa, oppure vittima innocente. Anche queste doti possono servire ad attrarre attenzioni, ad ottenere riconoscimento ed apprezzamento, e solo riconoscendolo potrà imparare ad amare se stessa, anche nelle proprie imperfezioni e fragilità.

Per me stessa è stata una sorpresa riconoscere in me le caratteristiche della persona che avevo sposato, che ritenevo rude, grezza e grossolana, mentre io sembravo il ritratto della finezza. Frequentando per un certo periodo una scuola di ballo ed uscendo con i miei compagni di corso mi sono ritrovata a rispondere a tono alle battute più sconce, a conoscere la mia parte più sguaiata e volgare, che non avevo mai manifestato, eppure c’è.

Alla donna che si lamenta del fatto che incontra solo “molluschi”, che sente l’esigenza di “raddrizzare” riprendendoli ferocemente, ho fatto notare che, finché non avesse riconosciuto il “mollusco” che c’era in lei, non avrebbe potuto attrarre uomini che non si “ammosciassero” nell’intimità.

Imparando ad amare l’altro, impariamo ad amare la parte di noi che non conosciamo, quella bambina o quel bambino che sono nascosti profondamente dentro di noi, di cui non sappiamo più nulla. Le nostre storie d’amore servono a farci conoscere noi stessi, a farci sapere chi siamo, a farci capire come abbiamo trattato noi stessi finora e quanto bisogno abbiamo di manifestare ciò che giace sepolto nel nostro inconscio.

L’amore può durare, ed allora insieme impareremo a smussarci e ad accogliere l’uno le caratteristiche dell’altro, amandole così come sono; oppure può finire, e l’insegnamento che dobbiamo trarne è comprendere ciò che l’altro ci ha mostrato di noi.

Ognuno ci fa da specchio e, in questo specchio, possiamo ritrovare ciò che abbiamo rimosso e che rappresenta la nostra Verità. Riconoscendola, accettandola, integrandola ed amandola, possiamo imparare ad amare noi stessi e, facendolo, incontrare qualcuno che ci amerà così come siamo.

Riferimenti: T. Dethlefsen, “Malattia e destino“, Ed. Mediterranee

Articolo di Valeria Pisano, sito web: https://www.valeriapisano.com

Fonte : https://www.valeriapisano.com/il-partner-che-attrai-e-cio-che-sei/

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