Il business Ong, l’accusa della Corte dei conti europea: miliardi di sovvenzioni senza trasparenza

di Cristiana Mangani

A tenerle in vita sono le donazioni dei privati, delle aziende, le sovvenzioni istituzionali e le campagne di crowdfunding. Le ong vivono di questo, ma anche di tutti quei soldi che vengono stanziati dall’Unione europea e che rappresentano un giro di circa 11,3 miliardi di euro.

Una fetta enorme di denaro che è stata pianificata dalla Commissione Ue, nel periodo 2014-2017, la cui esecuzione è stata affidata direttamente alle organizzazioni non governative.

Le irregolarità

Il business si basa su progetti presentati e non sul soccorso in mare, ma ha fatto scattare l’allarme della Corte dei conti europea che, nella relazione presentata qualche giorno fa, ha rilevato parecchie irregolarità nelle “modalità con le quali i finanziamenti Ue, attuati tramite Ong, per gli aiuti umanitari e allo sviluppo, per la protezione dell’ambiente, la cultura e per altre finalità, vengono tracciate e indicate”. Insomma, non c’è trasparenza e non è chiaro questi soldi dove vadano a finire, come vengano gestiti e anche a cosa vengano destinati.

La Corte, infatti, avverte “che anche il sistema attualmente utilizzato per classificare le organizzazioni come ong non è affidabile e che la Commissione europea non dispone di informazioni sufficientemente dettagliate su come viene speso il denaro. Una simile mancanza di chiarezza, si riscontra anche nei casi in cui i fondi dell’Ue sono erogati a Ong indirettamente, tramite organismi delle Nazioni Unite”.

E la questione non è da poco: senza voler contestare l’azione umanitaria e gli sforzi operativi dei volontari e di chi si spende sul territorio, è pur vero che di trasparenza ce n’è poca. A cominciare dalla natura delle organizzazioni. Infatti, aggiungono i giudici contabili europei che, “essendo l’assegnazione dello status di ‘ong’, nel sistema contabile della Commissione basata su autodichiarazioni, ed essendo i controlli limitati, la classificazione di un’entità come ong risulta inattendibile.

E ancora: “La selezione dei progetti diretti da ong è in genere trasparente, ma i diversi servizi della Commissione non gestiscono nel medesimo modo le sovvenzioni concesse da terzi, e le procedure di selezione delle ong applicate dagli organismi dell’Onu sottoposti ad audit, non sono state sempre trasparenti”. A questo si aggiunge che la Corte considera i sistemi dove vengono pubblicate le informazioni sui fondi, “limitati e indisponibili”. “Per cinque dei sei progetti controllati – evidenziano – gli organismi delle Nazioni Unite non hanno pubblicato, o hanno pubblicato solo in parte, i contratti aggiudicati e la Commissione non ha controllato se detti organismi avessero rispettato tale obbligo”.

I controlli e le verifiche sembrano, dunque, impossibili da attuare. Così come è difficile conoscere i sostenitori. Il precedente governo aveva provato ad analizzare bilanci e finanziatori, ma ha dovuto rinunciare, perché non è riuscito ad avere notizie certe. Allora non c’è da meravigliarsi se ad ogni occasione di contrasto, venga giustamente tirato fuori che, dietro l’attività di tanti volenterosi, si possano nascondere disegni destabilizzanti, come quelli che vengono attribuiti al miliardario George Soros che, con la sua “Open society foundation”, finanzia dai rom europei alle principali ong che, nel corso degli anni, sono state impegnate nei soccorsi nel Mediterraneo: Médecins sans frontières, Save the children, Moas, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Proactiva Open Arms, Sea-watch.org, Sea-Eye, Life boat. E c’è chi dice che la Osf avrebbe finanziato pure il comune di Lampedusa per accogliere i migranti.

Conferme, comunque, non ce ne sono. Di Sea Watch, l’ong che sta tenendo il ministro Salvini sotto pressione, si sa che è stata fondata nel 2014 da Harald Hoppner, il quale ha messo a disposizione 60 mila euro e ha comprato un vecchio peschereccio olandese insieme ad un socio. Questo 5 anni fa. Ora l’organizzazione ha oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), un aereo che ha il compito di pattugliare dall’alto il Mediterraneo. Impossibile conoscere la provenienza dei soldi. Con un curiosità: tra i partner di Sea Watch e di Life Boat spicca la Fc St.Pauli, una società sportiva di Amburgo, che è stata la prima squadra a vietare l’ingresso allo stadio ai “tifosi di destra”.

Articolo di Cristiana Mangani

Fonte: https://www.ilgazzettino.it/pay/edicola/ong_accuse_giudici_ue_miliardi_fondi-4262085.html

PROFUGOPOLI
Quelli che si riempono le tasche con il business degli immigrati
di Mario Giordano

Profugopoli

Quelli che si riempono le tasche con il business degli immigrati

di Mario Giordano

La società che organizza corsi per buttafuori e addetti alle pompe funebri ed è controllata dal noto paradiso fiscale dell'isola di Jersey. L'ex consulente campano che con gli immigrati incassa 24.000 euro al giorno e gira in Ferrari. La multinazionale francese dell'energia. E l'Arcipesca di Vibo Valentia.

Ecco alcuni dei soggetti che si muovono dietro il Grande Business dei Profughi: milioni e milioni di euro (denaro dei contribuenti) gestiti dallo Stato in situazione d'emergenza. E proprio per questo sfuggiti a ogni tipo di controllo. Dunque finiti in ogni tipo di tasca, più o meno raccomandabile.

Si parla spesso di accoglienza e solidarietà, ma è sufficiente sollevare il velo dell'emergenza immigrazione per scoprire che dietro il paravento del buonismo si nascondono soprattutto gli affari. Non sempre leciti, per altro. Fra quelli che accolgono gli stranieri, infatti, ci sono avventurieri improvvisati, faccendieri dell'ultima ora, speculatori di ogni tipo. E poi vere e proprie industrie, che sulla disperazione altrui hanno costruito degli imperi economici: basti pensare che, mentre il 95 per cento delle aziende italiane fattura meno di 2 milioni di euro l'anno, ci sono cooperative che arrivano anche a 100 milioni e altre che in dodici mesi hanno aumentato il fatturato del 178 per cento.

Profugopoli è un fiume di denaro che significa potere, migliaia di posti di lavoro, tanti voti. E che fa gola a molti perché, come è noto, "gli immigrati rendono più della droga". Però l'impressione è che Mafia Capitale, che tanto ci ha indignato, sia solo l'inizio: c'è un pentolone da scoperchiare che non riguarda solo Roma, ma tutta Italia. Lo ha detto anche il capo dell'Anticorruzione Raffaele Cantone: "Temo abusi di un sistema diffuso". Diffuso sì, ma quanto? Leggendo queste pagine ne avrete un'idea.

Profugopoli, infatti, vi anticipa gli scandali che stanno per scoppiare, e vi svela ciò che nessuno ha ancora svelato: le coop sospette che continuano inspiegabilmente a vincere appalti, i personaggi oscuri, gli affidamenti dubbi, i comportamenti incomprensibili di alcune Prefetture. Come si giustifica, per esempio, che nel Nordest si aggiudichi bandi di gara a ripetizione una coop modenese, guidata da uno studente ventiduenne, già segnalata per "gravi inadempienze, poca trasparenza e false comunicazioni"?

Tutti gli scandali sono insopportabili. Ma quelli che si fanno scudo della generosità sono i peggiori. E vanno denunciati, in primo luogo per rispetto ai tantissimi volontari perbene: questo libro è dedicato proprio a loro, che ogni giorno tendono la mano al prossimo senza ritirarla piena di quattrini. E che, perciò, non possono essere infangati da chi ha trasformato l'accoglienza in una grande mangiatoia. Perché se i volontari aiutano gli altri è per cercare di guadagnarsi il paradiso. Quello vero, non quello fiscale.

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