I fanatici dello “Ius Soli”

di Martino Mora

Non esiste soltanto il fanatismo islamico. Esiste anche un fanatismo “liberal”, laicista e politicamente corretto.  È il fanatismo del pensiero unico. Da noi ha contaminato tutti, ma il Partito Democratico (che già nel nome scelto e nel simbolo dell’asinello è emblema dell’americanismo più bovino, anzi asinino) ne è la massima espressione italica.

Fanatismo “liberal”, laicista e politicamente correttoLa legge sullo Ius Soli, come le unioni (in)civili, dimostra che il Pd non è un partito moderato, ma un partito estremista a fortissima componente ideologica. Un partito di fanatici dell’ideologia. È il Partito radicale di massa profetizzato da Augusto Del Noce.

Il Pd passa per un partito moderato, di centrosinistra, soltanto perché non è più comunista, e nemmeno socialdemocratico, ma “liberal”. Accetta il capitalismo e addirittura si è legato ai mostri della finanza mondiale. Sostiene l’atlantismo e le “guerre umanitarie” decise da Washington. Fa dell’Unione europea un riferimento irrinunciabile. È quindi parte integrante del Sistema, anzi in Italia è il Sistema.

Ma ciò non toglie che di fanatici stiamo parlando. I fanatici del pensiero unico politicamente corretto. I “liberal” (di cui sono piene le redazioni giornalistiche, i salotti buoni e i bordelli dello spettacolo) sono degli estremisti di tipo nuovo.

Seguendo le linee formulate nelle università americane, vogliono rivoluzionare la società, sovvertirla, ma non in senso socio-economico, visto che le forze della globalizzazione (mercato e tecnica) sono già in sé sovversione permanente.

Atei espliciti o mascherati, odiatori del sacro pure quando vanno a Messa (vedi Renzi), vogliono sovvertire la famiglia – di fatto dissolverla – e l’appartenenza etnica, anche qui dissolvendola in un modello globalista di meticciato indistinto. È questo il loro modello di “civiltà: il crogiolo degli uomini senza identità.

Sostenitori di fatto del capitalismo culturalmente più truce e materialista, quello delle multinazionali e della finanza, riservano semmai la vessazione fiscale alla piccola e media impresa, che ha il torto di essere ancora a misura d’uomo. Inoltre, i liberal ereditano di fatto tutti i temi sovversivi del Sessantotto pensiero, rielaborato nelle università americane.

Pensiero unicoMirano a  distruggere le differenze religiose, etniche, culturali, in nome di un universalismo astratto ed inumano, e al contempo vogliono liberare l’individuo da tutti i legami (religiosi, etnici, familiari, sessuali) e da tutte le identità. Sono postmoderni che vogliono portare all’estremo la logica nichilista della modernità. Sono paramassoni che trovano ampia sponda nell’ala più modernista e ideologizzata del clero cattolico.

Lo stesso Renzi viene dalle fila del modernismo cattolico o, come si diceva una volta, del “cattolicesimo democratico”. Fanatici del politicamente corretto, postcomunisti o modernisti cattolici, hanno trovato nell’ideologia dominante, anticristiana ed antiumana, la loro nuova bandiera. La stessa bandiera della plutocrazia americana dei Soros, dei Gates, dei Bezos, dei Bloomberg, dei Buffet, degli Zuckerberg e compagnia. E naturalmente di Barak Obama il guerrafondaio, il santino dei progressisti mondiali, la cui più limpida (si fa per dire) conquista progressista, fu la legge sui bagni separati per transessuali.

Tanti voti… ma non solo

Lo Ius Soli offrirà al Partito democratico nei prossimi anni un bacino potenziale di circa ottocentomila voti di “nuovi italiani”. Non sono pochi. Ma l’ostinazione sullo Ius Soli non dipende solo da un calcolo elettoralistico. Dipende anche e soprattutto da questo nuovo e impressionante fanatismo ideologico.

Ce li ricordiamo, i nostri liberal, soltanto cinque anni fa, nel 2011, centocinquantesimo anniversario dell’unità italiana, quando sventolavano il tricolore in funzione antileghista. A che cosa corrisponda per loro il tricolore è presto detto: nient’altro che l’adesione a un modello astratto di patria per tutti e per nessuno. Per tutti, perché la cittadinanza italiana del modello Ius Soli va data a chiunque o quasi; per nessuno, perché viene svincolata da qualsiasi appartenenza concreta.

Intendiamoci: in fondo tutti i nazionalisti hanno sempre sacrificato le patrie locali, carnali, alla “patria ideologica”, come ha insegnato anche il grande filosofo belga Marcel De Corte. Questo è il peccato originale del nazionalismo. Ma oggi la patria ideologica è diventata nient’altro che una grande stazione di transito di esseri sradicati. Anche quando i liberal insistono  a parlare di Europa, di “patria europea”, non temiamo. Per loro l’Unione Europea è solo un’unione economica senza identità, retta da astratti principi cosmopoliti e che si offre come laboratorio futuro dell’umanità meticcia (hitlerismo rovesciato modello conte di Kalergi) e magari di un futuro Stato mondiale, quello che piaceva tanto agli estensori del Manifesto di Ventotene, Rossi e Spinelli.

Lo Ius Soli è “un atto di civiltà” solo per dei fanatici dell’ideologia, traviati dall’ideologia. Questo immigrazionismo estremo non è nient’altro che un hitlerismo capovolto e che corrisponde alla nota sentenza di Nichi Vendola: “Il progresso passa dalla mescolanza delle razze”. Al posto della follia della supremazia della razza ariana, ci becchiamo oggi la follia mondialista della razza unica. Dietro alla retorica del multiculturalismo ci sta lo spettro dell’azzeramento delle culture, a cominciare naturalmente dalla nostra.

Ingegneria sociale

Il politicamente corretto mi ha rottoLa legge sullo Ius Soli, come quella sulle “unioni (in)civili”, il divorzio breve, la “stepchild adoction”, la liberalizzazione della cannabis e simili, è una legge di ingegneria sociale. Sotto il pretesto di difendere indefiniti “diritti”, modella la società secondo un ben preciso progetto ideologico, che come ho già scritto non è più marxista ma “liberal”. Non è infatti un progetto pensato da teorici marxisti, ma forgiato nelle università americane. Non è diffuso con il terrore, ma con la propaganda e la suggestione mediatica.

Rimane però un progetto di ingegneria sociale. I suoi sostenitori si dicono “multiculturalisti”, ma in quanto fedeli adepti del globalismo in realtà vogliono il pensiero unico, il mondo unico, il popolo unico, la razza unica, la lingua unica, persino il sesso unico (con infiniti “generi”).

L’uomo viene pensato come individuo atomizzato, mobile e sradicato; molti individui come massa o come “moltitudine” (Toni Negri). Mai come popolo. Perché tutti questi individui siano davvero liberi, devono emanciparsi da Dio, dalla Chiesa, dalla tradizione, dalla comunità di appartenenza, dall’etnia, dall’origine, dalla famiglia (libertinismo e femminismo) e persino dal proprio sesso (omosessualismo, transessualismo, genderismo).

Tutto nel nome del magnifico mondo “liberal”, capitalista e post-sessantottino, che in realtà è un mondo da incubo. Che è poi il mondo della globalizzazione, cioè dell’uniformazione tecnico-mercantile del mondo. Ed è il mondo del pensiero unico politicamente corretto, caratterizzato dal controllo mediatico delle immagini e delle notizie, e dal controllo orwelliano delle parole secondo le regole della “neolingua”.

L’idea che gli uomini siano intercambiabili, che basti nascere in Italia per essere italiano, è tipica del pensiero economico che trionfa con la globalizzazione. Esiste solo ciò che è misurabile, quantificabile, esistono solo gli atomi senza appartenenza costitutiva. Per il pensiero economico, Milano resta Milano anche se abitata soltanto da cinesi. E Roma resta Roma anche se abitata soltanto da marocchini. In realtà, non sarebbe più Milano e non sarebbe più Roma. Ma il pensiero economico è astratto, strumentale e calcolante, non può capirlo.

Addio radici, tradizioni, culture radicate, addio legami stabili. Deve esistere solo l’uomo massificato, desacralizzato, desocializzato, senza radici, persino senza una definita identità sessuale. Non è vero che non vi sono più le ideologie. Piuttosto, ne è rimasta soltanto una. Forse non è la più violenta (in apparenza). Senz’altro per la nostra civiltà è la più suicida.

Articolo di Martino Mora

Fonte: https://www.radiospada.org/2017/06/i-fanatici-dello-ius-soli/

PROFUGOPOLI
Quelli che si riempono le tasche con il business degli immigrati
di Mario Giordano

Profugopoli

Quelli che si riempono le tasche con il business degli immigrati

di Mario Giordano

La società che organizza corsi per buttafuori e addetti alle pompe funebri ed è controllata dal noto paradiso fiscale dell'isola di Jersey. L'ex consulente campano che con gli immigrati incassa 24.000 euro al giorno e gira in Ferrari. La multinazionale francese dell'energia. E l'Arcipesca di Vibo Valentia.

Ecco alcuni dei soggetti che si muovono dietro il Grande Business dei Profughi: milioni e milioni di euro (denaro dei contribuenti) gestiti dallo Stato in situazione d'emergenza. E proprio per questo sfuggiti a ogni tipo di controllo. Dunque finiti in ogni tipo di tasca, più o meno raccomandabile.

Si parla spesso di accoglienza e solidarietà, ma è sufficiente sollevare il velo dell'emergenza immigrazione per scoprire che dietro il paravento del buonismo si nascondono soprattutto gli affari. Non sempre leciti, per altro. Fra quelli che accolgono gli stranieri, infatti, ci sono avventurieri improvvisati, faccendieri dell'ultima ora, speculatori di ogni tipo. E poi vere e proprie industrie, che sulla disperazione altrui hanno costruito degli imperi economici: basti pensare che, mentre il 95 per cento delle aziende italiane fattura meno di 2 milioni di euro l'anno, ci sono cooperative che arrivano anche a 100 milioni e altre che in dodici mesi hanno aumentato il fatturato del 178 per cento.

Profugopoli è un fiume di denaro che significa potere, migliaia di posti di lavoro, tanti voti. E che fa gola a molti perché, come è noto, "gli immigrati rendono più della droga". Però l'impressione è che Mafia Capitale, che tanto ci ha indignato, sia solo l'inizio: c'è un pentolone da scoperchiare che non riguarda solo Roma, ma tutta Italia. Lo ha detto anche il capo dell'Anticorruzione Raffaele Cantone: "Temo abusi di un sistema diffuso". Diffuso sì, ma quanto? Leggendo queste pagine ne avrete un'idea.

Profugopoli, infatti, vi anticipa gli scandali che stanno per scoppiare, e vi svela ciò che nessuno ha ancora svelato: le coop sospette che continuano inspiegabilmente a vincere appalti, i personaggi oscuri, gli affidamenti dubbi, i comportamenti incomprensibili di alcune Prefetture. Come si giustifica, per esempio, che nel Nordest si aggiudichi bandi di gara a ripetizione una coop modenese, guidata da uno studente ventiduenne, già segnalata per "gravi inadempienze, poca trasparenza e false comunicazioni"?

Tutti gli scandali sono insopportabili. Ma quelli che si fanno scudo della generosità sono i peggiori. E vanno denunciati, in primo luogo per rispetto ai tantissimi volontari perbene: questo libro è dedicato proprio a loro, che ogni giorno tendono la mano al prossimo senza ritirarla piena di quattrini. E che, perciò, non possono essere infangati da chi ha trasformato l'accoglienza in una grande mangiatoia. Perché se i volontari aiutano gli altri è per cercare di guadagnarsi il paradiso. Quello vero, non quello fiscale.

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