Gli Antichi Sciamani Toltechi svelano come l’uomo ha perso il suo potere

In Messico le civiltà precolombiane avevano un livello di coscienza e consapevolezza molto elevato, erano in contatto con la loro vera natura e vedevano chiaramente la struttura dell’universo.

In tempi molto precedenti alla conquista spagnola, gli sciamani Toltechi percepivano il mondo come energia. Nel loro stato di consapevolezza intensificata, vedevano attraverso la vista interiore, scoprendo che l’universo e gli esseri che lo popolano sono un insieme di campi energetici.

La vera natura dell’energia è pura consapevolezza e per questo la nostra energia va dove poniamo l’attenzione: nutrire pensieri limitanti e negativi rafforza quindi tale realtà. Le nostre azioni dipendono da quanta energia abbiamo a disposizione: maggiore sarà la nostra disponibilità energetica e più forte sarà l’intensità della nostra consapevolezza, fino a giungere a spezzare la barriera della percezione limitata e a ristabilire il nostro naturale collegamento con l’infinito.

Praticamente è quello che la fisica quantistica sta affermando: la separazione è un’illusione, tutto è energia che appare come ologramma, e questo tutto è unificato e intessuto dalla Coscienza.

I Toltechi affermavano che tutto ciò che facciamo, pensiamo e sentiamo nella nostra vita quotidiana, serve per mantenere il mondo e noi stessi in una sorta di bolla mentale, un’illusione che consuma la nostra energia impedendoci di percepire la vera natura delle cose. Tutta la nostra energia disponibile è impiegata nelle faccende quotidiane: di conseguenza, è solo partendo dal mondo di ogni giorno che possiamo avviare il processo di ricanalizzazione dell’energia.

Gli antichi sciamani vedevano che nei bambini era presente una forte emanazione luminosa e splendente a forma di uovo. Questo perché i bambini sono in contatto con l’infinito e la vera natura delle cose, ma con la crescita, purtroppo, questa luminosità diminuisce drammaticamente. Gli sciamani percepivano che questo involucro di luce era direttamente correlato alla consapevolezza dell’individuo e lo chiamarono lo “Splendore della Consapevolezza”. La consapevolezza nel tempo, tuttavia, non si sviluppava come sarebbe stato naturale.

Scoprirono quindi la presenza di esseri oscuri posti direttamente sullo sfondo del campo energetico umano e per questo difficilmente individuabili. Gli stregoni videro che questi esseri oscuri si cibano della lucentezza della consapevolezza di ogni individuo, riducendone sempre di più la patina luminosa. Tali entità sono particolari esseri inorganici, coscienti e molto evoluti che si muovono saltellando o volando come spaventose ombre vampire, e per questo furono chiamate “los Voladores”, ovvero “quelli che volano”.

“Gli antichi sciamani lo chiamavano
Silenzio Interiore
perché è uno stato in cui la percezione
non dipende dai sensi,
ma da un’altra facoltà dell’essere umano,
la facoltà che lo rende un essere magico
che è stata depotenziata
non dall’essere umano stesso,
ma da qualche influenza estranea”. (Carlos Castaneda)

Il Voladores è la mente umana, è il chiacchiericcio mentale, è la lamentela, sono le emozioni negative, è rimuginare nel passato e vivere nell’attesa del futuro, è evitare il momento presente, è ogni idea e ideologia con cui ci identifichiamo, è tutto ciò che ci impedisce di percepire la nostra natura divina connessa con il tutto.

“Non essere capaci di smettere di pensare
è una afflizione terribile,
ma non ce ne rendiamo conto
perché quasi tutti ne soffrono,
per cui è considerato normale”. (Eckhart Tolle)

Siamo esseri magici dotati di possibilità infinite, condannati a brandelli di consapevolezza: i Voladores consumano regolarmente la patina luminosa (consapevolezza), che torna a crescere per sua natura, e come impeccabili giardinieri tengono l’erba rasa sempre allo stesso (misero) livello.

I predatori alimentano l’avidità, il desiderio smodato, la codardia, l’aggressività, l’importanza personale, la violenza, le emozioni forti, tutti gli eccessi, l’autocompiacimento ma anche l’autocommiserazione. Le fiamme energetiche generate da queste qualità “disarmoniche” dell’uomo sono il loro cibo prediletto. I Voladores non amano invece la qualità vibrazionale della consapevolezza, dell’amore puro, dell’armonia, dell’equilibrio, della pace, della sobrietà… in una parola, aborriscono la qualità energetica della crescita evolutiva, e hanno ogni vantaggio nel boicottare ogni nostro incremento di coscienza.

I Voladores sono efficienti ed organizzati.
Per mantenerci obbedienti, deboli e mansueti,
si sono impegnati in una operazione
strategicamente stupenda.
Ci hanno dato la loro mente.

Vedi, la mente di un Volador non ha rivali.
Quando si propone qualcosa, non può che
concordare con se stessa e indurti a credere
di aver fatto qualcosa di meritevole.
La mente del Volador ti dirà che qualsiasi cosa io dica
sono un mucchio di sciocchezze, e quindi essa stessa
concorderà con la sua affermazione:
‘ma certo, sono sciocchezze’. È così che ci sconfiggono”. (Carlos Castaneda)

Il film “The Matrix” descrive esattamente la stessa situazione: l’uomo vive in un’illusione virtuale creata da entità che per nutrirsi della nostra energia, ci tengono come dei polli in gabbie da cui veniamo depredati della consapevolezza del mondo reale. La mente è la radice di questa illusione e il pensiero ricrea costantemente il mondo illusorio così come deve essere per mantenersi tale. Il mito della “caverna di Platone” sosteneva la stessa cosa.

“Parliamo incessantemente a noi stessi
del nostro mondo
ed è proprio grazie a questo dialogo interiore
che lo preserviamo, lo rinnoviamo
gli infondiamo vita, energia.
È mentre parliamo a noi stessi
che scegliamo le nostre strade,
e così ripetiamo le stesse scelte
e le stesse strade
fino al giorno della Morte,
perchè fino a quel giorno
continuiamo a ripeterci le stesse cose”. (John Michael Abelar)

Come inconsapevoli schiavi ci identifichiamo con i nostri predatori e riproponiamo i loro nefandi comportamenti con la natura, in generale, inquinando, disboscando, distruggendo e sfruttiamo senza ritegno i nostri animali: li mungiamo, li tosiamo, prendiamo loro le uova e poi li macelliamo o li rendiamo in diversi modi sottomessi e mansueti. Li leghiamo, li mettiamo in gabbia, tagliamo loro le ali, le corna, gli artigli ed i becchi, li ammaestriamo rendendoli dipendenti e gli togliamo poco a poco l’aggressività e l’istinto naturale per la libertà.

“Secondo i Toltechi,
la mente degli esseri umani
è invasa da qualcosa che la controlla,
e che dunque controlla il loro sogno personale.
La libertà che cercano i Toltechi
è quella di ritornare ad usare la mente e il corpo
in accordo con ciò che sono veramente,
di vivere la propria vita,
anziché quella che questo qualcosa
ci impone
per i suoi fini personali. (Don Miguel Ruiz)

Andare oltre il pensiero, essere completamente radicati nel momento presente, per gli sciamani toltechi significa fermare il mondo illusorio e vedere le cose come sono veramente: pura energia. Oltre il chiacchiericcio della mente, nell’osservatore silenzioso, la mente del predatore si affatica in modo così insostenibile che tende a fuggire via. Successivamente essa ritorna, ma indebolita. Attraverso ripetuti stati di silenzio interiore, l’installazione estranea prima o poi viene sconfitta e non torna.

Tutto ciò che serve è una scelta,
una semplice decisione:
qualunque cosa accada,
non creerò più dolore per me stesso.
Sebbene sia una scelta semplice,
è anche assai radicale.
Non compirete questa scelta
se non sarete davvero stufi di soffrire,
se non ne avrete davvero
avuto abbastanza”. (Eckhart Tolle)

Fonte: http://aprilamente.info/gli-antichi-sciamani-toltechi-svelano-luomo-perso-suo-potere/

VIAGGIO A IXTLAN
Le lezioni di don Juan
di Carlos Castaneda

Viaggio a Ixtlan

Le lezioni di don Juan

di Carlos Castaneda

Viaggio a Ixtlan è il terzo libro in cui Castaneda racconta la sua iniziazione ai misteri dello sciamanesimo messicano, grazie agli insegnamenti di don Juan Matus.

In questo libro, che narra la fine dell'apprendistato dell'autore, a più di dieci anni dal primo incontro con il maestro, si precisano e si sviluppano temi chiave come il 'vedere' dello sciamano, tanto più profondo del guardare quotidiano; o, condizione necessaria per vedere, la 'capacità di fermare il mondo', di interrompere, cioè, il flusso di immagine che costituisce la nostra ordinaria interpretazione delle cose; o, ancora, 'il potere' che consente all'iniziato di controllare il mondo nelle sue manifestazioni più profonde.

E' il capitolo finale della trilogia dedicata agli insegnamenti di don Juan Matas, l'indio yaqui che ha svelato a Castaneda i misteri della sua antica cultura. Un racconto illuminante, che ci permette di ripercorrere l'ultimo apprendistato dell'autore: il viaggio destinato a portarlo - attraverso lezioni, esercizi corporali e spirituali, prove, visioni - a percepire finalmente l'universo quale è, senza il filtro delle convenzioni.

È giunto il momento di accostare, e fare proprio, un concetto fondamentale, che sta alla base del cammino verso una comprensione profonda dell'esistenza: la differenza tra il "guardare" quotidiano e il "vedere" del saggio. E, attraverso questo nuovo sguardo, padroneggiare la facoltà di "fermare il mondo", per interrompere il flusso di immagini nel quale scomponiamo il reale e giungere a un istante di totale lucidità.

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