“Oggi viviamo il tempo in cui sempre più la politica entra in merito al tema soggettivo e intimo della sessualità degli individui”.
Il «pubblico» pretende di esercitare un’egemonia sul «privato» per inglobarlo, gestirlo e istituire strategie per produrre profitto. Il gender, non dimentichiamolo, offre la migliore giustificazione per il business delle biotecnologie e per il mercato della biogenetica, promuovendo silenziosamente il progetto biopolitico dell’ipermodernità.
Non solo. Asseconda il capitalismo globale favorendo l’ipertrofia dei diritti per espandere il mercato del consenso a nuovi soggetti «politici». In questa prospettiva ecco pronto il dispositivo dell’assoggettamento e dell’instaurazione del debito.
Quali implicazioni derivano dalla constatazione secondo cui la «cosa pubblica» interviene sempre più sulla «cosa sessuale» che accade tra due esseri umani? Il matrimonio gay ne è l’esempio più evidente. Le sue implicazioni più inquietanti sono quelle che coinvolgono soggetti terzi: la possibilità delle adozioni, l’uso della fecondazione eterologa, gli uteri in affitto.
Anche il «bene comune» va considerato un soggetto terzo. A risultare minacciati sono inoltre i termini padre e madre, sostituiti con genitore 1 e genitore 2, la struttura della famiglia, l’istanza del figlio, la filiazione, la trasmissione tra le generazioni. La negazione di queste istanze ha il sapore di un nuovo nichilismo”.
Tratto da: Giancarlo Ricci, “Sessualità e politica. Viaggio nell’arcipelago gender” (Sugarco 2016).
Fonte: https://ontologismi.wordpress.com/2017/05/17/il-sapore-di-un-nuovo-nichilismo/