Giancarlo Ricci: “la negazione di padre e madre ha il sapore di un nuovo nichilismo”

“Oggi viviamo il tempo in cui sempre più la politica entra in merito al tema soggettivo e intimo della sessualità degli individui”.

NichilismoIl «pubblico» pretende di esercitare un’egemonia sul «privato» per inglobarlo, gestirlo e istituire strategie per produrre profitto. Il gender, non dimentichiamolo, offre la migliore giustificazione per il business delle biotecnologie e per il mercato della biogenetica, promuovendo silenziosamente il progetto biopolitico dell’ipermodernità.

Non solo. Asseconda il capitalismo globale favorendo l’ipertrofia dei diritti per espandere il mercato del consenso a nuovi soggetti «politici». In questa prospettiva ecco pronto il dispositivo dell’assoggettamento e dell’instaurazione del debito.

Quali implicazioni derivano dalla constatazione secondo cui la «cosa pubblica» interviene sempre più sulla «cosa sessuale» che accade tra due esseri umani? Il matrimonio gay ne è l’esempio più evidente. Le sue implicazioni più inquietanti sono quelle che coinvolgono soggetti terzi: la possibilità delle adozioni, l’uso della fecondazione eterologa, gli uteri in affitto.

Anche il «bene comune» va considerato un soggetto terzo. A risultare minacciati sono inoltre i termini padre e madre, sostituiti con genitore 1 e genitore 2, la struttura della famiglia, l’istanza del figlio, la filiazione, la trasmissione tra le generazioni. La negazione di queste istanze ha il sapore di un nuovo nichilismo”.

Tratto da: Giancarlo Ricci,  “Sessualità e politica. Viaggio nell’arcipelago gender” (Sugarco 2016).

Fonte: https://ontologismi.wordpress.com/2017/05/17/il-sapore-di-un-nuovo-nichilismo/ 

L'OSPITE INQUIETANTE
Il nichilismo e i giovani - Nuova edizione
di Umberto Galimberti

L'Ospite Inquietante

Il nichilismo e i giovani - Nuova edizione

di Umberto Galimberti

Un libro sui giovani, perché i giovani, anche se non sempre lo sanno, stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che costellano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui.

Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare. Solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa.

Va da sé che, se il disagio non è del singolo individuo, l'origine non è psicologica ma culturale. Perciò inefficaci appaiono i rimedi elaborati dalla nostra cultura, sia nella versione religiosa perché Dio è davvero morto, sia nella versione illuminista perché non sembra che la ragione sia oggi il regolatore dei rapporti tra gli uomini.

Resta solo la "ragione strumentale" che garantisce il progresso tecnico, ma non un ampliamento dell'orizzonte di senso per la latitanza del pensiero e l'aridità del sentimento. C'è una via d'uscita? Si può mettere alla porta l'ospite inquietante?

Sì, se sapremo insegnare ai giovani l'"arte del vivere", come dicevano i Greci, che consiste nel riconoscere le proprie capacità e nell'esplicitarle e vederle fiorire secondo misura.

Se proprio attraverso il nichilismo i giovani, adeguatamente sostenuti, sapessero compiere questo primo passo capace di farli incuriosire e innamorare di sé, l'"ospite inquietante" non sarebbe passato invano.

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