Festa del Ramadan a scuola. Islamici “sfrattano” i bambini

di Giuseppe De Lorenzo

A Castel San Pietro, i bambini fanno ginnastica sotto il sole, perché in palestra ci sono gli islamici. Ira dei genitori. Forza Italia: “Siamo alla follia”.

La festa di fine Ramadan in palestra e i bimbi al sole a fare ginnastica. A Castel San Pietro (Bologna) esplode la polemica sull’opportunità di concedere un luogo pubblico per l’evento conclusivo del mese sacro dell’islam. Gli alunni delle medie Pizzigotti, infatti, si sono trovati con il parcheggio pieno di cittadini di religione islamica, con tanto di canti della loro religione, mentre loro erano costretti a fare ginnastica all’aperto.

La segnalazione, come sottolinea il Resto del Carlino, è circolata di cellulare in cellulare fino ad arrivare alle orecchie della politica. Nel mirino finiscono rapidamente il sindaco Pd di Castel San Pietro e la direzione scolastica. “La scuola – dicono al Carlino i genitori – non ci aveva avvistato”, nonostante “quando avvengono (…) eventi straordinari, essendo ora tutto digitalizzato, ci viene inviata una mail informativa”. Più duro l’affondo di Forza Italia che denuncia “il problema di principio”. Per l’onorevole Galeazzo Bignami e il consigliere Marco Lisei, il Partito Democratico “invoca” la laicità “a targhe alterne”. “Si scoprono laici solo quando sotto Natale devono togliere i presepi, i riferimenti alla Natività o eliminare dalle aule i crocifissi”, dice il deputato al Giornale.it, ipotizzando “una crociata” dem solo contro i principi cattolici: “Non parlassero di laicità dello Stato, che tirano fuori come un feticcio per negare i simboli della cristianità. Questa è malafede ideologica. Se i sinistrati si vergognano della nostra storia e delle nostre radici è un problema loro, non possono farlo diventare un problema di tutti noi”.

La festa di fine Ramadan, soprattutto nel Bolognese, non ha mancato in questi giorni di riempire le pagine dei giornali e sollevare polveroni polemici. A Faenza, Fi si era lamentata per la “provocazione” della comunità islamica che aveva chiesto (e ottenuto) la piazza principale della città per l’Iftar collettivo. Per gli azzurri era impensabile “consegnare per l’ennesima volta il palcoscenico di piazza del Popolo a una religione che lavora più o meno surrettiziamente per sostituirsi a quella cattolica”. Un “cedimento identitario” finito nel mirino anche a Marzabotto, dove i musulmani, con il sostegno dell’Arcidiocesi di Bologna, hanno concluso il mese sacro di fronte alla parrocchia. Ora la storia si ripete a Castel San Pietro.

Il sindaco Fausto Tinti dal canto non ci sta e, pur ammettendo la “mancata comunicazione” con le famiglie, respinge al mittente le accuse. “La festa di fine Ramadan – spiega al Carlinosi svolge da anni, e da anni una delle due associazioni islamiche presenti nel nostro comune chiede la disponibilità della palestra per un periodo di preghiera e per la festa finale”. La palestra è stata sì concessa per l’Iftar (pagando lo stesso corrispettivo che viene richiesto a tutte le altre associazioni), ma non per i giorni di preghiera. “Il periodo che ci era stato richiesto – spiega il primo cittadino – coincideva con una serie di attività che in orario extra-scolastico vengono svolte nella palestra Pizzigotti da altre associazioni sportive. L’abbiamo invece concessa per la festa finale, concordando con la dirigenza delle medie che le attività di educazione fisica quel giorno venissero svolte all’aperto dagli studenti”.

Una spiegazione che non convince però Bignami. “Siamo alla follia – attacca – vengono buttati fuori dagli spazi scolastici dei bambini per consentire agli islamici di celebrare il ramadan. Vi rendete conto? A forza di parlare di integrazione e tolleranza, si sta auspicando una vera e propria sottomissione da parte di chi, vergognandosi della propria identità, sta favorendo l’islam in nome di un multiculturalismo che per primo l’islam nega. Provassero a fare queste cose nei paesi islamici. Vediamo cosa gli succede”.

Aticolo di Giuseppe De Lorenzo

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/festa-ramadan-scuola-islamici-sfrattano-i-bambini-1706961.html

LE RADICI DELL'ODIO
La mia verità sull'islam
di Oriana Fallaci

Le Radici dell'Odio

La mia verità sull'islam

di Oriana Fallaci

"Abbiamo paura di non essere sufficientemente allineati, obbedienti, servili, e venire scomunicati attraverso l'esilio morale con cui le democrazie deboli e pigre ricattano il cittadino. Paura di essere liberi, insomma. Di prendere rischi, di avere coraggio."

Oriana Fallaci ha pronunciato queste parole nel 2005 quando decide di raccontare il suo "diritto all'odio". Sono riflessioni che ancora oggi, a distanza di dieci anni, risultano drammaticamente attuali, così come molti suoi brani finora inediti in cui affronta il conflitto con l'Islam senza mezzi termini né concessioni.

"Ho visto le mussulmane la cui vita vale meno di una vacca o un cammello" scrive una giovanissima Oriana nel suo primo reportage sulla condizione delle donne nei paesi islamici. "Vi sono donne nel mondo che ancora oggi vivono dietro la nebbia fitta di un velo come attraverso le sbarre di una prigione." Una prigione che si estende dall'oceano Atlantico all'oceano Indiano percorrendo il Marocco, l'Algeria, la Nigeria, la Libia, l'Egitto, la Siria, il Libano, l'Iraq, l'Iran, la Giordania, l'Arabia Saudita, l'Afganistan, il Pakistan, l'Indonesia: è il mondo dell'Islam, dove nonostante i "fermenti di ribellione" le regole riservate alle donne sono immote da secoli.

Le cronache di Oriana proseguono poi dal deserto palestinese dove riesce a infiltrarsi nelle basi segrete della guerriglia araba e a incontrare tutti i capi di Al Fatah, Arafat e perfino un dirottatore aereo e una terrorista responsabile di una strage in un supermarket di Gerusalemme. Pochi anni dopo ascolterà invece i superstiti della tragedia di Monaco, che le racconteranno quella notte drammatica in cui il commando arabo fece irruzione nella palazzina del Villaggio Olimpico. Riuscirà poi a intervistare tutti i protagonisti del destino del Medio Oriente, re Hussein, Golda Meir, Khomeini, Gheddafi, Sharon.

Tornerà nel deserto durante la prima guerra del Golfo per raccontare quello che non era solo un conflitto tra l'Iraq e noi ma "una crociata all'inverso", uno scontro appena iniziato che sarebbe culminato poi nell'orrore dell'11 settembre. Lo sgomento provato davanti al crollo delle due torri la spingerà a scrivere di getto quella che doveva essere una "lettera sulla guerra che i figli di Allah hanno dichiarato all'occidente" e che diventò un fenomeno editoriale senza precedenti.

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Un commento

  1. angelo paganelli

    l’islam è come il nazismo, peggio perchè le donne sono un oggetto sessuale di piacere e di riproduzione, non ammette alte religioni all’infuori dell’islam

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