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Fallito Golpe in Bielorussia per uccidere Presidente anti sistema Lukašėnka

di Davide Malacaria

Fallito un tentativo di colpo di Stato in Bielorussia, sventato dalla Sicurezza bielorussa e dall’intelligence russa.

A rivelare la trama, il leader bielorusso Aljaksandr Lukašėnka e l’intelligence di Mosca, ma a confermarlo, in maniera ufficiale, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, il quale ha aggiunto che del fallito golpe avrebbero parlato anche Biden e Putin nella loro recente conversazione telefonica (Ria novosti).

Al momento non è ancora arrivata alcuna smentita da Washington, che avrebbe dato direttive ai golpisti, i quali miravano a uccidere il presidente bielorusso e la sua famiglia e a spedire in prigione i suoi fedelissimi.

Il golpe sarebbe dovuto avvenire il 9 maggio, durante la parata militare. Non per nulla i golpisti, nelle loro conversazioni, si rifacevano a quanto avvenuto a Sadat, il presidente egiziano ucciso nel 1981 dai militari che sfilavano in parata (Andreotti raccontava che sul palco, vicino a lui, c’era Hosni Mubarak – che gli sarebbe succeduto – il quale si gettò a terra ben prima che i militari girassero le proprie armi per puntarle contro il presidente… preveggenza salvifica!).

Principali organizzatori del golpe bielorusso, l’avvocato Yury Zenkovich, con doppia cittadinanza, la seconda americana e il politologo Aleksandr Feduta, i quali, secondo l’intelligence russa e bielorussa, lavoravano per conto della CIA o dell’Fbi.

Gli Stati Uniti probabilmente stanno studiando un modo per rispondere, dato che le smentite suonerebbero false, con gli antagonisti che sbandierano intercettazioni telefoniche e video; né possono ammettere sic et simpliciter di aver progettato un golpe contro un Paese alleato della Russia, per lo più dopo le accuse reiterate contro Mosca per le interferenze nei loro affari interni.

Da qui una sorta di silenzio assenso. Ma una conferma indiretta sembra venire da una fonte inaspettata. La NSA, la più importante Agenzia di intelligence Usa, ha de-secretato la documentazione relativa a un tentativo di assassinare Rául Castro, avvenuto nel 1961. Non stupisce, dati numerosi tentativi di “interferenze” Usa nell’isola: il Guardian ha enumerato un “totale di 634 tentativi” di assassinio del fratello Fidel. Alcuni “ridicoli”, altri meno. Quello ai danni di Rául prevedeva una morte per incidente durante un volo. Dell’assassinio era stato incaricato il pilota dell’aereo che lo trasportava. La CIA, all’ultimo momento, decise di annullare l’operazione, ma non riuscì a contattare il suo uomo, che però non ebbe modo di procedere.

Pubblicati i documenti: così nel 1960 la Cia tentò di assassinare Raul Castro | Globalist

Di interesse notare che questi aveva accettato una missione che poteva concludersi con la sua stessa morte, simile in questo a un antenato dei kamikaze jihadisti: gli era stato promesso che, in caso di decesso, la CIA avrebbe provveduto a pagare gli studi ai figli (funziona così: trovare kamikaze non è così impossibile come sembra, né si trovano solo tra gli islamici…).

Il documento è stato de-secretato in contemporanea delle dimissioni di Rául da Capo di Stato dell’isola caraibica, ma anche in contemporanea con la denuncia del golpe in Bielorussia. Non c’era alcun motivo cogente per fare tale rivelazione dopo le dimissioni di Rául, dato che si tratta ormai di acqua passata. Mentre la sincronia con le denunce russe e bielorusse del golpe di cui sopra, potrebbe avere un suo senso segreto, perché suona a conferma di quelle rivelazioni.

Chissà se tutto ciò è casuale, o se siamo di fronte all’ennesimo capitolo della lotta che si sta svolgendo all’interno dell’apparato della Sicurezza e di intelligence Usa, che vede contrapposti i fautori dello scontro duro con Cina e Russia a quanti invece sostengono sia necessaria una concorrenza gestibile. In altre parole, è possibile che i fautori della distensione internazionale abbiano inteso in tal modo accreditare le denunce russe e bielorusse, rendendo pubblica un’operazione che conferma un certo modus operandi degli apparati dell’Impero.

Al di là del dubbio, il golpe sventato in Bielorussia evidenzia che lo scontro tra Oriente e Occidente è ancora preda di pericolose convulsioni: cosa avrebbe fatto Mosca, nel caso di un golpe made in Usa in cui fosse stato ucciso un suo prezioso alleato? E perché uccidere tutta la sua famiglia, con strage utile solo a drammatizzare ancor più l’evento? Interrogativi che vanno posti per capire il momento che viviamo, nel quale la follia è saldamente al potere.

Articolo di Davide Malacaria (titolo orignale: “Il fallito golpe in Bielorussia e l’assassinio fallito di Raul Castro”)

Fonte: https://piccolenote.ilgiornale.it/50720/il-fallito-golpe-in-bielorussia-e-lassassinio-fallito-di-raul-castro

ESOTERISMO E FASCISMO
di Gianfranco De Turris

Esoterismo e Fascismo

di Gianfranco De Turris

Il primo libro che esamina esaustivamente i rapporti fra esoterismo e fascismo attraverso 37 saggi di 26 autori diversi e con l'aiuto di documenti spesso inediti, al di là di ogni sensazionalismo e fantasticheria ma in base a ricerche d'archivio secondo un metodo rigorosamente storico-scientifico.

Non è esistito un "esoterismo fascista" né un "fascismo esoterico", cioè una componente del fascismo che si basasse su conoscenze di questo tipo come avvenne invece per il nazismo, ma vi fu sicuramente un complesso rapporto fra alcuni ambienti e singole personalità che avevano interessi spiritualisti, occulti, esoterici e il regime fascista, che operarono accanto ad esso o anche al suo interno.

Di questa poco indagata situazione si occupa il volume curato da Gianfranco de Turris che esce dopo un lavoro di circa tre anni: per la prima volta un gruppo di specialisti esamina complessivamente i collegamenti tra massoneria, teosofia, antroposofia, neopaganesimo, tradizione italica e fascismo tracciando anche i ritratti di personalità importanti e a torto considerate minori come Arturo Reghini, Julius Evola, Aniceto del Massa, Massimo Scaligero, Guido De Giorgio, il duca Colonna di Cesarò. Si analizza il mistero de "la Grande Orma" e di una rappresentazione teatrale come Rumon.

Il campo d'indagine è anche allargato al culto della romanità, che non fu solo esteriore, descrivendo l'attività dell'archeologo Giacomo Boni, e quindi ai simboli che utilizzò il fascismo e al suo aspetto di "religione civile" con la Scuola di Mistica Fascista, alle teorie della razza a sfondo tradizionale ed esoterico, al retroterra culturale "spirituale" e "spiritistico" di scrittori, pittori, musicisti che operarano in quel periodo. Si traccia il profilo del d'Annunzio "occulto" e del suo architetto "massone" Moroni. Si parla della fondazione dell'IsMEO voluto da Giovanni Gentile e Giuseppe Tucci per una apertura alla spiritualità dell'Oriente. Si indaga sulla presenza di Crowley in Italia e sulle piste "esoteriche" degli attentati a Mussolini. Non manca un esame delle riviste e degli editori che si occuparono di questi argomenti, del cinema mitico del fascismo e della cosiddetta "archeologia misteriosa" durante il Ventennio.

Una panoramica mai effettuata prima con questa ampiezza che rivela caratteri inaspettati della cultura italiana fra le due guerre. Con due interviste a Giorgio Galli e Emilio Gentile.

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