di Claudio Martinotti Doria
Continuare questa guerra per gli ucraini è un suicidio collettivo, l’Ucraina rischia di scomparire dalle carte geografiche.
Ho scritto poco ultimamente, perché il passare dei mesi ha purtroppo confermato, seppur gradualmente e lentamente, quasi tutto quello che avevo previsto e riportato nei miei articoli precedenti, quindi mi domandavo: a che pro scrivere ancora col rischio di ripetermi?
I media mainstream con coerenza continuano nella loro propaganda e mistificazione secondo le direttive dei loro padroni, perdendo sempre più credibilità, al punto che ormai li seguono solo più i decerebrati o i pigri annoiati che non vogliono fare alcuno sforzo per informarsi seriamente. Se ci fosse veramente un libero mercato, tutti i media mainstream sarebbero già falliti da tempo, reggendosi solo coi finanziamenti pubblici e dei loro padroni privati.
Quello che mi duole è rilevare che anche nella cosiddetta informazione alternativa, libera e indipendente (si presume, ma non per tutti), si persista ancora su certe errate convinzioni, che dopo così tanti mesi (anche anni) non sono più giustificabili con la buona fede, ma rientrano nell locuzione del titolo di questo mio intervento.
Tali errori sono numerosi ed elencarli tutti diverrebbe troppo impegnativo e dilungherebbe il testo allontanando i potenziali lettori, per cui mi limiterò a citarne solo alcuni, eclatanti.
Prendiamo ad esempio il numero presunto ma attendibile dei morti nelle forze armate ucraine durante i quasi 14 mesi dell’aggravamento del conflitto. Volutamente non ho detto dall’inizio, perché la guerra in Ucraina è in corso dal 2014, nel febbraio 2022 il conflitto si è aggravato perché è intervenuta direttamente la Russia per proteggere i suoi cittadini dalle persecuzioni naziste sui civili del Donbass, bombardati ogni giorno dall’artiglieria ucraina e per impedire l’invasione della regione russofona che era in procinto di avvenire: la concentrazione di truppe e mezzi corazzati ucraini al confine col Donbass era inequivocabile nelle intenzioni sottese.
Orbene ben prima che lo scorso autunno si pronunciasse la donnetta corrotta e insulsa che guida l’UE, rivelando che i caduti ucraini fossero oltre 100mila (poi correttasi, perché gli hanno riferito che erano troppi quelli da lei dichiarati, causando senso di disfattismo), personalmente avevo indicato in circa 300mila i morti effettivi, mentre i feriti nei conflitti ad alta intensità in proporzione sono solitamente il triplo, dei quali la metà probabilmente non sono più in grado di combattere, quindi già allora avevo indicato che l’Esercito ucraino aveva già perso (come capacità di combattimento) circa la metà del suo intero esercito di allora.
Solo questo dato, se assunto come attendibile, potrebbe spiegare quello che è avvenuto in seguito. Ad esempio il reclutamento forzato casa per casa e per strada di tutti i giovani, anche adolescenti e anziani ultrasessantacinquenni, per fornirgli un addestramento minimale e inviarli subito al fronte con un’aspettativa di vita di pochi giorni o addirittura poche ore. In pratica “carne da macello o meglio da cannone”.
Se le stime che avevo fornito, non certo inventandomele di sana pianta ma consultando studi accurati condotti da (fanatici, per motivazione e dedizione) matematici e statistici che hanno elaborato i dati allora ancora accessibili, degli obitori, pompe funebri, cimiteri, ecc., le riteniamo corrette, secondo voi dopo sei mesi circa di ulteriori combattimenti, come dovremmo aggiornare queste cifre?
Considerando che le forze armate russe hanno proseguito imperterrite nella loro strategia della guerra di logoramento (paradossalmente proprio quella che la NATO voleva applicare alla Russia), cioè hanno creato delle sacche lungo il confine bellico, dove si sono concentrate le truppe ucraine e hanno iniziato a massacrarle con bombardamenti incessanti e mirati, anche con potenti bombe di penetrazione in profondità, facendo esplodere anche i bunker sotterranei e i depositi di armi e munizioni.
Probabilmente nel timore di non essere credibili rispetto alla massa che ancora attinge all’informazione mainstream, anche l’informazione indipendente che opera in rete si è lasciata condizionare e ha preso per buona la dichiarazione (seppur poi smentita) della baronessa a capo dell’UE, semmai correggendola o aggiornandola con prudenza.
Ancora oggi la maggioranza degli analisti non allineati al pensiero unico e alla propaganda, sono convinti che i caduti ucraini siano al massimo 150mila. Al tempo stesso ammettono, perché i dati sono ormai ufficializzati da quasi tutti gli analisti seri occidentali, che nella sola area di combattimenti di Bakhmut (Artemivs’k) sono morti circa 50mila soldati ucraini.
Temo che la logica e la capacità analitica e di elaborazione dei dati sia ormai in fase di estinzione, quantomeno di decadenza, altrimenti ci si dovrebbe accorgere della palese (grossolana) contraddizione e incongruenza. Se i morti sono in tutto 150mila com’è possibile che in una porzione così modesta di territorio, rispetto ai mille km di fronte bellico, ne siano morti un terzo del totale? Anziché il processo deduttivo dovremmo semmai applicare quello induttivo, partendo da Bakhmut dovremmo risalire al numero presunto ma attendibile delle vittime, tenendo presente ovviamente che Bakhmut è un caso speciale con un numero particolarmente elevato di vittime per una sorta di accanimento politico/strategico di basso e assurdo profilo.
Il metodo deduttivo invece si potrebbe applicare, e qui purtroppo mi ripeto, perché lo avevo già scritto in precedenza (repetita iuvant), partendo dalla popolazione ucraina.
Sintetizzo al massimo ma vi posso assicurare che i dati sono abbastanza corretti. La popolazione ucraina era di 43 milioni di abitanti all’inizio della guerra, intendo il 2014, alcuni milioni, dai 2,5 ai 3 sono emigrati in Russia per salvarsi dalle persecuzioni, circa 5 erano nel Donbass, altri 5 o 6 milioni sono emigrati in Europa negli anni successivi, soprattutto dal febbraio 2022, perlopiù pagando una mazzetta ai nazisti corrotti che li avrebbero dovuti controllare al confine.
Quindi a voler essere ottimisti, durante l’ultima fase del conflitto ad alta intensità con la Russia (dal punto di vista russo il conflitto sarebbe ancora a bassa intensità, ma non per l’Occidente che sta esaurendo le sue risorse belliche), sono rimasti nel paese circa 30 milioni di ucraini, dei quali circa due milioni sono stati chiamati alle armi in almeno sette fasi successive di richiamo forzato, ma la metà sono impegnati in aree fuori dal fronte per i più svariati motivi, diciamo che si tratta di uomini armati, non li definirei certo tutti quanti soldati, perché non hanno ricevuto un adeguato addestramento.
Di questi già sei mesi fa circa 300mila erano deceduti e almeno 400/450mila sono rimasti feriti gravemente e non più abili al combattimento, gli altri feriti li hanno rimandati al fronte. Nel frattempo, negli ultimi sei mesi ne saranno morti, tenendosi prudenti, altri 400/500 al giorno di media, essendo inverno e con combattimenti urbani senza alcuna offensiva su larga scala non si sono mai raggiunti i mille morti al giorno del periodo precedente, quindi stimiamo altri 80mila morti all’incirca e 120mila feriti gravi, cioè altri 200mila soldati in meno sottratti al fronte bellico.
Ricapitolando, secondo le mie stime, poi se sbaglio m’insulterete fra qualche mese o anno, quando il conflitto sarà esaurito (non finito), sommando i 300mila morti del primo periodo con gli 80mila del secondo periodo, arriviamo a 380mila morti, sommando i feriti gravi e inabili al combattimento arriviamo a 500/550 mila. Come sopra riportato circa la metà dell’esercito ucraino è secondo me fuori combattimento. Per tenere il fronte sono costretti a mandare allo sbaraglio le riserve, giovani e anziani senza adeguato addestramento.
I veterani, poche migliaia di sopravvissuti, li tengono di riserva nelle retrovie per eventuali controffensive. Altri 30mila soldati circa sono stati addestrati dalla NATO fuori dai confini ucraini, perlopiù in Polonia, per essere impiegati al tempo debito, quando disporranno di adeguato armamento fornito dalla NATO. Quindi l’Ucraina dispone al massimo di una forza d’urto di 50mila soldati veterani, gli altri sono carne da macello. Non occorre essere degli esperti analisti militari per capire che con questi numeri l’Ucraina è spacciata.
Sul fronte opposto, sia lungo i mille km del fronte interno, che al confine russo e con la Bielorussia ci sono ormai circa 800mila soldati russi con dotazioni di sistemi d’arma almeno 10 volte superiori a quelli ucraini (forniti dalla NATO), soprattutto come artiglieria e supremazia aerea e munizionamento infinito, mentre quello fornito dall’Occidente è insufficiente.
Continuare questa guerra per gli ucraini è un suicidio collettivo, l’Ucraina rischia di scomparire dalle carte geografiche. Al tempo stesso la NATO non può intervenire direttamente sul campo ma semmai inviare dei volontari, come già hanno fatto, ma pare non durino a lungo, sia perché la mortalità è eccessiva e sia perché si defilano dopo qualche esperienza sul campo, perché capiscono che per quanto ben pagati non vale la pena rischiare la vita. Pertanto la NATO avrà difficoltà a trovare volontari a sufficienza da inviare al fronte.
Infatti, negli USA sono già comparsi dei manifesti pubblicitari che cercano di invogliare ad arruolarsi come volontari per combattere in Ucraina i senza tetto e gli immigrati clandestini. Significa che tra i ranghi dell’esercito regolare non trovano nessuno disposto a sacrificarsi per l’Ucraina e gli interessi del deep state USA.
Forse avranno più fortuna tra i paesi baltici e la Polonia, essendo russofobi, ma l’esperienza maturata finora non incoraggia neppure loro, per quanto motivati dall’odio per i russi, la sola Polonia ha già avuto oltre 3000 morti tra i loro mercenari inviati sul campo, perdite molto significative per un contingente che si stimava di 20/25mila uomini. Quando il conflitto diverrà ad alta intensità anche dal punto di vista dei russi, di quanto saliranno le perdite tra le forze occidentali e ucraine?
Vale la pena morire per il regime nazista criminale e corrotto ucraino? Vale la pena per l’Occidente di continuare questa scellerata, aberrante, sporca guerra, mandando a combattere anche i morti di fame e gli immigrati clandestini in cambio di pochi soldi e forse una cittadinanza se sopravvivono abbastanza a lungo? Questi sarebbero i valori che l’Occidente vorrebbe trasmettere?
Perché è questo il messaggio meschino e vergognoso che passerà al mondo intero. E in conseguenza delle scelte demenziali e distruttive della leadership occidentale, il numero dei morti di fame e dei disgraziati salirà esponenzialmente anche qui in Europa, ma non credano le élite dominanti che questo li induca ad arruolarsi, semmai dovrebbero temere che gli si rivoltino contro.
Articolo del Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria – Email: claudio@gc-colibri.com
Fonte: https://claudiomartinotti.blogspot.com/2023/03/i-pericoli-che-abbiamo-superato-e.html