È impossibile… non comunicare

di Laura Marzo 

È impossibile non comunicare. La comunicazione è parte integrante della vita di tutti i giorni e ci permette di relazionarci con gli altri, di esprimere le nostre emozioni e stati d’animo.

Tutto è comunicazione: ciò che diciamo, ciò che facciamo, ciò che siamo o che vogliamo dimostrare d’essere. Ogni parte del nostro corpo, oltre alle parole dette, comunica qualcosa.

In base al tipo di comunicazione, nel tempo, si sono sviluppati diversi studi: nello specifico la “cinesica”, scienza nata grazie al contributo dell’antropologo Ray L. Birdwhistell, che si occupa dello studio dei movimenti corporei; la “prossemica”, introdotta da Edward T. Hall, che studia l’utilizzo dello spazio e le distanze mantenute all’interno di una comunicazione; la “paralinguistica”, frutto dell’operato di G. Trager, che studia le particolarità e modulazioni della voce.

Oltre le parole “dette”, pertanto, è necessario analizzare la componente non verbale del linguaggio, per cercare di arrivare a cogliere quanto più in profondità le vere intenzioni, emozioni e pensieri del nostro interlocutore.

Ma cosa vuol dire comunicare? Per alcuni si tratta essenzialmente di un “trasferimento di informazioni”; per altri il linguaggio verbale non è solo trasmissione di informazioni, ma soprattutto elaborazione e condivisione di significati all’interno di un contesto dotato di senso. Altri ancora sottolineano la natura psicologica del processo comunicativo: la ricezione di un messaggio è resa possibile dall’adozione di un atteggiamento attivo di ascolto in cui intervengono molteplici fattori – di ordine neuropsicologico, disposizionale, sociale, ecc. – che ne determinano l’interpretazione finale.

Attualmente, si tende a considerare la comunicazione come “un evento interattivo, in cui gli interlocutori occupano prevalentemente ora l’una, ora l’altra posizione, collaborando alla produzione dei significati, nel rispetto di norme e regole sia di natura generale, sia di carattere situazionale”.

Ancora, “basata sul linguaggio verbale orale e su numerosi espedienti extralinguistici e non-verbali, la conversazione si configura infatti come il risultato di un complesso intreccio di attività svolte da due o più soggetti che, interagendo, costruiscono congiuntamente il senso delle proprie azioni, sulla base di una disponibilità alla comunicazione e di un bagaglio di conoscenze comuni o comunque oggetto di negoziazione”. Gli esseri umani fanno uso di un doppio sistema comunicativo: oltre a servirsi della comunicazione verbale per “conversare e comunicare”, si servono della comunicazione non verbale (CNV). Detto ciò, si è giunti però all’osservazione che “una distinzione netta tra comunicazione verbale e non verbale, sebbene utile ai fini didattici e concettuali, comporta un’artificiosa riduzione della complessità della comunicazione umana”.

Gli studi sulla comunicazione non verbale, hanno conosciuto un notevole sviluppo nella seconda metà del Novecento. Il ruolo fondamentale svolto dalla comunicazione non verbale nel processo comunicativo, è ormai ampiamente condiviso e dimostrato, per quanto non si possa parlare ancora di un sistema teorico ben consolidato. “La definizione di comunicazione non verbale sembra implicare una separazione rispetto al sistema linguistico. Tuttavia, ormai ampiamente condivisa, è la prospettiva secondo cui la componente verbale e non verbale, insieme costituiscono aspetti complementari di uno stesso processo. L’attività conversazionale si svolge attraverso uno scambio, che colloca i partecipanti in uno spazio in cui i corpi si muovono, interagiscono e producono gestualità.

Attraverso il linguaggio non verbale avviene una trasmissione d’informazioni, tramite strumenti d’interazione diversi da quelli previsti dal linguaggio verbale, parlato o scritto, e che queste informazioni si rivelano particolarmente rilevanti della decodifica del messaggio da parte del destinatario e/o ricevente. “La comunicazione verbale e la comunicazione non verbale, sono pertanto riconosciute dipendenti e interagenti nell’ambito di uno stesso processo comunicativo”.

Ecco perché, come ripeteremo in seguito, è estremamente importante la coerenza tra ciò che si dice e ciò che il corpo esprime, ed è proprio la mancanza di tale coerenza che può indurre l’interlocutore a dubitare della veridicità delle affermazioni. Quello dello studio del linguaggio non verbale, è uno degli aspetti più intriganti e interessanti del criminologo, soprattutto, in fase di interrogatorio.

“Il criminologo si relaziona con l’accusato, tentando di acquisire informazioni aggiuntive utilizzando la comunicazione e il dialogo come strumenti principali per l’analisi. Egli gestisce strategicamente i suoi interventi durante l’interrogatorio, tenendo sempre conto delle strategie messe in atto dall’accusato“.

Come già accennato, gli studi sulla comunicazione non verbale e sull’importanza di essa si sono sviluppati nel tempo: secondo Lowen, nel 1958, l’individuo parla più chiaramente con il movimento, con la postura, con l’atteggiamento mimico e prossemico che con le parole, esprimendosi in un linguaggio che anticipa e trascende l’espressione verbale.

La comunicazione non verbale, secondo alcuni studi degli anni Settanta, ricopre grande importanza nella comunicazione incidendo per il 90%, a differenza di quella verbale, delle parole cioè effettivamente articolate, che incide per il 7%. Infatti, verso la fine degli anni ’60, il Prof. Albert Mehrabian, psicologo statunitense, condusse delle interessanti ricerche sull’importanza dei diversi aspetti della comunicazione, nel far recepire un determinato messaggio.

Il risultato apparve sconvolgente:

  • la comunicazione non verbale, in particolare quella legata a corpo e mimica facciale, ha
    un’influenza del 55%;
  • la comunicazione paraverbale (tono, volume, ritmo della voce, ecc.) influisce per il 38%;
  • le parole, il contenuto verbale, contano solo per il 7%.

Le ricerche hanno evidenziato che la comunicazione non verbale risulta più efficace e significativa
della comunicazione verbale. Gli studi di Argyle et Al. nel 1970, hanno dimostrato che gli indici non
verbali influenzano ad un livello particolarmente significativo i giudizi di atteggiamenti come l’inferiorità/superiorità, l’amicizia/ostilità, molto di più degli indici verbali. Infatti, “nei rapporti
interpersonali, una parte preponderante di ciò che effettivamente comunichiamo, è rappresentata dai contenuti espressi inconsapevolmente attraverso un linguaggio muto, contenuti che possono confermare o contraddire il senso delle parole che pronunciamo”.

Tutto ciò riveste grande importanza quando durante la comunicazione, il nostro interlocutore mente. Le menzogne sono difficili, come vedremo, da individuare. Come sostiene P. Ekman, è un lavoro meticoloso, che richiede impegno e grande attenzione. Ci sono persone che nel comunicare la menzogna, sono abili attori, altri che è più “semplice” scoprire. Ancora Ekman sostiene, però, che nell’analisi dello studio della comunicazione, per cercare indizi che possano far dubitare sulla veridicità di quanto detto, bisogna prestare attenzione a non cadere nella trappola di alcuni errori: “l’errore di Otello” e “l’errore di Brokaw”.

Questo lavoro intende applicare concretamente tale concetto in un caso recente di cronaca nera andando ad analizzare quelli che sono gli aspetti non verbali della comunicazione e, insieme, analizzare anche quelli che invece sono alcuni degli aspetti verbali.

Lo scopo di tale studio è andare ad individuare grazie all’analisi della comunicazione, elementi che potrebbero suscitare domande o sospetti sulla veridicità delle parole o delle emozioni. Per l’analisi vengono utilizzate le tecniche SCAN e FACS di cui si parlerà in seguito. Vedremo come in alcune occasioni è proprio la Comunicazione non verbale a tradire ciò che invece esprime la comunicazione verbale e verificare quella incoerenza che può rappresentare un campanello d’allarme sulla veridicità dell’affermazione. Il nostro corpo invia dei segnali involontari che possono tradire le nostre emozioni.

Proprio per l’involontarietà del movimento, il linguaggio corporeo è pressoché impossibile da falsificare, in quanto non si è consapevoli in ogni istante di quella che è l’attività dei muscoli del nostro corpo, soprattutto, quelli facciali, per esercitare il controllo su di essi. Proprio per ciò “il linguaggio non verbale”, spesso, “è l’indicatore più affidabile dei sentimenti, degli atteggiamenti e delle emozioni”.

Articolo di Laura Marzo 

Relatore di Tesi: Igor Vitale

Fonte: http://www.igorvitale.org/2018/04/18/e-impossibile-non-comunicare

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