Dopo le tendine sulle croci al cimitero, i dipinti coperti dal burqa al museo di Londra

di Ginevra Sorrentino

La censura musulmana colpisce ancora. Dopo l’aberrazione delle tendine messe a posta per coprire le croci al cimitero, ora anche dei dipinti vengono oscurati perché ritenuti offensivi.

Succede anche questo: dopo l’aberrazione delle tendine messe a posta per coprire le croci al cimitero, al fine di non urtare la suscettibilità religiosa di credenti di altre fedi, esplode il caso, riferito in un dettagliato servizio da Il Giornale sul suo sito, dei dipinti esposti in un museo di Londra, oscurati con dei teli dopo le critiche mosse da alcuni musulmani per la nudità dei soggetti pittorici e per la “presenza di versetti coranici”…

“Censura musulmana” al museo: all’indice e coperti col burqa 2 dipinti

Proprio così, nella cosmopolita Londra, amministrata dal sindaco musulmano di origini pakistane, Sadiq Khan, succede che due dipinti finiti nel mirino dell’oscurantismo integralista debbano essere opportunamente “occultati” o, per meglio dire “imbacuccati” ad arte con dei burqa simbolici, o comunque con quanto di più iconograficamente simile e comunque adatto a prestarsi alla censura.

Tutto per far sì che, come riferisce il sito del quotidiano milanese diretto da Sallusti, “alcune persone di fede musulmana, le stesse che si erano risentite per la presunta connotazione blasfema delle opere attenzionate, smettessero di sollevare rimostranze”. E così, nella patria d’elezione del melting pot buonista eretto a sistema, tocca fare un passo indietro e chinare il capo al politicamente corretto declinato al Corano e ai suoi fedeli osservanti in visita museale…

Articolo di Ginevra Sorrentino

Rivisto da Conoscenzealconfine.it

Fonte: https://www.secoloditalia.it/2019/05/dopo-le-tende-sulle-croci-al-cimitero-i-dipinti-coperti-dal-burqa-al-museo-la-censura-musulmana-colpisce-ancora/

LE RADICI DELL'ODIO
La mia verità sull'islam
di Oriana Fallaci

Le Radici dell'Odio

La mia verità sull'islam

di Oriana Fallaci

"Abbiamo paura di non essere sufficientemente allineati, obbedienti, servili, e venire scomunicati attraverso l'esilio morale con cui le democrazie deboli e pigre ricattano il cittadino. Paura di essere liberi, insomma. Di prendere rischi, di avere coraggio."

Oriana Fallaci ha pronunciato queste parole nel 2005 quando decide di raccontare il suo "diritto all'odio". Sono riflessioni che ancora oggi, a distanza di dieci anni, risultano drammaticamente attuali, così come molti suoi brani finora inediti in cui affronta il conflitto con l'Islam senza mezzi termini né concessioni.

"Ho visto le mussulmane la cui vita vale meno di una vacca o un cammello" scrive una giovanissima Oriana nel suo primo reportage sulla condizione delle donne nei paesi islamici. "Vi sono donne nel mondo che ancora oggi vivono dietro la nebbia fitta di un velo come attraverso le sbarre di una prigione." Una prigione che si estende dall'oceano Atlantico all'oceano Indiano percorrendo il Marocco, l'Algeria, la Nigeria, la Libia, l'Egitto, la Siria, il Libano, l'Iraq, l'Iran, la Giordania, l'Arabia Saudita, l'Afganistan, il Pakistan, l'Indonesia: è il mondo dell'Islam, dove nonostante i "fermenti di ribellione" le regole riservate alle donne sono immote da secoli.

Le cronache di Oriana proseguono poi dal deserto palestinese dove riesce a infiltrarsi nelle basi segrete della guerriglia araba e a incontrare tutti i capi di Al Fatah, Arafat e perfino un dirottatore aereo e una terrorista responsabile di una strage in un supermarket di Gerusalemme. Pochi anni dopo ascolterà invece i superstiti della tragedia di Monaco, che le racconteranno quella notte drammatica in cui il commando arabo fece irruzione nella palazzina del Villaggio Olimpico. Riuscirà poi a intervistare tutti i protagonisti del destino del Medio Oriente, re Hussein, Golda Meir, Khomeini, Gheddafi, Sharon.

Tornerà nel deserto durante la prima guerra del Golfo per raccontare quello che non era solo un conflitto tra l'Iraq e noi ma "una crociata all'inverso", uno scontro appena iniziato che sarebbe culminato poi nell'orrore dell'11 settembre. Lo sgomento provato davanti al crollo delle due torri la spingerà a scrivere di getto quella che doveva essere una "lettera sulla guerra che i figli di Allah hanno dichiarato all'occidente" e che diventò un fenomeno editoriale senza precedenti.

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