Blitz militare “immediato”, Sardegna circondata

di Mauro Pili

Con un’ordinanza dell’ultim’ora vietate 17 aree a mare, davanti alle spiagge più note dell’Isola. Si spara sino al 27 maggio.

Il blitz è racchiuso in un’affermazione senza appello: “decorrenza immediata”. Senza preavviso, come se la guerra fosse alle porte di casa, dentro le insenature già affollate da volenterosi del sole sardo, pronti a inaugurare senza perdere troppo tempo una stagione estiva ormai imminente. Si sa, siamo in Sardegna, nel cuore del Mediterraneo, isola di turismo, soprattutto quello di mare. Eppure da qualche ora nelle coste di questa terra, finita per via delle capriole della geologia in mezzo all’antico Mare Nostrum, ci si prepara alla guerra, o meglio ai “giochi di guerra”, quelli più violenti e invasivi.

Esibizione di Guerra

Siamo alle prove generali, all’esibizione meno edificante delle potenze di fuoco, di armamenti di ultima generazione, come se questo fosse il momento di esibire muscoli e provocare le follie altrui, come se non bastassero quelle già in essere. La Sardegna oggi più che mai colonia e baricentro militare dell’Italia e della Nato. Un bersaglio internazionalmente additato come teatro di guerra, con le truppe belliche più invasive che hanno scelto l’Isola per simulare gli scenari più nefasti, ed esercitarsi a contrastarli.

La domanda, però, sorge spontanea: perché schierare decine e decine di navi da guerra davanti al Poetto e non davanti alla Laguna di Venezia? Perché davanti alle vestigia di Nora piuttosto che a quelle di Pompei? Per quale motivo frontalmente alle dune di Porto Pino anziché alle spiagge della riviera romagnola? Così, però, è deciso, dall’alto, dal Ministero della Difesa e dai vertici militari che da sempre scambiano la Sardegna come teatro di guerre simulate, come se questa fosse una terra di nessuno.

Lo Stato Maggiore, quello delle armi più disparate, ha comunicato il 5 maggio scorso, attraverso il centro di coordinamento di “Marina Nord” di La Spezia, che la Sardegna deve essere “immediatamente” posta sotto assedio. Senza indugi. Con un’ordinanza “urgente” scatta la nuova operazione. L’ultima disposizione, quella appena pubblicata sull’ignoto sito della Capitaneria di Porto di Cagliari, non perde tempo e dispone con “decorrenza immediata” l’istituzione e contemporanea interdizione, con divieto assoluto per qualsiasi possibile attività, di ben 17 aree a mare per esercitazioni militari, molte delle quali, anzi, la maggior parte, proprio fuori dalle stesse aree vietate tutto l’anno, quelle dei tre poligoni di Quirra-San Lorenzo, Capo Frasca e Teulada.

L’ordinanza 76 del Comando della Capitaneria di Porto è firmata dall’uomo del Ministero della Difesa, il Capitano di Vascello Mario Valente, che sovraintende al mare di Sardegna. Tre pagine, fitte come non mai, di decine di coordinate geografiche, per individuare ben 16 zone a mare da vietare ad ogni genere di attività, a cui si deve aggiungere quella della Capitaneria di Oristano che, analogamente, ha interdetto l’area a mare davanti a Capo Frasca.

Non bastavano i 7.200 ettari del Poligono di Teulada, i 12.700 di Perdasdefogu e i 1.200 di Capo Frasca, da venerdì 13 maggio la più imponente esercitazione militare mai messa in campo nel mare di Sardegna e nei poligoni sardi si estenderà anche in aree che non hanno mai avuto niente a che fare con le servitù militari. E non sarà una passeggiata.

Mezza Sardegna, dunque, circondata con disposizioni perentorie, senza appello: “È necessario integrare le zone di mare oggetto di interdizione, in parte riportate nell’Ordinanza sopra citata, interessate dall’esercitazione per motivi di sicurezza della navigazione e salvaguardia della vita umana in mare nonché a tutela della pubblica incolumità”. Come dire, state alla larga, pericolo di morte.

Il divieto è articolato e non lascia via di scampo, in tutte quelle aree individuate nella mappa che pubblichiamo i divieti sono circostanziati: Nelle zone di mare identificate dai rispettivi punti, nei giorni e negli orari di seguito indicati per ciascuna zona, sono vietati il transito, la sosta, la navigazione, l’ancoraggio di ogni tipologia di unità navale, comprese quelle da diporto, nonché le immersioni, la balneazione, la pesca ed i mestieri affini. Divieti, dunque, scattati con decorrenza immediata, con quelli più ampi entrati in vigore nei giorni successivi.

Del resto c’è da far posto ad una vera e propria guerra in mare e non solo, con lo schieramento di ben 65 navi da guerra, distribuite in tutto questo scacchiere sardo con qualcuna distribuita nel Tirreno, nell’Adriatico e nel canale di Sicilia. Il concentramento, però, sarà tutto sulle coste sarde con un’interdizione che riguarda sia lo spazio a mare che conseguentemente quello aereo.

Il dispiegamento sarà imponente: oltre 4.000 uomini provenienti da 7 nazioni NATO a bordo di oltre 65 navi, sottomarini, aerei ed elicotteri, intorno allo scacchiere sardo. Ma non è finita: al largo della Sardegna è posizionata anche la Portaerei Cavour, appena collaudata per utilizzare i nuovi F35, pronti ad essere sperimentati in terra sarda in simbiosi con i caccia Eurofighter.

Tutto, dunque, è pronto per la grande parata di guerra. L’Isola dei Nuraghi è circondata, come non mai. Sempre più bersaglio e colonia militare di Stato.

Articolo di Mauro Pili

Rivisto da Conoscenzealconfine.it

Fonte: https://www.unionesarda.it/news-sardegna/blitz-militare-immediato-sardegna-circondata-sw98wxmz

GOVERNO VIRALE
Dalla Polis all'Ovile - Con un'Appendice dell'Avvocato Francesco Maimone
di Pier Paolo Dal Monte, Stefano Mantegazza (Il Pedante)

Governo Virale

Dalla Polis all'Ovile - Con un'Appendice dell'Avvocato Francesco Maimone

di Pier Paolo Dal Monte, Stefano Mantegazza (Il Pedante)

In questo libro gli autori approfondiscono, con la precisione e il rigore che li caratterizza, aspetti non trattati dai media e ci invitano a una riflessione e una presa di coscienza della situazione in atto che travalica il conformismo politico-scientista dominante e dominatore a cui si stanno sacrificando le esistenze di milioni di persone.

Estratti dal libro

Un organo non può vivere senza un organismo, non si può quindi curare il primo sopprimendo il secondo. All’atto pratico, strabilia la pretesa di evitare un rischio producendo una valanga di rischi incalcolabilmente peggiori, anche dello stesso tipo. Se la malattia che si teme oggi colpisce una parte della popolazione con esiti gravi in una parte dei casi, la devastazione antropologica con cui la si vorrebbe frenare colpisce tutti: nella salute psichica minata dal terrore, nella sussistenza, nell’accesso ai servizi e nello sfregio delle funzioni umane più elementari.
Dalla prima parte

In questo modo si verifica una vera e propria inversione di mezzi e fini: da una parte la sfera politica si è, come abbiamo detto, trasformata in tecnica, ovvero qualcosa che necessita di “esperti” per poter essere padroneggiata; dall’altra, il dogma scientifico, imposto politicamente, detta la linea al dominio politico. È un gioco di specchi e di ombre nel quale quest’ultimo decide cosa sia lecito definire “scienza” e quali possano essere gli «scienziati che possono rappresentarla ed essere, quindi, parte di questa novella e secolare “congregazione per la dottrina della fede”.
Dalla seconda parte

Nel dibattito pubblico di questi ultimi mesi, anche in quello che ha specificamente coinvolto i giuristi, si è dato per scontato che il diritto alla salute si sia visto riconosciuto un primato su tutti gli altri diritti costituzionali… Penso, invece, che occorra una maggiore prudenza… Evocando il lessico di un noto saggio schmittiano del 1960 la stessa Corte costituzionale ha affermato che “Tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. La tutela deve essere sempre “sistemica e non frazionata in una serie di norme non coordinate ed in potenziale conflitto tra loro” (sentenza n. 264 del 2012). Se così non fosse, si verificherebbe l’illimitata espansione di uno dei diritti, che diverrebbe “tiranno”.
Dall’appendice dell’avv. Francesco Maimone

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