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Autosabotaggio: perché siamo i nostri peggiori nemici (e come evitarlo)

Sai qual è definizione di autosabotaggio? No?! Eppure si direbbe che tu sia un esperto di “zappa sui piedi”! È tempo allora di conoscere meglio questa trappola mentale e liberarsene per sempre.

Jean-François Millet – Uomo con la zappa (1860)

Jean-François Millet – Uomo con la zappa (1860)

“Non faccio nulla contro me stesso, eppure sono il mio carnefice.” John Donne.

Per farti comprendere, voglio raccontarti una storiella, la storiella del topolino chiacchierone: Durante un’inondazione, uno scoiattolo, una lepre e un topolino chiacchierone si ritrovano disperatamente aggrappati ad un tronco d’albero, che viene trascinato con violenza dal fiume in piena.

Un cigno coraggioso, vedendo i tre animali in difficoltà, decide di aiutarli; ma può soccorrerne solo uno alla volta e le sue zampe palmate non gli permettono di afferrarli. Rivolgendosi allora allo scoiattolo gli chiede di aggrapparsi con la bocca alla sua zampa destra. Dopo averlo tratto in salvo, dà le stesse istruzioni anche alla lepre.

Infine, esausto e dolorante, il cigno torna dal topolino chiacchierone: “mi raccomando topolino, so che ami parlare, ma se vuoi sopravvivere, stringi forte la mia zampa con la bocca e prometto di salvarti“. “Lo farò” rispose il topolino e insieme lasciano il tronco ormai quasi completamente sommerso dai flutti implacabili.

I due animali volano verso la salvezza, ma a pochi metri dalla riva, il topolino chiacchierone non riesce a trattenersi e rivolgendosi al suo salvatore gli dice “vorrei atterrare nel…“ Senza finire la frase, il topolino precipita nel fiume in piena e scompare purtroppo in pochi istanti, inghiottito dalle acque tumultuose.

La prima volta che ho letto questa favoletta ho pensato tre cose:

  • Questa storiella fa veramente pena!
  • Il topolino più che chiacchierone a me sembra un po’ tonto.
  • Aspetta… siamo sicuri di essere così diversi dal topolino chiacchierone?!

Prova a pensarci. Spesso sappiamo esattamente cosa dobbiamo fare (e non fare) per raggiungere la salvezza, o semplicemente i nostri obiettivi, eppure non perdiamo occasione per sabotare il nostro stesso percorso, per darci la famosa zappa sui piedi. Perché?

Autosabotaggio: significato e cause

Autosabotaggio: un uomo seg il ramo su cui è seduto!

Autosabotaggio: un uomo seg il ramo su cui è seduto!

Possiamo definire l’autosabotaggio come l’insieme delle azioni che mettiamo in atto, più o meno consapevolmente, e che ostacolano il raggiungimento dei nostri obiettivi a lungo termine.

Le forme di autosabotaggio più comuni sono le seguenti:

  • Avere paura del fallimento.
  • Essere incapaci di dire: “No”.
  • Preoccuparsi continuamente.
  • Avere manie di perfezionismo.
  • Giudicare e criticare continuamente noi stessi e gli altri.
  • Frignare.
  • Paragonare costantemente la propria vita a quella altrui.
  • Procrastinare.

Ti ritrovi? Bene, immagino però che tu stia anche continuando a chiederti… perché diavolo lo facciamo?

L’autosabotaggio ha essenzialmente 5 cause:

  1. Preferiamo il “diavolo che conosciamo“. Ovvero, meglio avere a che fare con una situazione che conosciamo, anche se sgradevole, piuttosto che imbarcarsi in qualcosa di nuovo ed ignoto. Ecco, avere successo significa necessariamente cambiare, e al nostro cervello i cambiamenti non piacciono, perché ogni cambiamento, anche in positivo, richiede un dispendio di risorse mentali. In questo caso quindi, l’autosabotaggio è un meccanismo volto a mantenerci entro i confini rassicuranti della nostra zona di comfort.
  1. Vogliamo avere il controllo. Anche dando il 110% nessuno può garantirci il raggiungimento dei nostri obiettivi. Esiste sempre un aspetto di imprevedibilità. Al contrario, se sabotiamo il nostro percorso, possiamo essere certi di quello che sarà l’esito. Per quanto paradossale possa sembrare, il nostro bisogno di controllo ci porta a fare anche scelte tanto assurde.
  2. Abbiamo cattive abitudini. Non sempre sono necessari subdoli meccanismi mentali per spiegare le nostre strategie di autosabotaggio: a volte, prepariamo noi stessi il fallimento, solo perché abbiamo adottato tutta una serie di abitudini negative (dipendenza da social, fumo, dieta e sonno sregolati, etc.)
  3. Siamo annoiati. Come visto il nostro cervello odia i cambiamenti. Al contempo però ha bisogno, di tanto in tanto, di qualche “botta di vita”, insomma di qualcosa che lo stimoli e non lo faccia annoiare. Esistono molti modi costruttivi per stimolare la nostra mente, ma sai com’è, il lato oscuro è sempre più allettante. Ecco allora che siamo disposti a barattare la nostra felicità futura per un effimero momento di piacere.
  4. Pensiamo di non meritarcelo. Esistono numerosi studi che mettono in relazione l’autosabotaggio con la scarsa autostima. In definitiva ci prepariamo al fallimento perché siamo intimamente convinti di non meritarci successo e felicità.

Ora che abbiamo capito cos’è l’autosabotaggio, come si manifesta e quali sono le sue cause, che ne dici se ce ne liberiamo una volta e per tutte?!

“Pensa a cosa potresti realizzare se solo smettessi di metterti i bastoni tra le ruote.” Seth Godin.

Un metodo pratico in due fasi per combattere l’autosabotaggio

Autosabotaggio: bastoni tra le ruote.

Autosabotaggio: bastoni tra le ruote.

Francis Bacon una volta disse: “scientia potentia est“, ovvero “il sapere è potere“. Il primo passo per uscire dall’autosabotaggio consiste dunque nel conoscere a fondo il nostro nemico e analizzarlo al microscopio come farebbe uno scienziato nel suo laboratorio.

1. Indagine

Appena letto questo articolo, ritagliati del tempo per te stesso per svolgere una sorta di indagine scientifica. Presi infatti dallo sconforto del fallimento, spesso ci abbandoniamo alle lamentele, perdendo di lucidità, ma soprattutto perdendo l’occasione di capire davvero in che modo abbiamo sabotato noi stessi per l’ennesima volta.

Ecco allora come svolgere la tua indagine:

  • Quando viviamo un periodo “no”, tutto sembra andarci storto. In realtà i diversi ambiti della nostra vita sono strettamente legati tra loro e sappiamo benissimo che uno di questi è dominante. Qual è per te? In quale sfera della tua vita ti stai dando la zappa sui piedi? Soldi? Relazioni? Salute? Restringi il campo d’indagine.
  • Bene, ora che sappiamo dove rivolgere lo sguardo, dobbiamo identificare quale strategia di autosabotaggio stiamo adottando con maggiore frequenza. Fai pure riferimento a quelle identificate all’inizio dell’articolo: hai paura di fallire? Prendi troppi impegni e non dici mai di “No” a nessuno? Procrastini come se non ci fosse un domani?!
  • Infine dobbiamo analizzare le cause del nostro comportamento. Anche in questo caso scegli tra le cinque che ti ho mostrato ad inizio articolo.

Il risultato della tua indagine dovrà somigliare a qualcosa di questo tipo (è un semplice esempio): “Il mio problema principale sono i soldi. Ho in mente diversi progetti per migliorare la mia situazione finanziaria, ma continuo a procrastinare. Lo faccio perché pur odiando il mio attuale lavoro, per lo meno è un diavolo che conosco bene.“

Vediamo ora la seconda fase.

2. Se… allora…

In programmazione, il costrutto “Se… Allora…”, noto come selezione (o struttura condizionale), è uno degli strumenti più potenti a disposizione dei programmatori. Anche i software più evoluti, nascondono tra i meandri del proprio codice una qualche forma di “selezione”.

Ciò che ci interessa sapere, è che uno dei metodi più efficaci per evitare l’autosabotaggio, è sapere a priori come ci comporteremo nel momento in cui si dovesse verificare una di quelle classiche situazioni in cui amiamo darci la zappa sui piedi.

Ecco perché è importante innanzitutto fare la nostra indagine: ora che conosciamo il nemico, possiamo sconfiggerlo. In questa seconda fase infatti dovrai stabilire, nel dettaglio, quali comportamenti adotterai in sostituzione di quelli che hanno sabotato il tuo successo fino a questo momento.

Vediamo qualche esempio pratico:

  • Se… mi ritrovo a procrastinare i miei progetti perché ho paura di abbandonare il mio lavoro, allora… concentrerò i miei sforzi su attività che posso sviluppare in parallelo, senza rinunciare al mio attuale stipendio.
  • Se… dico sempre di sì a tutti perché sono insicuro, allora… imparerò a rimandare la mia decisione di 24 ore (“ok, ti faccio sapere entro domani”).
  • Se… ho manie di perfezionismo perché devo sempre avere il controllo su tutto, allora… imparerò ad applicare la Legge di Parkinson.

Conclusioni

Le combinazioni e gli esempi potrebbero essere infiniti, ma al termine di questo post vorrei che ricordassi solo questi tre punti chiave:

  • Esistono diverse forme di autosabotaggio. Identifica quella che metti in atto con maggiore frequenza.
  • Se ci diamo la zappa sui piedi lo facciamo per delle motivazioni che, per quanto assurde, rispondono a dei bisogni del nostro cervello. Se le comprendiamo, possiamo neutralizzarle.
  • Decidi a priori come interverrai ogni volta in cui stai per metterti i bastoni tra le ruote.

Mi auguro che quanto abbiamo visto oggi possa aiutarti finalmente a combattere ad armi pari il tuo peggior nemico: te stesso.

Fonte: http://www.efficacemente.com

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Tian Zhi contiene erbe che disostruiscono il flusso energetico nei meridiani sedando così il dolore.

Liberando i meridiani, risolve la stasi e tratta il dolore.

Traumi acuti o malattie reumatiche acute o croniche possono ostruire la libera circolazione dell'energia nei meridiani del corpo (vie energetiche presenti su tutta la superficie) determinando dolori osteo-muscolo-tendinei, gonfiori, arrossamenti, contratture, difficoltà nei movimenti.

Se il corpo è aggredito dall'umidità (Freddo-Umidità) il freddo umido penetra, si approfondisce e colpisce la circolazione del Qi (energia) bloccando il flusso nei meridiani, cosa che genera dolore. Ad essere debole è la Zheng Qi un' energia che comprende il sangue e l'energia che scorre sia in superficie (Wei qi) che nei meridiani.

L'umidità può entrare nei meridiani proprio perché c'è un vuoto di Zheng Qi e se c'è un vuoto questo può essere riempito da qualcosa (umidità patogena esterna che aggredisce il corpo).

Se il freddo arriva fino ai meridiani l'energia viene bloccata e non scorre. Si dice in questo caso che c'è un'ostruzione, c'è artrite. Il blocco, il ristagno, comportano come conseguenza, dolore. 

Tian Zhi - Avvertenze, controindicazioni e cautele

Modalità d'impiego

  1. Applicare un cerotto o affiancarne più d'uno sulla parte interessata dolente.
  2. Lasciare per il tempo necessario ad avvertire il beneficio comunque per un tempo non superiore a 24 ore in modo da consentire la permeazione delle sostanze aromatiche contenute negli ingredienti ed ottenerne i benefici risultati.
  3. L'operazione può essere ripetuta nel tempo, avendo l'avvertenza di attendere un'ora (o qualche ora) prima della nuova applicazione (per evitare arrossamenti cutanei nelle persone più predisposte).
  4. Dopo aver tolto il cerotto detergere la porzione di pelle interessata al trattamento con detergente neutro senza strofinare e sciacquare successivamente con abbondante acqua tamponando per asciugare. Il cerotto è monouso.

Cautele e controindicazioni

  1. Non fare sullo stesso punto due applicazioni successive senza intervallo di almeno un'ora.
  2. È anzi consigliabile attendere qualche ora tra l'applicazione di un cerotto e l'altro (per evitare arrossamenti cutanei nelle persone più predisposte I.
  3. In presenza di arrossamento cutaneo o prurito attendere la scomparsa di questi disturbi prima della nuova applicazione.
  4. Evitare l'esposizione ai raggi solari della parte interessata quando dopo che il cerotto è stato applicato e nelle ore successive.
  5. Non applicare il cerotto sulla cute irritata o lesa.
  6. Evitare il contatto con gli occhi.
  7. Evitare l'applicazione nei primi mesi di gravidanza.

Precauzioni

  • Come per molti prodotti a base di derivati vegetali, potrebbero proporsi manifestazione allergiche assolutamente soggettive o di interazione con altre sostanze. In caso di evidente intolleranza rimuovere subito il cerotto.
  • E' sempre consigliabile, a fini preventivi, tagliare una piccola porzione del cerotto ed applicarla sulla cute prima di utilizzare un cerotto intero.
  • Ciò al fine di testare e verificare eventuali (rare) manifestazioni allergiche. Un lieve arrossamento della parte è abbastanza comune. In tal caso togliere il cerotto e riapplicarlo solo al ritorno della normale colorazione della cute.

Avvertenze

  • Non utilizzare decorso il termine ultimo di conservazione. La data di scadenza si riferisce al prodotto in confezione integra e correttamente conservato.
  • Modalità di conservazione.
  • Conservare in luogo fresco. Dopo ogni apertura richiudere la busta con nastro adesivo o una graffetta al fine di conservare l'aromaticità e l'efficacia dei principi vegetali.

INCI: Achyrantes bidentata, Eucommia ulmoides, Phellodendron chinensis, Cinnamomum cassia, Cinnamomus cassia, Atractylodes macrocephala, Paeonia lactiflora, Ligusticum wallichii, Prunus persica, Angelica pubescens, Saposhnikovia divaricata, Mentha haplocalyx, Boswellia carterii (Olibanum), Commiphora mirrha (Myrrha), Eugenia caryophyllata, Alpinia officinarum

Confezione: 4 cerotti pronti all'uso.

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