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A proposito dei “Negazionisti”…

Dott. M. Martini

“Negazionisti”? Qualche precisazione…

COVID-19: LA VERITA' di Dott. Marcello Teti

Nessuno nega che vi siano stati i decessi (sia pure di poco scostati numericamente dai decessi per influenza (1), che infatti si vedrà, saranno drasticamente ridotti), mentre una vera anomalia statistica ci può essere stata nel Bergamasco. Non si nega questo, seppure siamo in presenza di “casi” registrati, come sappiamo, su diagnosi molto discutibili, basate clinicamente su sintomi di influenza e/o polmoniti atipiche e su un test erratico non validato (che infatti faceva risultare positivi anche animali, persino frutta e verdura, come è stato più volte dimostrato).

Ciò che sospettiamo, non senza basi oggettive, è che buona parte dei decessi (sovente soggetti anziani o pluripatologici) possa essere dovuto al protocollo di trattamento fornito da Cina/OMS come hanno infatti sostenuto il virologo Tarro e il prof. Pasquale Bacco, medico legale. La riprova si ha nel fatto che una volta introdotti anti-infiammatori e tolte le intubazioni, i decessi sono crollati e il quadro di malattia grave (anche grazie al supporto degli anti-infiammatori) si è attenuato tanto da permettere nella maggior parte dei casi di non dover ospedalizzare i malati. Altro punto a conferma.

Ciò che molti di noi contestano, o su cui si hanno forti riserve, è la questione dell’isolamento del virus, che comincia a far acqua da tutte le parti, confermando i sospetti originali. Solitamente ci possono volere mesi, se non anni, per individuare l’agente patogeno (specie se è un virus); in questo caso, e in fretta, sono state impiegate poche settimane.

Altrettanto rigore serve nel confermare che il microrganismo, una volta isolato correttamente, sia effettivamente implicato nella patogenesi di una malattia. Questo implica ad esempio che venga testato su animali e siano soddisfatti i postulati di Koch. Ad oggi nessuno studio è stato pubblicato su questo, riguardo al “Sars-Cov-2”, alias “nuovo coronavirus”, se non uno su topi, pubblicato a Maggio su Nature (Bao et alii) (3), fatto usando un mock virus (cioè un falso virus artificiale), studio che però presenta dei problemi, tanto che gli stessi autori cinesi ammettono esplicitamente che i loro riscontri non sono stati decisivi (cit. “non sono stati soddisfatti i postulati di Koch”). Nessuno però finora si pone il problema di rivedere quanto si sta facendo, che cioè probabilmente si sta guardando nella direzione sbagliata. Ma si insiste così, nella solita ostinazione di chi, come si suol dire, per salvare la teoria ammazza il paziente (in questo caso sarebbe successo anche letteralmente, forse).

Lo studio di isolamento fornito dalla Cina (Zhu et. alii) (2) è fallace: mostra particelle virali non isolate ma presenti in un reperto cellulare lisato che occupa il 90% della foto. Le dimensioni  inoltre delle asserite particelle virali variano, e non coincidono con quelle di un coronavirus (circa 120 nm). In pratica i cinesi hanno fotografato degli esosomi, verosimilmente. Peraltro anche gli spike virali che caratterizzano il corona non sono sempre visibili.
Tutti però a prendere per buoni i lavori di Zhu, senza troppo discutere, OMS oblige.

Vale qui ricordare che dopo l’avvenuto isolamento in Italia, ci fu la dichiarazione del Presidente dell’Ordine dei Biologi, D’Anna, il quale riferì trattarsi di un ceppo di Corona diverso da quello cinese. Seguì il silenzio e di lì a poco le sue dimissioni, poi ritirate. Il silenzio invece rimase. Non una smentita, ma il silenzio. Un giorno forse bisognerebbe capire meglio cosa sia accaduto.

Al momento altri lavori di isolamento, come quello del gruppo di Bao (ved. sopra) non hanno fornito fotografie al microscopio elettronico soddisfacenti (ad esempio la particella virale fotografata ha dimensioni doppie di quelle previste). Per una discussione più approfondita rimando al report dell’infettivologo dott. Fabio Franchi ‘Pandemia di COVID-19: analisi critica’ (4).

La mancanza di corretto isolamento non è di secondaria importanza perché fornirebbe:

1) la certezza/riproducibilità fisica del virus teorico (cioè della stringa genomica ricostruita al computer su frammenti di RNA, la cui esistenza è dunque ipotetica),

2) la sua applicabilità per il test di Koch,

3) l’unico possibile standard di riferimento per la validazione del test molecolare (PCR), di cui infatti non è stata fornita né la sensibilità né la selettività.

Questo spiega perché sin dall’inizio si sono avuti notevoli casi di falsi, sia positivi, sia negativi, rispetto alla clinica. Spiega, in parte, anche l’attuale ondata di positivi non più malati (“la patologia è clinicamente sparita”, come nelle dichiarazioni del dott. Zangrillo).

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La questione del non corretto isolamento del presunto “nuovo coronavirus” e la sua implicazione nella patologia riferita o spiegata con esso, è la principale osservazione che molti ricercatori contestano alla lettura comunemente seguita dalle autorità di mezzo mondo, ricercatori italiani come Fabio Franchi, il candidato al Nobel per la Medicina Stefano Scoglio, e stranieri come la dott.sa Maria José Martínez Albarracín.

Cosa può essere accaduto in Lombardia? In via del tutto ipotetica, (i fatti nella scienza sottoderminano sempre la teoria) si può ipotizzare che si sia sovrapposto il secondo picco influenzale ritardato a marzo, in presenza di una prima parte dell’inverno piuttosto calda, più delle polmoniti interstiziali, come quelle già note e verificatesi negli anni precedenti con una certa casistica (ricorderei l’ondata di decessi del 2017, con un aumento della mortalità di + 20 mila casi, in gran parte attribuiti ad influenza). Le polmoniti interstiziali o atipiche (ad eziologia non nota)  sono già state osservate nel territorio italiano e la loro sintomatologia, sommata a quella influenzale, copre in gran parte il caso clinico della cosiddetta malattia “covid” da coronavirus.

In pratica, se togliamo il supposto nuovo Corona, non confermato in modo certo, potremmo essere in presenza di una patologia non nuova ma già riscontrata, sia pure in forma più acuta (ad esempio quelle definite “temporanee”)? L’ipotesi della sovrapposizione di polmoniti interstiziali in forma acuta + influenza comune in presenza di un test erratico, può spiegare la clinica. Applicando il rasoio di Ockham, la stessa esistenza di una patologia “covid” sarebbe dunque da riconsiderare.

Questa ipotesi spiegherebbe perché tutti i soggetti riscontrati positivi nell’emisfero boreale (Stati Uniti ed Europa principalmente) nel periodo estivo risultano sani (ondata di “asintomatici”): semplicemente si era in una fase in cui l’influenza è stagionalmente assente.

Molti dei soggetti che si presentavano agli ospedali durante il mese di marzo avevano sintomi influenzali, e nella condizione di emergenza, ed anche sotto una certa pressione, venivano tutti registrati come sospetti covid in base al regolamento ed ospedalizzati. Non si esclude che molti di essi possano aver contratto sovrainfezioni nosocomiali, aggravanti il quadro. “Sfortunatamente” la decisione del governo di far cremare i cadaveri, non ha permesso il riscontro microbiologico dei patogeni presenti. Questo fra l’altro toglie elementi che potrebbero permettere di controllare la teoria virale del covid. Va anche valutato se l’alto numero di vaccinazioni antinfluenzali (circa 185.000) somministrate nella provincia di Bergamo non possano aver contribuito, con il fenomeno del “potenziamento virale” all’aggravamento di quadri influenzali. Il che contribuirebbe a spiegare l’anomalia Bergamo.

Uno dei principali argomenti a favore di questa lettura è che nel periodo estivo, in assenza della stagione influenzale, statisticamente la patologia covid era diventata silente, mentre il numero dei soggetti positivi al test molecolare o anticorpale ma asintomatici cresceva.

Articolo del Dott. M. Martini – chimico farmaceutico

Riferimenti:

(1) https://drive.google.com/file/d/1LAlsV-rWDh1HiFKJCtByImLrxj2Xi9lZ/view

(2) Zou L et al. SARS-CoV-2 Viral Load in Upper Respiratory Specimens of Infected Patients. N Engl J Med.2020 Mar 19; 382(12): 1177-1179. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMc2001737

(3) 90 Bao, L. et al. The pathogenicity of SARS-CoV-2 in hACE2 transgenic mice. Nature https://doi.org/10.1038/s41586-020-2312-y (2020).

(4) https://drive.google.com/file/d/17GNf6HA9_EW8jtnDmiuwl0ngephhITCV/view?fbclid=IwAR0_tzC6D8Xru5h68qW9M-07fTO1NfGjdp9Q__ZNNgXYUaYBstKSWcgKAOA

Fonte: https://www.nexusedizioni.it/it/CT/a-proposito-dei-negazionisti-6041

LA FABBRICA DEI MALATI
Business, manipolazione e corruzione dietro al mercato delle industrie farmaceutiche
di Marcello Pamio

La Fabbrica dei Malati

Business, manipolazione e corruzione dietro al mercato delle industrie farmaceutiche

di Marcello Pamio

"La scienza medica è un'impresa industriale gestita e controllata da produttori
(medici, ospedali, laboratori farmaceutici) che incoraggiano la diffusione di procedimenti
d'avanguardia costosi e complicati, e riducono così il malato e i suoi familiari
allo stato di docili clienti".
Ivan Illich

"Il modello di business dell'industria farmaceutica è basato proprio sull'allargamento della sfera
delle malattie: il marketing creativo serve ad ampliare il bacino di clienti,
convincendo chi è probabilmente sano a ritenersi almeno moderatamente malato".
Allen Frances, medico psichiatra. 

La commercializzazione della malattia è l’arte raffinata di vendere malanni, un modo efficace per spacciare farmaci ed esami che portano a profitti enormi.

Tale commercializzazione richiede una regia ben precisa, degli attori principali, secondari e molte comparse. Le aziende farmaceutiche (registi e produttori) devono per forza di cose coinvolgere i medici (attori protagonisti) per prescrivere le ricette, devono coinvolgere i ricercatori (attori non protagonisti) che inventano veri e propri nuovi disturbi, i gruppi di pazienti e/o famigliari di malati (comparse) che richiedono a gran voce un supplemento di terapia, e infine i pazienti veri e propri che richiedono tali farmaci perché convinti di essere malati (spettatori incoscienti).

Lo scopo del presente lavoro è di svelare la trama e la sceneggiatura di questo documentario, visto e vissuto ogni anno da centinaia di milioni di persone… Soltanto se si conosce esattamente come lavora il Sistema si è in grado di difendersi.

Le persone prive di una corretta e completa informazione finiranno tutte, chi prima chi dopo, stritolate dalla macchina infernale del marketing farmaceutico. è solo questione di tempo.

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