Vivere… alternativo

di Marco Cedolin

L’ambizione d’intraprendere un percorso di vita alternativo, sembra contagiare un numero sempre maggiore di persone.

Casa sugli alberi nel bosco

Casa sugli alberi nel bosco

Che si tratti di una comunità di “ardimentosi equilibristi” che hanno scelto di vivere in case sospese fra gli alberi, come accade in Piemonte ed in molti paesi del nord Europa, oppure di semplici ecovillaggi all’interno dei quali sperimentare un’esperienza comunitaria a contatto con la natura, l’ambizione d’intraprendere un percorso di vita alternativo sembra contagiare un sempre maggior numero di persone.

Da un lato la recessione economica e la conseguente progressiva incapacità di costituire un reddito necessario al sostentamento proprio e della famiglia, dall’altro le condizioni sempre più disumane in cui versano le grandi città, soffocate dall’inquinamento e dalla delinquenza, con un tessuto sociale profondamente marcescente, non possono che indurre alla ricerca di una valida alternativa al di fuori delle città.

Ciò nonostante, la maggior parte delle persone sembrano refrattarie (o semplicemente non sono mature) ad una vita comunitaria all’interno di un ecovillaggio, dove spesso gli spazi sono condivisi e le scelte di vita possono apparire troppo radicali.
 Facendo sì che molto spesso il desiderio o la necessità di “cambiare modo di vivere”, non trovino un riscontro praticabile nel mondo reale o almeno non sembrino trovarlo.

Fortunatamente, in realtà, per “cambiare vita” non è indispensabile calarsi in una dimensione comunitaria, vivere sugli alberi o sperimentare case ecologiche di ultima generazione (pur trattandosi senza dubbio di esperienze edificanti), ma può essere sufficiente rompere le catene che ci vincolano ad un tessuto urbano… in via di putrefazione.

Troppo spesso restiamo vittima di un circolo vizioso, all’interno del quale ci vediamo costretti a “guadagnare” cifre elevate che ci consentano di continuare a realizzare il medesimo guadagno, per mantenere lo stesso livello di vita. Il tutto, fra affitti e mutui stratosferici, in un ambiente malsano, sottoponendoci a ritmi massacranti che ci privano del tempo che vorremmo dedicare ai nostri affetti ed ai nostri interessi e dovendo dipendere dal denaro per qualsiasi bene o servizio ci sia necessario.

È invece certamente possibile cambiare dimensione, abbandonare le città, ridurre radicalmente la propria dipendenza dal denaro, riscoprendo un rapporto simbiotico con la natura. Occorre molta decisione ed una certa dose di coraggio, per mettersi in gioco in dimensioni che ci sono sconosciute, per andare a vivere in campagna, montagna, in zone meno care, per sostituire la TV con un orto e prendere coscienza del fatto che non tutto deve essere necessariamente acquistato nelle corsie di un ipermercato.

Tuttavia, aprirsi ad orizzonti che ci sembravano impossibili, può essere più facile di quanto si sospettasse, e spesso si tratta dell’unico modo per ricominciare a vivere, o iniziare a farlo per la prima volta.

Articolo di Marco Cedolin

Fonte: ilcorrosivo.blogspot.it

VADO A VIVERE IN CAMPAGNA
Dieci regole per passare dal sogno alla realtà
di Roberta Ferraris

Vado a Vivere in Campagna

Dieci regole per passare dal sogno alla realtà

di Roberta Ferraris

Ci si può mantenere lavorando lontano dalle città? Un piccolo manuale pratico su coltivazioni e autoproduzione, e le storie di quelli che ce l'hanno fatta.

"La cascina dei nostri sogni la trovammo tra i prati dell'Alta Langa..." Dall'esperienza di chi ha lasciato Milano per la campagna, il racconto divertente degli errori da non ripetere e delle scelte che conducono al successo.

Una guida breve ma esaustiva: dai luoghi più interessanti dove cercare casa e cascina, alle domande più frequenti. Quanta terra serve per mantenere una famiglia? Contadini part time o a tempo pieno? E che cosa coltivare? L'orto. Il frutteto. Gli animali: meglio da reddito o... da compagnia? La burocrazia e le collaborazioni necessarie. E non dimenticate i figli!

"I  pareri sono discordi. C'è chi mi chiede: "Ma quando torni a vivere nella civiltà?". Molti invece mi tempestano di richieste: "Ma tu come hai fatto? Lo farei anch'io, non ne posso più di questo delirio, qui a Milano (Torino, Roma, Treviso ...)".

Vivo in campagna da molti anni, e ci sono arrivata un po' per scelta e un po' per caso, perché la vita è così. Ho fatto e ancora faccio vita agricola (da coltivatore diretto): ho allevato capre, imparato a fare il formaggio, coltivato ortaggi e piantato alberi da frutta. Ho imparato a potare e a usare la falce (mestiere difficilissimo). Tutto questo sempre continuando a fare un mestiere cittadino, seduta a una scrivania e davanti a un computer, grazie alle potenzialità della rete.

Ho scritto Vado a vivere in campagna. Dieci regole: dal sogno al progetto, pensando a tutti quelli che credono che il trasferimento in campagna sia una comoda passeggiata. Non è esattamente così, anche se è auspicabile che più persone, famiglie e comunità, tornino a presidiare i territori rurali della nostra penisola. Ritengo che bisogna re-inventare il rapporto tra comunità rurali e urbane, tra centro e periferia. un discorso complicato, su cui sociologi e urbanisti avranno molto da dire.

Il mio libretto, invece, è un vademecum semiserio, ricco di vita vissuta e di consigli pratici, e aiuterà -spero- a muovere i primi passi con qualche consapevolezza in più." Roberta Ferraris

 

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