Ferrero, le nocciole turche e il lavoro minorile: continua la polemica sulle accuse di sfruttamento, ma l’Italia ignora la notizia

di Paola Emilia Cicerone
Non si placa la polemica sull’impiego da parte di Ferrero di nocciole raccolte in Turchia – paese che fornisce circa il 70% della produzione mondiale – utilizzando manodopera infantile.
Ne avevamo già parlato a giugno scorso (Il Fatto Alimentare), quando l’associazione WeMove Europe ha lanciato una raccolta fondi per indagare sulla presenza di minori impiegati nei noccioleti turchi, come già segnalato da BBC e New York Times. “Grazie alle donazioni dei nostri sostenitori – spiega Giulio Carini, senior campaigner di WeMove Europeabbiamo avviato un’indagine, e i nostri sospetti sono stati confermati. Questa iniziativa è insolita per noi, in genere lavoriamo soprattutto per sensibilizzare le istituzioni europee su problemi sociali e ambientali. Ma visto che Ferrero è una grande azienda in forte espansione, ci sembrava importante attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo fenomeno, che riguarda anche altre materie prime come il cacao

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Diego Fusaro: chi è George Soros e cos’è la “Open Society Foundation”

di Claudio Messora
Chi è George Soros e cos’è la “Open Society Foundation”? Lo spiega ai lettori di Byoblu Diego Fusaro, filosofo e ricercatore.
“Dopo il 1989 il conflitto di classe si ridispone. Da una parte, i globalisti apolidi composti dai signori della finanza e del “big business”, che vorrebbe il mondo intero come un Open Space senza confini e senza diritti, dall’altra, la classe dominata: il vecchio proletariato e la vecchia borghesia, che una volta confliggevano, ma che ora sono accomunate dal fatto di essere precarizzate, non solo nelle condizioni lavorative ma anche nelle condizioni di vita, grazie alla distruzione della famiglia, dello Stato sovrano nazionale, passando per la scuola pubblica, per i sindacati, per la salute pubblica e così via…

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La bestia immonda che ha massacrato Allende e il suo popolo, è ancora viva e feconda… soprattutto in Europa

Salvador Allende

di Giorgio Cremaschi
Il Cile di Pinochet fu la cavia che servì a sperimentare le ricette e le dosi delle politiche liberiste, che poi dilagarono in tutto il mondo, e che oggi più che mai, confermano la loro natura intrinsecamente criminale.
A Santiago del Cile, l’11 settembre 1973 (notate la data!), con un colpo di Stato le forze armate guidate da Augusto Pinochet rovesciano il governo socialista di Salvador Allende, che muore durante l’assedio al palazzo presidenziale, dopo aver gridato attraverso Radio Magallanes le sue ultime parole: “Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!”.
Oggi è importante ricordare questa data per almeno due ragioni di fondo. La prima è che il Cile sotto la sanguinaria dittatura di Pinochet divenne la cavia della prima sperimentazione liberista del secondo dopoguerra. Camminando sopra le decine di migliaia di cadaveri di sostenitori del governo socialista democraticamente eletto, i “Chicago boys” di Milton Friedman, giunsero in Cile per gestire la politica economica del tiranno…

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TTIP: l’Europa si veste a stelle e strisce

TTIP: proteste in Germania

di Marco Cedolin
Fra le pieghe della parola TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), un acronimo impronunciabile sconosciuto alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, si nasconde molto più di un accordo commerciale volto a promuovere il libero scambio fra l’Europa e gli Stati Uniti.

Il TTIP potrebbe rivelarsi un pilastro fondamentale nella costruzione della globalizzazione mondialista, in grado di appiattire larga parte delle peculiarità proprie del “Vecchio Continente”, omologandole sulla falsariga degli standard statunitensi e di subordinare quello che…

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