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Genitori e figli: quando sono i toni ad essere sbagliati

di Stefania Partipilo
Sembra che il tono di voce sia uno strumento prezioso, in alcuni casi in grado di determinare gli esiti della comunicazione e relazione tra genitori e figli.
Modalità brusche di comunicare fra genitori e figli rischiano di compromettere i benefici che si potrebbero trarre da una sana comunicazione, finendo per intaccare la qualità della relazione stessa.
“Sarà pur vero ciò che dice, ma sono i toni ad essere sbagliati”. Quante volte abbiamo sentito dire questa frase? Quando ci si relaziona con persone che utilizzano un tono di voce brusco ed aggressivo, viene naturale la tendenza a soffermarsi sulle modalità utilizzate per comunicare, piuttosto che sul contenuto del discorso. Inoltre, questo ci porta a valutare negativamente la persona che ci sta parlando con fare direttivo. In particolare, quando queste situazioni si verificano fra genitori e figli, si rischia di compromettere i benefici che potrebbero trarsi da una sana comunicazione, finendo per intaccare la qualità della relazione stessa. A tal proposito, un recente studio ha voluto indagare come cambiano le risposte dei figli adolescenti alle richieste fatte dalle mamme, in base all’utilizzo di tono di voce diversi…

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È impossibile… non comunicare

di Laura Marzo 
È impossibile non comunicare. La comunicazione è parte integrante della vita di tutti i giorni e ci permette di relazionarci con gli altri, di esprimere le nostre emozioni e stati d’animo.
Tutto è comunicazione: ciò che diciamo, ciò che facciamo, ciò che siamo o che vogliamo dimostrare d’essere. Ogni parte del nostro corpo, oltre alle parole dette, comunica qualcosa.
In base al tipo di comunicazione, nel tempo, si sono sviluppati diversi studi: nello specifico la “cinesica”, scienza nata grazie al contributo dell’antropologo Ray L. Birdwhistell, che si occupa dello studio dei movimenti corporei; la “prossemica”, introdotta da Edward T. Hall, che studia l’utilizzo dello spazio e le distanze mantenute all’interno di una comunicazione; la “paralinguistica”, frutto dell’operato di G. Trager, che studia le particolarità e modulazioni della voce.
Oltre le parole “dette”, pertanto, è necessario analizzare la componente non verbale del linguaggio, per cercare di arrivare a cogliere quanto più in profondità le vere intenzioni, emozioni e pensieri del nostro interlocutore…

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Contatto fisico: ecco perché ne abbiamo bisogno

abbraccio

Il tatto ci dà un senso di connessione con le persone che ci circondano e con il nostro ambiente.
Gli esseri umani, usano i sensi della vista e dell’udito molto più del senso del tatto, ma allo stesso tempo essi hanno un reale e forte bisogno di contatto fisico. Il tatto ci dà un senso di connessione con le persone che ci circondano e con il nostro ambiente.
I bambini richiedono un costante, amorevole contatto fisico al fine di svilupparsi bene mentalmente e fisicamente. Privare un bambino di questo contatto può essere dannoso per la sua crescita. Lo Psicologo Harry Harlow ha condotto un esperimento su alcuni cuccioli di scimmia. Essi venivano privati del contatto con la madre e del suo nutrimento. I piccoli hanno sentito molto di più la mancanza del tocco materno, piuttosto che del nutrimento. Infatti, di fronte ad una scelta tra le due cose, hanno preferito il contatto con la madre…

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