Superficialità e conflittualità nell’era dei social network

di Fabrizio Marchi

Superficialità, degrado intelletuale e conflittualità nell’era dei social networks.

rabbioso social network

Riflettevo sul fatto che quanto più un post su facebook (o su qualsiasi altro social e in generale in rete) è breve, due o tre righe al massimo, tanto più è apprezzato, indipendentemente dal suo contenuto. La qual cosa è indicativa della condizione di inquietante superficialità, incapacità/non volontà di approfondire e quindi di degrado intellettuale in cui la maggior parte delle persone si trova oggi.

Del resto, tenere le masse in una condizione di ignoranza e superficialità è sempre stato l’obiettivo di tutti i sistemi dominanti che si sono succeduti nel corso della storia. Quello attuale è soltanto infinitamente più sofisticato rispetto ai precedenti, ma la sostanza non muta di una virgola.

Oggi vorrei invitare a riflettere su un altro aspetto, intimamente collegato a quello di cui sopra, che certamente tutti avranno già notato. E cioè il tasso di litigiosità e di rissosità presente sui social e su facebook in particolare.

Assisto con frequenza pressochè quasi quotidiana a gente che si azzuffa e si insulta invece di confrontarsi, magari anche aspramente, come è giusto che sia, ma civilmente, e comunque sempre nel merito di ciò che si sta discutendo. Una prassi deprimente che ovviamente impoverisce e il più delle volte uccide il dibattito per ovvie ragioni, che è del tutto superfluo spiegare.

Molti sostengono, con spirito di rassegnazione, che tutto ciò sia “normale”. Io non la vedo così. Ho svolto attività politica per lungo tempo e posso garantirvi che la discussione interna in un partito o in un’organizzazione raggiungeva, a volte, dei livelli di conflittualità parossistici. E tuttavia questa conflittualità, spesso esasperata, si accompagnava sempre ad un elevato livello di discussione e di tensione politica. Questo faceva sì che anche i diverbi e le polemiche personali, la competizione, l’invidia, il rancore, le piccole o grandi miserie individuali e chi più ne ha più ne metta (siamo tutti esseri umani…) si esprimessero all’interno di un contesto “alto” e, devo dire, molto più ricco dal punto di vista culturale e intellettuale e quindi anche umano.

I partiti di massa, checchè ne dicano i moderni rottamatori e i sostenitori dei partiti “leggeri” o “liquidi”, hanno rappresentato un momento di formazione e di crescita culturale, intellettuale e umana straordinaria per larghe masse popolari. Una vera e propria scuola di vita. E non a caso sono stati distrutti. L’esaurirsi della conflittualità sociale (per lo meno in questa fase storica) è andata di pari passo con la distruzione delle forme politiche, che quella conflittualità rappresentavano. Gli effetti di questo devastante processo sono sotto gli occhi di tutti, per lo meno di chi vuol vedere.

Social network e stupidità
In questo vuoto di “forme politiche”, i social network potrebbero rappresentare uno strumento utile, un‘occasione preziosa per dare modo a tutti quelli che non ne hanno la possibilità sui mezzi di comunicazione ufficiali, cioè a quasi tutti, di esprimersi, di confrontarsi e quindi di crescere, di arricchirsi reciprocamente. Tutto ciò diventa tanto più importante se pensiamo appunto che i media istituzionali, “pubblici” o privati che siano, e in primis le televisioni, perseguono scientemente l’obiettivo di passivizzare e di addormentare le menti e le coscienze (quelle che ancora non sono state spente…).

Per questo è ancor più desolante constatare, come una possibile opportunità che in fondo la tecnica stessa ci fornisce, venga gettata alle ortiche in un modo così stupido. Questo non significa che la rete sia libera e impermeabile al controllo mediatico-politico, però indubbiamente lascia degli spazi, né potrebbe essere altrimenti, per lo meno finchè esisteranno dei margini di libertà e agibilità democratica, sia pure con tutti i limiti che ben conosciamo. Io credo che questi spazi debbano essere “occupati” e utilizzati al meglio e in modo intelligente. Dispiace constatare che molti/e non riescano a cogliere questa opportunità, specie in un contesto che non ce ne offre moltissime.

Articolo di Fabrizio Marchi

Fonte: http://www.linterferenza.info/

DEMENZA DIGITALE
Come la nuova tecnologia ci rende stupidi
di Manfred Spitzer

Demenza Digitale

Come la nuova tecnologia ci rende stupidi

di Manfred Spitzer

Senza computer, smartphone e Internet oggi ci sentiamo perduti.

Questo vuol dire che l'uso massiccio delle tecnologie di consumo sta mandando il nostro cervello all'ammasso. E intanto la lobby delle società di software promuove e pubblicizza gli esiti straordinari delle ultime ricerche in base alle quali, grazie all'uso della tecnologia, i nostri figli saranno destinati a un radioso futuro ricco di successi.

Ma se questo nuovo mondo non fosse poi il migliore dei mondi possibili? Se gli interessi economici in gioco tendessero a sminuire, se non a occultare, i risultati di altre ricerche che vanno in direzione diametralmente opposta?

Sulla base di tali studi, che l'autore analizza in questo libro, è lecito lanciare un allarme generale: i media digitali in realtà rischiano di indebolire corpo e mente nostri e dei nostri figli. Se ci limitiamo a chattare, twittare, postare, navigare su Google... finiamo per parcheggiare il nostro cervello, ormai incapace di riflettere e concentrarsi.

L'uso sempre più intensivo del computer scoraggia lo studio e l'apprendimento e, viceversa, incoraggia i nostri ragazzi a restare per ore davanti ai giochi elettronici.

Per non parlare dei social che regalano surrogati tossici di amicizie vere, indebolendo la capacità di socializzare nella realtà e favorendo l'insorgere di forme depressive.

Manfred Spitzer mette politici, intellettuali, genitori, cittadini di fronte a questo scenario: è veramente quello che vogliamo per noi e per i nostri figli?

Non è troppo tardi per correggere la rotta, ma bisogna capire bene i pericoli che noi tutti corriamo e imparare a convivere con le nuove tecnologie facendone un uso ragionato e.. moderato.

Dalla quarta di copertina

Ci stiamo giocando il cervello!

Non siamo più capaci di raggiungere un luogo senza GPS, siamo terrorizzati all’idea di uscire senza cellulare… Bambini e ragazzi trascorrono davanti a un monitor più del doppio del tempo che passano a scuola e le conseguenze si vedono nell’incremento dei disturbi dell’apprendimento, dello stress, di patologie depressive, della predisposizione alla violenza.

Non è tardi per correggere la rotta, ma bisogna capire bene i pericoli che tutti noi corriamo e imparare a convivere con le nostre tecnologie facendone un uso ragionato e… moderato.

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Un commento

  1. Il computer può essere un’ottimo strumento di apprendimento e , quindi, di arricchimento intellettuale e spirituale e questo può avvenire solo se usiamo, con grande accortezza e prima di tutto, il nostro cervello!

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