Sarà l’acqua il business del futuro?

di Marco Cedolin

L’acqua costituisce dal 55 al 70% del nostro peso corporeo ed è risaputo come l’essere umano possa sopravvivere alcune settimane (fino ad un mese) senza mangiare, ma solamente pochi giorni senza assumere liquidi.

Privatizzazione dell'acqua - Acrlico su Tela - Simona Ponzù Donato - //blog.libero.it/Viveredarte

Privatizzazione dell’acqua – Acrlico su Tela – Simona Ponzù Donato – //blog.libero.it/Viveredarte

L’acqua non è indispensabile solamente per idratare il nostro organismo, ma serve anche per cucinare, per mantenere la nostra igiene, per coltivare la terra. Le riserve mondiali di acqua per abitante, in mezzo secolo fra il 1950 ed il 2000, si sono dimezzate, passando da 16.800 m³ a 7.300 m³ e sono ulteriormente calate del 40% negli anni successivi fino agli attuali 4800 m³…

Attualmente nel mondo, 1 miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile, mentre 2 miliardi di persone soffrono di carenze sanitarie a causa della scarsità e della cattiva qualità dell’acqua e secondo le stime più autorevoli, le persone private del diritto all’acqua sfioreranno i 3 miliardi nel 2025.

A causa della mancanza o della cattiva qualità dell’acqua, muoiono ogni giorno circa 10mila persone e ogni anno perdono la vita 200mila bambini.

Questi numeri in tutta la loro drammaticità, dimostrano in maniera inequivocabile come la disponibilità di acqua potabile, costituisca uno dei beni più preziosi per la sopravvivenza dell’essere umano. Le grandi corporation che gestiscono le vite di noi tutti, questa realtà l’hanno ben compresa da tempo, se è vero che già una quindicina di anni fa, la rivista americana “Fortune” definiva il settore dell’acqua come il più remunerativo e consigliato per praticare investimenti, preferendolo perfino a quello del petrolio.

Business dell'acqua - Simona Ponzù Donato - //blog.libero.it/Viveredarte

Business dell’acqua – Simona Ponzù Donato – //blog.libero.it/Viveredarte

La sostituzione del “bene” acqua con la “merce” acqua, sta proseguendo sempre più speditamente negli ultimi decenni. Ne sa qualcosa il governo argentino, costretto a pagare 21 milioni di euro di risarcimento alla multinazionale Impregilo, per averla danneggiata nella gestione privata del servizio idrico di Buenos Aires, e ne sanno qualcosa anche i cittadini di Aprilia, che nel 2005 dopo la privatizzazione del servizio idrico della loro città, da parte della multinazionale francese Veolia, sperimentarono incrementi dell’ordine del 300% delle loro bollette dell’acqua.

L’accesso all’acqua è un diritto troppo importante e fondamentale, per permettere che sia trasformato in merce e tradotto nel maggior business miliardario delle multinazionali, ed occorre prenderne coscienza fin da subito, prima che ci si ritrovi a doverlo acquistare (se si ha la disponibilità per farlo) sul mercato, un tanto al litro, come se si trattasse di fare il pieno ad una pompa di benzina.

Fonte: ilcorrosivo.blogspot.co.uk

SALVARE L'ACQUA
Contro la privatizzazione dell'acqua in Italia
di Emilio Molinari, Claudio Jampaglia

Salvare l'Acqua

Contro la privatizzazione dell'acqua in Italia

di Emilio Molinari, Claudio Jampaglia

Anche in Italia c'è un'emergenza che riguarda l'acqua, ormai al centro di precise strategie volte a privatizzarla. È un'emergenza che forse ancora non tocca la vita quotidiana, ma a macchia di leopardo in varie zone del paese si constata il lievitare delle tariffe idriche o addirittura si lamenta un'erogazione del servizio non sempre adeguata alle necessità vitali. La privatizzazione dell'acqua è ormai entrata nell'agenda politica, sia di regioni "rosse" come la Toscana sia delle strategie governative, come testimonia il recente "decreto Ronchi".

Contro questa situazione che vuole trarre profitto da una risorsa vitale, in Italia da molti anni si sono mobilitati movimenti e associazioni che, nati nel solco dell'ambientalismo, fanno politica dal basso grazie a un'auto-organizzazione in proprio che da tempo è sbarcata sulla scena nazionale. Nel luglio 2007, sotto la sigla "Forum italiano dei movimenti per l'acqua", hanno consegnato in Parlamento oltre quattrocentomila firme per una legge d'iniziativa popolare. Negli ultimi tre anni hanno continuato a incalzare le istituzioni sul territorio per inserire negli statuti comunali la definizione dell'acqua come bene comune. Ora l'ultima sfida si chiama referendum abrogativo, settecentomila firme da raccogliere entro l'estate 2010.

Le mobilitazioni popolari emerse in questi anni attraversano gli schieramenti politici consolidati: dalla Sicilia dove centinaia di amministratori locali si alleano per "salvare l'acqua" ai parroci del Sud che aprono le parrocchie ai movimenti, alla Pianura padana dove alleanze inedite di comuni leghisti e di centrosinistra combattono insieme le decisioni varate dal governo di centrodestra.

Gli autori hanno girato l'Italia in questi anni raccogliendo storie e interviste, spulciando i bilanci delle "aziende idriche", per infine scoprire che la "liberalizzazione dell'acqua" è solamente un grandissimo inganno che si tradurrà in un esborso ai danni dei cittadini.

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