Lettera aperta all’Umanità (16/11/2015)

di Marie Ribeill

lettera aperta all-umanita

Non è facile trovare le parole che diano pace, ordine e guarigione. Nella vita ci sono tragedie che rendono muti di dolore e di stupore… Tutti quanti abbiamo quella piccola breccia dove di soppiatto si insinua l’illusione della sicurezza e dell’indifferenza. Quando l’Uomo si crede al sicuro, vive rinchiuso nella sua bolla ed è sordo alle urla della gente in affanno attorno a lui. Ma quando arriva il dramma che fa scoppiare la bolla, all’improvviso l’uomo si sente vulnerabile, ed ecco che allora sembra diventare più lucido e attento. La bolla è scomparsa, l’ora della consapevolezza è suonata.

Quest’ultima settimana i miei compatrioti ed io stessa abbiamo vissuto uno shock che ci ha fatti uscire all’improvviso da un profondo letargo. Ma ogni giorno è così nel mondo. Una singola tragedia non deve velare la violenza che tutti i giorni regna in seno all’umanità. La barbarie non è cosa nuova. Esiste dai tempi del primo uomo ed ognuno l’ha vissuta più o meno direttamente nella sua esistenza. Non risparmia nessuno, e bussa qua e là alle porte dei destini e delle vite.

Noi umani non vediamo che i muri che delineano i nostri confini, come se quello che c’è fuori non fosse degno di esistere. E smaniosi di ordine e di illusione, ci piace catalogare ed etichettare gli altri; li stigmatizziamo, li umiliamo, li scherniamo, ma soprattutto, soprattutto non comprendiamo le loro differenze e non li accettiamo. Ecco che ancora una volta il caos ha soffiato sul fragile castello di carte… Forse, allora, è giunto il momento. Sì, è giunto il momento amici miei! Di lasciar crollare questi muri di pregiudizi, questi mattoni di odio e di violenza, questo filo spinato di indifferenza e questi massi di sofferenza che ci rinfacciamo!

L’odio non ha mai funzionato né ha mai offerto soluzioni valide ed efficaci!

Da tempo immemorabile l’Uomo si divide e si odia. Proveniamo tutti dal grembo di nostra madre, non c’è uno solo fra noi che sia più degno di vivere di un altro. Siamo arrivati su questo mondo con la stessa innocenza, la stessa vulnerabilità, la stessa sete di vivere e quella stessa ricerca di Pace. Ma poi, crescendo nelle verità erronee di queste bolle collettive, crescendo in queste prigioni comunitarie, poco a poco abbiamo sostituito l’istinto del cuore con quello dell’illusione e del profitto. Fin dall’infanzia la violenza e le sue regole ci si sono parate davanti, ci hanno modellati, educati, ed è a partire da queste lacune interiori che abbiamo basato la nostra normalità.

E noi abbiamo scordato…

Abbiamo scordato! L’Uomo non è più Uomo. E’ questo animale che dotato di spirito e di parola si crede più intelligente, ma si è scollegato dal suo istinto puro, quello di Amare. E’ questo essere che non si rende conto dell’occasione che ha di poter evolvere, non la afferra e le volta le spalle, tornando verso la collera sanguinaria che tuttavia ha sempre fallito: la guerra.La guerra è la Storia degli uomini. A loro ha preso tutto e ha rubato tutto. Non se ne ricava mai niente di bello, di buono e di glorioso. Eppure, l’essere umano continua ad aggrapparvisi e a credere in lei.

La guerra ci ha sempre e solo offerto montagne di cadaveri. Code infinite di vedove e di orfani, oceani di lacrime e di cuori spezzati. Rovine, zone distrutte ed una natura torturata. La guerra è la soluzione dei ‘deboli’ e di coloro che non Sanno. Il mondo è colmo di ignoranti, di persone che preferiscono seguire il richiamo della paura piuttosto che quello del loro cuore.

Ma allora, che posso fare io in mezzo a questa profusione di questioni militari, politiche e similari nelle quali non mi riconosco? Chi sono io in mezzo a questa folla anonima, che mi strattona con le sue grida di vendetta e di disperazione?

Io non sono nessuno. E purtroppo non ho alcuna soluzione da offrire. La mia vita conta poco, non è che un filo d’erba nella vastità del mondo. Anch’io sono arrabbiata e sto male per questa umanità che agonizza giorno dopo giorno. Anch’io tremo all’idea di lasciare ai miei figli un futuro di sofferenza. Ma non posso acclamare l’omicidio, non posso acclamare l’odio. Non sono così e non voglio essere un esempio ipocrita.

Perché un giorno non tentare?

Perché non tentare di fare il contrario rispetto a tutto ciò che fino ad oggi non ha funzionato?

Perché non brandire il nostro Amore e la nostra Luce, il nostro desiderio di condivisione, di tolleranza e di Vita?

Perché non perdonare i nostri errori e quelli degli altri?

Perché non porgere la mano ed afferrare quella che ci viene tesa?

Perché non esplorare le nostre ricchezze interiori invece di impoverirci invidiando quelle degli altri?

Perché cercare la Pace nella guerra, la Verità nella menzogna?

Perché scagliare la pietra invece che osare guardarci in volto?

Sta alla responsabilità di ognuno di riflettere, di ritrovarci sullo stesso Cammino. Quest’ultimo non è privo di ostacoli e di difficoltà, ma almeno insieme non dovremo superarli da soli.

Sono ben consapevole che il mondo di oggi è talmente ancorato nella violenza, nei dubbi e nella paura, che arrivati a questo punto è impossibile parlare di Pace senza pensare di muovere delle guerre… Malgrado tutto, vi prego… lasciatemi sperare! Lasciatemi credere! Lasciatemi scavare nei miei sogni! Lasciatemi considerare che libertà, umanità e pace sono ancora possibili!

So bene che molti dubitano e vorrebbero farmi dubitare… Ma vi prego, lasciatemi dirvi ancora ed ancora che tutto può cambiare un giorno… Lasciatemi seminare i semi della Gioia, dell’espansione e della bontà! E lasciatemi brillare! Perché ci vuole un po’ di Luce affinché l’umanità non si perda per sempre…

So bene che il mondo vive giorni cupi e che le tenebre non cessano di colpire. Ma lasciatemi brandire fino in fondo la mia Luce! Perché Lei non ha da rimproverarsi nessuna vittima ed il suo calore fa nascere ogni giorno dei miracoli…

Comprendo il vostro dolore, comprendo il vostro odio, comprendo le vittime e i carnefici, i manipolati e i manipolatori, comprendo chiunque su questo mondo, perché sono un’infima parte di lui. Ma capite che utilizzando l’odio, cristallizzerete ancora di più quelli che siamo. E’ con la vostra stessa ira che mano nella mano tessete insieme, vittime e carnefici, il sudario dell’umanità…

Voi non siete nemici, siete fratelli di rabbia!

Ed io, vi guardo…

Voi che mettete così tanta energia per radunarvi nella violenza, mentre guadagnereste così tanto ad Unirvi nell’Amore…

Marie Ribeill

Fonte: http://www.liberamente.co 

Sito web di Marie Ribeill: http://www.plume-zoom.com

LA FABBRICA DEL TERRORE MADE IN USA
Origini e obiettivi dell'11 settembre
di Webster Griffin Tarpley

La Fabbrica del Terrore Made in USA

Origini e obiettivi dell'11 settembre

di Webster Griffin Tarpley

Arrivato alla quarta edizione negli Stati Uniti, La Fabbrica del Terrore è un libro che compie un salto di qualità nelle indagini alternative sull'11/9 e sugli altri atti di terrorismo che hanno scosso il mondo negli ultimi anni: dopo le denunce delle molte incongruenze presenti nelle versioni ufficiali, Webster Tarpley offre una ricostruzione riccamente documentata sull'azione dei servizi segreti e dei loro mandanti nel perseguire interessi strategici ben precisi.

Leggere queste pagine significa affacciarsi su un incubo. Gli Stati Uniti sono in mano a un gruppo di pericolosi sovvertitori della pace mondiale. Né il "New York Times", né il "Washington Post" hanno recensito il libro. Si presume che non lo faranno nemmeno i grandi giornali italiani. Che, infatti, hanno tutti mentito sull'11 settembre.
Giulietto Chiesa, parlamentare europeo e giornalista

Con gran rammarico, concludo che questo libro di Tarpley è il più forte tra gli oltre 770 libri da me recensiti su Amazon, quasi tutti di saggistica. Devo concludere chel'11/9 è stato come minimo lasciato accadere come casus belli [...]. Questo libro è, senza dubbio, il principale testo di riferimento moderno sul terrorismo di Stato, e anche il testo dove si suggerisce nel modo più puntuale che gli elementi canaglia nel governo USA [...] sono i più colpevoli di terrorismo di Stato [...] È innegabile che il Governo USA ha voluto uccidere i suoi stessi cittadini e ha voluto costruire attacchi per mobilitare l'opinione pubblica.
Robert D. Steele, ex alto ufficiale della Marina USA e spia della CIA, da sempre repubblicano, imprenditore e teorico dell'Intelligence e docente alla Marine Corps University. È recensore n. 1 della non-fiction di Amazon.com

Tarpley ha creato un genere del tutto nuovo [...] paragonando le tecniche utilizzate dalle agenzie di Intelligence statunitensi nella creazione dell'11/9 e i metodi usati in passato dall'Intelligence USA. [...] Si continuerà a tornare su questo libro per sollevare nuove domande lungo questa linea d'indagine.
Thierry Meyssan, ex segretario nazionale dei radicali di sinistra francesi. Presidente del "Réseau Voltaire", autore dei bestseller L'Incredibile Menzogna e Il Pentagate

Webster Tarpley evidenzia lo strano comportamento di alcuni attentatori delle Torri gemelle... In questi anni quasi tutti abbiamo maturato l'impressione che la storia sia giunta a una repentina svolta o, come si sente spesso ripetere, che da allora il mondo non sia stato più lo stesso.

Un'analisi accurata potrebbe certamente dimostrare come questo sia solo in parte vero, e molte delle situazioni attuali trovino invece ragioni e radici nel ventennio precedente. Tuttavia, comunque la si pensi al proposito, è indubbio che a partire dall'11 settembre 2001 i governi e larga parte dei media occidentali hanno concorso a comunicare all'opinione pubblica l'idea che il mondo occidentale sia ormai sottoposto a una minaccia costante: quella del terrorismo internazionale e degli "stati canaglia" che lo sosterrebbero.

Eppure, al di là dei proclami sull'onnipresenza di Al-Qaeda e dei suoi affiliati, la stessa dinamica e i retroscena dell'11 settembre appaiono oggi tutt'altro che chiariti. In Europa e negli Stati Uniti numerosi saggi (per non parlare dei siti internet) hanno messo in dubbio la versione ufficiale dei fatti.

La fabbrica del terrore, poderosa opera di Webster Griffin Tarpley, non è l'ultimo della serie, in quanto era stato pubblicato già da tempo negli Usa, dove è arrivato alla quarta edizione. Viene ora tradotto in italiano con alcuni adattamenti, dovuti alla necessità di aggiornare costantemente una vicenda che si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari.

Tarpley è un esperto del ruolo dei servizi segreti nelle trame politiche; in questa chiave si è occupato in passato anche del terrorismo italiano e in particolare della vicenda Moro. Per quanto riguarda gli States, si ricorda invece una sua monografia sulla famiglia Bush. Come è noto, le pubblicazioni che hanno proposto scenari alternativi a quelli ufficiali sull'11 settembre si sono soffermate sui numerosi aspetti della vicenda che non tornano: l'aereo "invisibile" che avrebbe colpito il Pentagono; la mancata intercettazione degli aerei dirottati; il crollo repentino delle Torri gemelle e dell'edificio 7 del World Trade Center; le personalità e le azioni dei presunti dirottatori nei mesi (se non negli anni) precedenti gli attentati, e così via. Griffin Tarpley prende in considerazione con accuratezza l'insieme del dibattito, affrontando tutti i capitoli oscuri.

La parte più interessante è quella che riguarda i terroristi: alcuni fra loro (in particolare l'egiziano Mohammed Atta e il libanese Ziad Jarrah) sembrano aver avuto dei "doppi", ossia figure che con la medesima identità e aspetto simile vengono segnalati insistentemente in località diverse; per esempio sono negli Stati Uniti mentre i servizi segreti tedeschi li segnalano ad Amburgo.

Le loro capacità di piloti sono scarse, a detta di tutti gli istruttori. Numerosi attentatori, invece di comportarsi come membri di una cellula dormiente, si mettono in evidenza in molti modi: litigi pubblici, ubriachezza molesta, minacce; al punto che, a volte, ci si chiede se stiano davvero preparando un attentato oppure facciano in modo che, dopo, ci si ricordi di loro.

Alcuni si segnalano anche per le frequentazioni di prostitute, locali equivoci, sale da gioco di Las Vegas: comportamenti a dir poco insoliti per fanatici islamisti pronti al suicidio. Il lettore non esperto della questione scoprirà in queste pagine ragioni per sorprendersi; e quello già avvertito del dibattito vi troverà una rassegna puntuale di tutti gli elementi (e sono tanti) che non tornano e non sono stati spiegati.

L'autore non propone soltanto fatti, ma tende a mostrare quali potrebbero essere modalità e ragioni di un attentato che egli dichiara esplicitamente essere made in Usa. Da esperto delle trame imbastite dai servizi, cerca di rintracciarne il possibile ruolo nella vicenda: e non si ferma solo all'11 settembre, ma estende la sua analisi agli atti di terrorismo che hanno colpito fra 2004 e 2005 anche Madrid e Londra.

In entrambi gli episodi ci sono elementi che meriterebbero un chiarimento: per esempio, risulta da un'indagine del quotidiano spagnolo "El Mundo" che alcuni degli attentatori madrileni (molti fra i quali si suicidarono nei giorni successivi) non erano musulmani fondamentalisti e tanto meno una cellula dormiente affiliata ad Al-Qaeda, bensì noti pregiudicati, alcuni per reati di spaccio, almeno un paio dei quali informatori della polizia.

In sintesi Tarpley afferma che l'11 settembre ha rappresentato la presa di potere del gruppo neoconservatore, latore di interessi economici e strategici ben precisi (evidentemente quelli che hanno condotto alle guerre successive), che si configura come una sorta di golpe ai danni dello stesso governo americano.

Non è detto che, alla fine della lettura, ci si trovi d'accordo con ogni sua ipotesi: ma le sue affermazioni e, soprattutto, la mole di dati raccolti meritano la massima attenzione; a maggior ragione perché non si tratta della ricostruzione di vicende che si sono esaurite nella tragedia di sei anni or sono, ma di scenari che continuano ad avere un impatto devastante sul nostro presente e - ci sono fondate ragioni per temerlo - sul nostro futuro.

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